LA PIÚ GRANDE
ANTOLOGIA VIRTUALE
DELLA POESIA ITALIANA

Poeti contemporanei affermati, emergenti ed esordienti
Maristella Fideli

Maristella Fideli, nata a Milano il 4 marzo 1961.
Laureata in Economia Aziendale presso l'Università L. Bocconi. Lavora in un Gruppo di importanza nazionale nell'ufficio assicurazioni.
Nel 1998 ha frequentato un Corso di scrittura creativa organizzato dal Comune.
Febbraio - Marzo 2002 ha frequentato un Corso di scrittura creativa con la Dott.ssa Cristina Pennavaja ("La Casa della Scrittura").
Febbraio - Marzo 2003 ha frequentato un Corso di scrittura creativa con la Dott.ssa Cristina Pennavaja ("La Casa della Scrittura").
Settembre 2003 - gennaio 2004 ha frequentato un Corso alla Libreria Feltrinelli.
Ha cominciato a scrivere a luglio 2001. La sua produzione comprende:
una raccolta di racconti per ragazzi dagli otto ai quattordici anni che ha intitolato "La Verità delle Fiabe":
"La Bellezza e la Bontà" ha vinto nel 2002 il 2° premio del concorso "Una Campana per la Pace", è stata segnalata per creatività e linguistica dalla giuria del concorso "Un Prato di Fiabe" ed è stata pubblicata;
"Il Drago" è stata segnalata dalla giuria del concorso "La Montagna" nel 2005.
Sempre nel 2002, con altre dieci è arrivata finalista al Concorso J. Prèvert.
Alcune poesie per i più piccoli: "Ode al mio gatto", Bocca di leone", "Il micetto", "piccola poesia", "golosità", "la fata", "la sirena", "la panna montata", "la befana", "la farfalla".
I racconti: "Racconto Natalizio", "Pensando ad un'amica", "Abitudine", "Mi guardo allo specchio", "Normalità", "Il Fantasma di Daisy", "Il Segretarie", "Pioggia", "Storia di un'anima in pena", "Vacanze", "Sono un bel tipo".
 

Merendine, che passione!
 
Lanonna Berta offrì ai bambini una crostata di amarene, ancora tiepida, squisita, con la pasta morbida e i frutti irrorati di marmellata.
Cominciò a raccontare…
C'era una volta un bambino molto bello, dai grandi occhi chiari e con una nuvola di capelli castani. Il suo unico difetto era la golosità. Adorava in particolare i dolci e a scuola spendeva tutti i soldini della sua paga settimanale in merendine.
Un giorno la mamma si accorse che era diventato tondo come una palla; non aveva più vestiti da indossare perché erano tutti stretti ed era anche brutto perché gli occhi, sommersi dalla ciccia, erano diventati piccoli e poi, per colmo di sfortuna, gli erano caduti due denti da latte.
Insomma, un disastro.
Il povero bambino era sempre affaticato perché il solo camminare gli costava grande sforzo dovendo trascinare tutta quella ciccia. Aveva dovuto rinunciare a giocare a calcio perché era troppo lento in confronto ai suoi compagni.
I suoi genitori, un tempo orgogliosi, ora erano imbarazzati quando erano con lui e la gente si meravigliava di quel cambiamento.
La sua compagna di banco, una bambina bellissima dalle trecce color miele che lui adorava, voleva cambiare posto perché perchè era diventato talmente grasso che le lasciava poco spazio.
Insomma, un disastro.
La mamma lo portò da un dottore vecchissimo e noioso che gli fece un sacco di domande stupide come per esempio perché mangiava tutte quelle merendine.
Perché erano buone, ecco perché. Non aveva mai assaggiato per esempio quella al latte e al cioccolato sempre reclamizzata alla televisione? O quel piccolo rotolino di marzapane abbondantemente farcito di crema? Una volta posto un boccone sulla lingua, un sapore delizioso invadeva tutto - la bocca, la gola, la testa. Era come essere coccolati, lo stesso piacere.
Viene voglia anche a me, disse tristemente il dottore.
Annotò i nomi delle sue merendine preferite e fissò un altro appuntamento.
A casa la mamma gli preparava verdure e carne - niente pasta, pane e dolci che lui adorava. Non gli dava i soldi per le merendine e a scuola i compagni si erano stufati di prestargli le monete per acquistarle.
Comunque era dimagrito ed era tornato ad essere un bel bambino.
Aveva ripreso a giocare a calcio con i suoi compagni invece di starsene seduto tristemente in disparte a guardarli e la sua compagna di banco aveva detto alla maestra che voleva tornare accanto a lui.
Insomma, era contento.
Quando tornarono dal dottore, lui e la mamma rimasero sbalorditi: l'uomo vecchissimo non aveva più tante rughe sul viso ed era anche molto allegro; disse che doveva ringraziare il bambino per tutti i preziosi consigli che gli aveva dato; gli mostrò un sacco di merendine e gli disse che aveva ragione: come erano buone!
Era davvero un piacere sceglierle, comprarle e averne tante, di gusto diverso, per mangiarne una ogni giorno. Ma solo una perché troppe fanno ingrassare.
 

Serenità
 
 
La nonna Berta distribui' dei biscottini al burro e tazze di cioccolata bianca cosparsa di granelli di nocciola. E cominciò a raccontare:
"C'era una volta un uomo molto vecchio e cieco; viveva con un cane lupo, Tommy, che guidava i suoi passi quando usciva ma, per il resto, era piuttosto solo; infatti, era vedovo e il suo unico figlio lavorava in un'altra città e si vedevano quindi raramente. L'uomo aveva i capelli bianchi come la cioccolata che state mangiando e i suoi pallidi occhi senza sguardo erano sereni. Un giorno, come era sua abitudine, andò al parco a passeggiare con il cane; poi si sedette su una panchina, accese una sigaretta e accarezzò la testa di Tommy che gliela posò sulle ginocchia. Mentre si riposava ascoltando le voci dei passanti e godendosi l'aria frizzante, senti' che qualcuno si stava avvicinando; volse la testa nella direzione di quei passi leggeri e attese; ed ecco una vocina - era un bambino:
"Posso accarezzare il cane?"
"Certo."
"Come si chiama?"
"Tommy; e tu come ti chiami?"
"Oscar."
"Quanti anni hai?"
"Sette e mezzo."
"Che grande! Ma allora vai a scuola."
"Si'; sai, ti vedo sempre passeggiare con Tommy; anche a me piacerebbe tanto avere un cane e i miei hanno promesso che me lo regaleranno."
"Che bellezza! Cosi' Tommy avrà un compagno di giochi."
"E' vero che non ci vedi?"
"Sì."
"Deve essere brutto."
"Non molto, sai; custodisco nella mente tutta la bellezza che i miei occhi hanno potuto vedere mentre non ricordo le cose brutte; cosi' vivo in un mondo di luce che nessuna ombra ha mai toccato. Quando al mattino apro la finestra, mi affaccio su un cielo azzurro inondato dal sole e alla sera la chiudo su una notte piena di stelle; d'inverno, immagino la città innevata e ricordo quanto era bella; quando piove, mi godo il rumore della pioggia sui vetri, ripetitivo e rilassante, e immagino le vie e le case lavate e pulite. No, non vederci non è cosi' brutto e il mondo che ho dentro è bellissimo."
"Quasi ti invidio, deve essere bello avere la tua serenità."
"Perchè apprezzo la vita e tutto quello che mi ha dato: una moglie che mi ha reso felice - ho ancora nel cuore il suo sorriso; un figlio che amo moltissimo, un cane che è piu' di un amico. Vorrei solo avere dei nipotini e spero che il mio desiderio sarà esaudito."
"Mi piace parlare con te."
"Anche a me; sei un bambino simpatico e sensibile."
"Insegnami a essere sereno."
"Vuoi la chiave della serenità? Eccola: imparare a vedere la bellezza che ti circonda, saperla riconoscere nella natura, nelle persone che incontri, nelle cose che hai; altrimenti, sarai un insoddisfatto, un infelice e vivrai in un mondo buio: perchè, come dice il proverbio, per i ciechi non è mai giorno."

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Ins. 13-10-2005