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LA PIÚ GRANDE
ANTOLOGIA VIRTUALE
DELLA POESIA ITALIANA

Poeti contemporanei affermati, emergenti ed esordienti
Maria Rosaria Colazzo
Maria Rosaria Colazzo, è nata a Corigliano d'Otranto, paese in cui vive, il 1° ottobre 1970. Nel 1994 è stata segnalata e inserita nell'antologia del premio "Il Giro d'Italia delle poesie in cornice 1994" con l'opera "Cammina piano, nella sera, la gente". Nel 1999 la sua poesia "Innocenza" è stata inserita nell'antologia del "Premio Città di Orzinuovi". Per lei poesia è libertà, espressione dei propri sentimenti facendoli volare fuori dalle gabbie che spesso li imprigionano: chissà che non si possa contribuire a mutare qualche scena dello spettacolo che la vita ci offre, toccando con il proprio verso l'animo altrui.
 
Soffio d'amore
 
Annullare i pensieri
sprofondare nella pace
riuscire a penetrare
a piccoli passi
incerti
il misterioso progetto
d'amore
che sento
creato per me,
per il mondo.
Sedermi
sola
senza avvertire
il vento forte
che mi porta ora qua ora là
in questo spazio limitato.
Respirare, assorbire
tutto l'odore:
profumo del bello
di cui si compone il creato
e poi partire
piano
dal niente
per creare anche un piccolo soffio
d'amore
portando dentro
la certezza dell'Amore più grande.
Solo questo vorrei.
 
 
 
Cammina piano, nella sera, la gente
 
Cammina piano, nella sera, la gente
mentre il cielo avvolge le case
rendendole più belle.
La vita è lenta, velata
tacciono voci e suoni prepotenti del giorno.
La mente accoglie pensieri riposti
si liberano nel cuore sentimenti sopiti.
Si accende il dolore di passati persi
nel tepore delle case
si sciolgono in carezze infantili mani tenere.
La porpora della sera surreale e tacita
custodisce i segreti più profondi dell'anima.
Spenta
senza sorrisi da regalare
senza sguardi per indagare
con una grande apatia menzognera
protetta da passi leggeri
eppure affamata della stessa voglia di amicizia
dei medesimi sorrisi sinceri
come una piccola lacrima stanca
si perde per le strade
la gente
tra il silenzio di apparenti felicità.
Difficile è trovare parole tanto delicate
da sostituire intraducibili attimi
di un tempo senza fine.
Cammina piano, nella sera, la gente
mentre fragili onde di vento la sorprendono
sussurrando
di aprire dolcemente la vita ad una semplice
fraternità.
 
 
 
Innocenza
 
E mi scopro ancora bambina
in un piccolo gesto delle mani.
In uno sguardo rivedo la monella di ieri.
Vasti prati,
alberi giganti,
fiori variopinti,
ginocchia sbucciate,
tuffi sull'erba fresca di brina
e un'aria satura di urla di bimbi e piccoli capricci:
questo era il mio mondo.
Non andava oltre i binari della ferrovia
il mio mondo
e correvo a salutare il treno con la mano
se lo sentivo fischiare.
Felicità era correrti incontro
quando scendevi dal treno
e tornare a casa insieme senza parlare
in un silenzio ricco di parole.
Non dubitavo a quel tempo dell'amore,
non soffrivo ancora dell'incomprensione.
Le prime parole più belle che ho saputo imparare
erano quelle della poesia al mio papà
erano per te "lu beddhu miu"
come ti chiamavo allora.
E tutti a ridere per quella espressione birichina.
Vedessi com'è cambiato il mio mondo ora papà:
ha meno colori.
Il tempo sbiadisce piano l'innocenza dei bimbi.
Eppure io lo disegno ancora nel mio cuore quel mondo
come quando sfuggite agli sguardi
due mani di bimba
disegnarono sul muro di una cameretta
vasti prati,
alberi giganti
e un sole grande
con i colori a cera.
 
"lu beddhu miu": il bello mio
 
 
 
Trascendenza
 
È sempre una vaga voce
che mi chiama, mi agita
seduta in un angolo
di una vasta chiesa barocca.
Inseguendo i deboli palpiti della volontà
la mia mente si perde.
Confusa incontro un Dio crocifisso:
è quella dell'Amore deriso,
abbandonato, tradito
la sola compagnia che allora cerco,
quella di un Dio-vincitore
apparentemente sconfitto
l'unica intimità che con tenerezza desidero.
Un mondo antico
ricamato da un pavimento di minute tessere
rivela volti decisi
catturando il mio sguardo.
Imprigionano quelle figure nei loro tratti
anche la mia storia.
I secoli racchiudono in quei visi
di tempi lontani
tutte le fragili vicende umane
che li hanno conosciuti.
Respiro all'unisono con quelle storie
che si dipanano.
In un malinconico abbandono
le scopro dolcemente diventare vere.
Pur scalfita, scolorita,
forse persino sdrucita dai giorni
torno a sentire
con la musica sotterranea del cuore
di essere parte anch'io di quel mosaico
che trascende e comprende
ciò che comunemente chiamiamo vita.
 
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Inserito il 26 giugno 000