LA PIÚ GRANDE
ANTOLOGIA VIRTUALE
DELLA POESIA ITALIANA

Poeti contemporanei affermati, emergenti ed esordienti
Marcello Gagliani Caputo
Gagliani Caputo Marcello é nato a Palermo il 3 ottobre 1974, risiede a roma.
Laureando in lettere moderne con indirizzo discipline dello spettacolo. Ama scrivere racconti e poesie. Ha pubblicato alcune sue opere sul giornale universitario.
 

La porta della terrazza si aprì ed un uomo uscì fuori. Era alto e ben vestito. Sul naso sporgevano degli occhialini senza montatura e tra le mani due birre ghiacciate gocciolavano sul pavimento.

" Vieni qui, Franco. " Lo chiamò un altro uomo poco lontano. Era seduto su una sedia a rotelle e teneva lo sguardo fisso sulle splendenti stelle di quella calda notte d'estate. " Siediti accanto a me. Stasera sembra che il cielo sia tutto nostro. "
Franco sorrise e lo raggiunse. Aprì le due bottiglie e ne porse una all'amico.
" Eh, si. " Esclamò sedendosi. " Non ho mai visto una luna così bella. "
L'uomo paralizzato sorseggiò la birra ed annuì.
" Da un pò di tempo passo quasi tutte le notti qui fuori. " Disse. " In città non avevo mai avuto la possibilità di rendermi conto di quanto fosse splendido il cielo di notte. Mi fa stare meglio, anche se uno nelle mie condizioni difficilmente credo possa sentirsi veramente "meglio". "
Franco gli posò una mano sulla spalla e cercò di rincuorarlo.
" Era davvero tanto tempo che non passavamo più una serata insieme. " Aggiunse l'uomo sulla sedia a rotelle. " Se non sbaglio l'ultima volta che ci siamo visti è stato al tuo matrimonio. "
Franco annuì e sorrise.
" Sei stato davvero fortunato a sposare una donna come Valentina. " Disse ancora. " Sinceramente credevo che non foste fatti l'uno per l'altra. "
" Non nego che all'inizio anch'io ho creduto lo stesso. " Ribattè l'amico. " Poi invece mi sono accorto che più la conoscevo più sentivo che era la donna giusta per me. " Si bloccò e si accese una sigaretta. " Hai ragione, " con-cluse aspirando una boccata, " sono stato davvero fortunato. "
L'uomo sorrise e tornò a guardare il cielo stellato.
" A quando il primo figlio ? " Chiese poi.
Franco poggiò la sigaretta su un posacenere e si grattò la testa pensieroso.
" Spero presto. " Rispose con aria un pò sognante. " Lo spero davvero tanto. "
" Vorrebbe vederti. " Aggiunse poco dopo. " E' dispiaciuta di non esser mai potuta venire in ospedale. "
L'uomo chiuse gli occhi e poggiò la birra su un tavolino accanto a lui.
" Non voglio che mi veda in queste condizioni. " Disse.
" Luigi, non dire sciocchezze. " Esclamò l'amico. " Non c'è nessuna vergogna a camminare su una sedia a rotelle. E poi se non sbaglio i medici hanno detto che ci sono buone possibilità che tu riesca nuovamente a metterti in piedi. "
L'uomo scosse la testa e guardò ancora le stelle.
" Io ci credo poco. " Rispose. " Molto poco. "
Franco lo guardò dispiaciuto e poi si alzò. Riprese la sigaretta e cominciò a passeggiare nervosamente sulla terrazza.
" Non ho dormito per una settimana. " Disse poggiandosi sulla ringhiera della terrazza.
Luigi lo guardò e strinse forte il bracciolo della sedia.
" Non mi ero mai spaventato tanto. " Aggiunse Franco. " Quando tua sorella mi ha telefonato non volevo credere a quanto ti era successo. " Si voltò e si toccò nervosamente i capelli.
" Perchè diavolo lo hai fatto ? " Chiese poi con l'aria di chi non riesce a spiegarsi quanto
successo.
Luigi abbassò la testa e rimase in silenzio.
" Cristo, " riprese Franco, " ti rendi conto che se non fosse stato per la prontezza di quell'uomo a quest'ora saresti potuto essere morto ? "
L'amico non rispose e riprese a tormentare il bracciolo della sedia.
" E' stata una pazzia. " Concluse Franco voltandosi nuovamente verso il cielo stellato. " Non te lo perdonerò mai. " Si voltò e si accese un'altra sigaretta dopo aver gettato via la prima consumata solo per metà.
Per alcuni minuti nel terrazzo regnò il più assoluto silenzio. Un cane abbaiò in lontananza ed un treno fece sentire il suo fischio. I due amici rimasero lontani con lo sguardo fisso nel vuoto. Nessuno dei due guardò l'altro finchè Luigi ruppe il silenzio.
" Meritavo di morire. " Disse senza spostare lo sguardo.
Franco si voltò e lo guardò. Il viso dell'amico era rigato da delle lacrime e le mani si muove-vano nervose lungo i braccioli della sedia a rotelle.
" Preferivo morire che ridurmi come un vegetale. " Aggiunse.
Franco gettò via la sigaretta e gli si avvicinò.
" Nè per me nè per nessun altro cambierà qualcosa. " Disse. " Sarai sempre il mio più caro e vecchio amico. "
Luigi si asciugò le lacrime e lo guardò dritto negli occhi.
" Non è possibile. " Ribattè. " Non credo che dirai così quando saprai perchè ho tentato di finire sotto quello stramaledetto camion. "
Franco lo guardò e rimase perplesso.
" Cosa vuoi dire ? " Chiese.
Luigi finì la birra e si asciugò la bocca.
" Tutto è cominciato circa un mese fa. " Disse. " Una sera sono uscito con degli amici conosciuti l'anno scorso al mare. Siamo andati in un locale e farci una birra ed alla fine della serata mi sono ritrovato a casa mezzo ubriaco a sfogliare delle vecchie foto. Tra queste foto ne ho trovata una che pensavo di avere perso. " Si mise una mano nella tasca della camicia e tirò fuori una vecchia foto ingiallita dal tempo. " E' questa. " Disse porgendola all'amico.
Franco la prese e la guardò in silenzio.
" Avrà almeno vent'anni. " Disse ridandola all'amico. " La scattò mia madre il giorno del mio quindicesimo compleanno. "
" Guardala meglio. " Aggiunse Luigi.
Franco fissò la foto perplesso e poi alzò lo sguardo.
" Cosa c'è ? " Chiese.
" Hai visto chi c'è sullo sfondo, dietro di noi ? "
L'uomo guardò ancora la foto e la sua mano tremò leggermente.
" Oh Dio, " mormorò, " è Edy. "
" Quanti anni aveva in quella foto ? " Domandò Luigi.
Franco lo guardò e deglutì a vuoto.
" Otto. " Rispose. " Morì dopo poco meno di un mese. "
Luigi annuì e prese la foto. La conservò nuovamente nella tasca della camicia e guar-dò ancora una volta il cielo stellato.
" Da quella sera non ho più chiuso occhio. " Disse. " Ogni volta che tentavo di dormire quella foto mi si presentava davanti. "
" Cosa vuoi dire ? " Domandò Franco confuso.
Luigi abbassò la testa e prese ancora a tormentare i braccioli della sedia.
" Non è stato un incidente. " Disse poi.
Franco lo guardò e si toccò i capelli.
" Che cosa vuoi dire? "
" Che non è stato un incidente. " Rispose l'amico. " Tuo fratello non è caduto da quell'albero perché un ramo si è spezzato. "
" Che cazzo stai dicendo ? " Domandò Franco socchiudendo per un attimo gli occhi.
L'uomo alzò la testa e si asciugò le lacrime.
" Non è stato un incidente. " Ripetè distrutto dal rimorso. " Tuo fratello non è caduto da quell'albero accidentalmente. "
Franco lo guardò e si morse le labbra.
" Che cosa stai dicendo ? " Chiese confuso.
" Ti ricordi la notte di ferragosto di quell'estate ? " Gli chiese Luigi.
Franco annuì e gli fece cenno di andare avanti.
" I tuoi genitori ti costrinsero a rimanere a casa. "
" Avevo la febbre. " Lo corresse Franco.
Luigi annuì e continuò il racconto.
" Io invece andai ad un falò sulla spiaggia. " Riprese. " Non conoscevo quasi nessuno. Mi ricordo soltanto che c'erano alcuni ragazzi del club della vela. Passammo tutta la notte attorno al fuoco bevendo birra ed alla fine eravamo un pò tutti ubriachi. La mattina dopo, mentre tornavamo a casa, incontrammo tuo fratello. Era con il cane. Con Joy. Io non lo riconobbi e nessuno degli altri sapeva che era Edoardo. I ragazzi gli si avvicinarono e cominciarono a tirare delle pietre contro il cane. Cominciò tutto per scherzo, avevamo tutti bisogno di scaricare la sbornia in qualche maniera, ma quando lui prese ad urlare chiedendogli di smettere non so cosa sia preso a quei ragazzi. Lasciarono perdere il cane e tentarono di bloccare il bambino. Lui scoppiò a piangere e corse via verso il cimitero. " Si bloccò e si inumidì le labbra leggermente tremanti.
" Non riuscì nemmeno a fare cento metri. " Disse singhiozzando. " I ragazzi lo inseguirono e lo bloccarono contro un muro. Uno di loro lo prese per la maglietta e gli diede uno schiaffo. Il cane gli si avventò contro e lo morse sul polpaccio. Io ero indietro e vidi soltanto che un altro ragazzo, credo fosse Michele Rossi, si scagliò contro l'animale e con un calcio lo fece finire contro il muro. Edy cominciò ad urlare ed a dimenarsi. Chiamava il cane. Urlava il suo nome disperata-mente. Dio, mi sembra ancora di sentire la sua voce…Un altro ragazzo, lo stesso che gli aveva dato lo schiaffo, lo prese per i capelli e lo buttò per terra. Io non riuscivo a vederlo bene in faccia, ero coperto dagli altri ragazzi. "
La sua voce si bloccò un attimo e delle lacrime scesero dagli occhi.
" Mi resi subito conto che non stavano più scherzando. " Riprese singhiozzando. " Tentai di fermarli, ma non ci riuscii. Gli urlai che stava arrivando la polizia, che qualcuno ci aveva visto, ma era come se non mi sentissero. Continuarono a picchiare tuo fratello e quando finalmente lui riuscì a scappare si rifugiò su quell'albero. Loro raccolsero delle pietre e cominciarono a tirargliele addosso. "
Si bloccò ancora un attimo e si asciugò gli occhi bagnati.
" Dio Santo, " disse rabbioso, " io ho provato a farli smettere. Sentivo Edy piangere, lo sentivo chiamare aiuto, ma non ho potuto fare nulla. Nulla!! "
Smise di parlare e si coprì il viso con le mani.
" Non me lo perdonerò mai, " disse singhiozzando, " lui era lì su quell'albero ed io non ho potuto salvarlo…"
" Vai avanti. " Esclamò Franco. " Dimmi cosa è successo dopo. "
Luigi alzò la testa e fissò l'amico negli occhi.
" Tutto è successo in un attimo. " Riprese. " Uno dei ragazzi mi spostò via e prese una grossa pietra. Alzò la testa e la lanciò contro Edy. Dio mio, mi ri-cordo tutto come fosse successo ieri. Quella pietra che correva veloce in aria ed il momento in cui incocciava proprio contro la testa di quel povero bambino. Lo vidi barcollare per alcuni secondi che mi sembrarono anni e poi cadde giù. Cadde in silenzio. Non si sentì neppure il rumore del corpo contro il ter-reno. Rimase lì, inerme con le braccia aperte e la testa spaccata da quella pietra. I ragazzi indietreggiarono e dopo un attimo di confusione scapparono via. Rimasi solo io. Gli altri scavalcarono il recinto del cimitero e scomparvero velocemente. Io mi sono avvicinato e gli ho alzato la testa. I suoi occhi erano chiusi. Una scia di sangue gli usciva dalla nuca. Poco dopo vidi Joy sbucare da dietro una tomba. Trotterellò verso di me e si accucciò accanto al corpo di Edy. Mi guardò e cominciò a guaire. Dio Santo, non avevo mai visto un cane piangere in quel modo, sembrava avesse perfettamente capito cosa era successo. "
" Ed hai avuto il coraggio di lasciarlo lì morto? " Domandò Franco.
Luigi abbassò lo sguardo e tornò a stringere il manico della sedia a rotelle.
" Ho avuto paura. " Disse a bassa voce. " Non sapevo cosa fare, non avevo idea di cosa potesse succedermi se mi avessero trovato lì…così sono scappato. "
" Dio mio, " sussurrò Franco.
" Soltanto la mattina dopo mi sono reso davvero conto di ciò che avevamo fatto, " riprese Luigi, " avrei voluto dire tutto, avrei voluto dire tutto alla Polizia, ma soprattutto avrei voluto dire tutto a te, ma non ne ho avuto il coraggio. Ero troppo spaventato, pensavo che sarei finito in galera, che mi avrebbero sbattuto in chissà quale centro di riabilitazione. Così ho preferito tenermi tutto dentro sperando di cancellare al più presto quanto successo. "
Smise di parlare e giocherellò con la bottiglia vuota.
" Fino a pochi giorni fa credevo di avercela fatta a dimenticare, " aggiunse, " ma quando l'altra sera mi sono ritrovato quella foto tra le mani i ricordi sono tornati a galla e non ce l'ho fatta più a tenermi tutto dentro. Pensavo che suicidandomi avrei pagato il mio debito, che morendo avrei
avuto la giusta punizione per quanto fatto, ma il destino, Dio o come cazzo vuoi chiamarlo ha voluto che finissi su questa maledetta sedia. E forse è stato giusto così. Scusami se ti ho mentito per tutti questi anni. "
Franco mosse la bocca, ma non riuscì a dire una parola. Non sentiva più nulla, non riusciva a sentire il cuore battere, non sentiva più i muscoli del corpo, stentava a credere a quanto Luigi gli aveva appena raccontato. Quell'uomo che aveva davanti era sempre stato il suo migliore amico. Erano cresciuti insieme, avevano lavorato insieme, avevano abitato insieme. Fino a pochi minuti prima avrebbe dato un braccio per lui, adesso non riusciva nemmeno a capire cosa provava. Un miscuglio di rabbia, delusione, odio aveva riempito il suo animo. Quell'uomo per cui avrebbe dato qualsiasi cosa aveva ucciso suo fratello, il suo unico fratello, ma soprattutto glielo aveva tenuto nascosto per tanti e tanti anni, troppi.
" Mi dispiace. " Ripetè Luigi con un filo di voce. " Non so davvero come abbia potuto tenermi dentro questo segreto per tutti questi anni. "
" Non posso crederci. " Riuscì a sbiascicare con difficoltà Franco. " Non è possibile. "
" Tutto quello che ti ho raccontato è vero. " Ribattè l'amico. " Mi dispiace. Se vuoi uccidermi sono qui…"
Franco si coprì il viso con le mani e rimase in silenzio.
" Come hai potuto ? " Chiese poi. " Dovevi dirmelo. Dovevi dirlo almeno a me. Anche solo a me. "
" Non ce l'ho fatta. " Mormorò l'amico. " Molte volte sono stato sul punto di dirti tutto, ma non ce l'ho fatta. Mi dispiace. In questo momento non sai quanto vorrei che quel camion mi avesse schiacciato. "
" Dio mio. " Mormorò Franco allontanandosi. " Dio mio, non è possibile. "
Luigi lo seguì con lo sguardo e poi si strinse la testa avvilito.
" Hai idea di cosa abbiamo passato, io e la mia famiglia ? " Chiese Franco dandogli le spalle.
L'uomo annuì e scoppiò nuovamente a piangere.
" Mi dispiace. " Ripetè per l'ennesima volta. " Mi dispiace. "
Franco si voltò e lo guardò. Delle lacrime scivolarono lungo le sue guance ed una stella cadde proprio dietro le sue spalle.
" Ok. " Mormorò avvicinandosi. " Va tutto bene. "
Luigi alzò la testa e l'abbracciò.
" Meritavo di morire. " Disse singhiozzando. " Dovevo morire. Perché mi sono salvato, perché non sono finito sotto quel maledetto camion ?"
Franco lo strinse a sè e prese la foto dalla camicia dell'amico.
" Adesso potrai finalmente riposare in pace. " Mormorò piangendo.
Accartocciò la foto e la gettò dalla terrazza. La porta della terrazza si aprì ed un uomo uscì fuori. Era alto e ben vestito. Sul naso sporgevano degli occhialini senza montatura e tra le mani due birre ghiacciate gocciolavano sul pavimento.
" Vieni qui, Franco. " Lo chiamò un altro uomo poco lontano. Era seduto su una sedia a rotelle e teneva lo sguardo fisso sulle splendenti stelle di quella calda notte d'estate. " Siediti accanto a me. Stasera sembra che il cielo sia tutto nostro. "
Franco sorrise e lo raggiunse. Aprì le due bottiglie e ne porse una all'amico.
" Eh, si. " Esclamò sedendosi. " Non ho mai visto una luna così bella. "
L'uomo paralizzato sorseggiò la birra ed annuì.
" Da un pò di tempo passo quasi tutte le notti qui fuori. " Disse. " In città non avevo mai avuto la possibilità di rendermi conto di quanto fosse splendido il cielo di notte. Mi fa stare meglio, anche se uno nelle mie condizioni difficilmente credo possa sentirsi veramente "meglio". "
Franco gli posò una mano sulla spalla e cercò di rincuorarlo.
" Era davvero tanto tempo che non passavamo più una serata insieme. " Aggiunse l'uomo sulla sedia a rotelle. " Se non sbaglio l'ultima volta che ci siamo visti è stato al tuo matrimonio. "
Franco annuì e sorrise.
" Sei stato davvero fortunato a sposare una donna come Valentina. " Disse ancora. " Sinceramente credevo che non foste fatti l'uno per l'altra. "
" Non nego che all'inizio anch'io ho creduto lo stesso. " Ribattè l'amico. " Poi invece mi sono accorto che più la conoscevo più sentivo che era la donna giusta per me. " Si bloccò e si accese una sigaretta. " Hai ragione, " con-cluse aspirando una boccata, " sono stato davvero fortunato. "
L'uomo sorrise e tornò a guardare il cielo stellato.
" A quando il primo figlio ? " Chiese poi.
Franco poggiò la sigaretta su un posacenere e si grattò la testa pensieroso.
" Spero presto. " Rispose con aria un pò sognante. " Lo spero davvero tanto. "
" Vorrebbe vederti. " Aggiunse poco dopo. " E' dispiaciuta di non esser mai potuta venire in ospedale. "
L'uomo chiuse gli occhi e poggiò la birra su un tavolino accanto a lui.
" Non voglio che mi veda in queste condizioni. " Disse.
" Luigi, non dire sciocchezze. " Esclamò l'amico. " Non c'è nessuna vergogna a camminare su una sedia a rotelle. E poi se non sbaglio i medici hanno detto che ci sono buone possibilità che tu riesca nuovamente a metterti in piedi. "
L'uomo scosse la testa e guardò ancora le stelle.
" Io ci credo poco. " Rispose. " Molto poco. "
Franco lo guardò dispiaciuto e poi si alzò. Riprese la sigaretta e cominciò a passeggiare nervosamente sulla terrazza.
" Non ho dormito per una settimana. " Disse poggiandosi sulla ringhiera della terrazza.
Luigi lo guardò e strinse forte il bracciolo della sedia.
" Non mi ero mai spaventato tanto. " Aggiunse Franco. " Quando tua sorella mi ha telefonato non volevo credere a quanto ti era successo. " Si voltò e si toccò nervosamente i capelli.
" Perchè diavolo lo hai fatto ? " Chiese poi con l'aria di chi non riesce a spiegarsi quanto
successo.
Luigi abbassò la testa e rimase in silenzio.
" Cristo, " riprese Franco, " ti rendi conto che se non fosse stato per la prontezza di quell'uomo a quest'ora saresti potuto essere morto ? "
L'amico non rispose e riprese a tormentare il bracciolo della sedia.
" E' stata una pazzia. " Concluse Franco voltandosi nuovamente verso il cielo stellato. " Non te lo perdonerò mai. " Si voltò e si accese un'altra sigaretta dopo aver gettato via la prima consumata solo per metà.
Per alcuni minuti nel terrazzo regnò il più assoluto silenzio. Un cane abbaiò in lontananza ed un treno fece sentire il suo fischio. I due amici rimasero lontani con lo sguardo fisso nel vuoto. Nessuno dei due guardò l'altro finchè Luigi ruppe il silenzio.
" Meritavo di morire. " Disse senza spostare lo sguardo.
Franco si voltò e lo guardò. Il viso dell'amico era rigato da delle lacrime e le mani si muove-vano nervose lungo i braccioli della sedia a rotelle.
" Preferivo morire che ridurmi come un vegetale. " Aggiunse.
Franco gettò via la sigaretta e gli si avvicinò.
" Nè per me nè per nessun altro cambierà qualcosa. " Disse. " Sarai sempre il mio più caro e vecchio amico. "
Luigi si asciugò le lacrime e lo guardò dritto negli occhi.
" Non è possibile. " Ribattè. " Non credo che dirai così quando saprai perchè ho tentato di finire sotto quello stramaledetto camion. "
Franco lo guardò e rimase perplesso.
" Cosa vuoi dire ? " Chiese.
Luigi finì la birra e si asciugò la bocca.
" Tutto è cominciato circa un mese fa. " Disse. " Una sera sono uscito con degli amici conosciuti l'anno scorso al mare. Siamo andati in un locale e farci una birra ed alla fine della serata mi sono ritrovato a casa mezzo ubriaco a sfogliare delle vecchie foto. Tra queste foto ne ho trovata una che pensavo di avere perso. " Si mise una mano nella tasca della camicia e tirò fuori una vecchia foto ingiallita dal tempo. " E' questa. " Disse porgendola all'amico.
Franco la prese e la guardò in silenzio.
" Avrà almeno vent'anni. " Disse ridandola all'amico. " La scattò mia madre il giorno del mio quindicesimo compleanno. "
" Guardala meglio. " Aggiunse Luigi.
Franco fissò la foto perplesso e poi alzò lo sguardo.
" Cosa c'è ? " Chiese.
" Hai visto chi c'è sullo sfondo, dietro di noi ? "
L'uomo guardò ancora la foto e la sua mano tremò leggermente.
" Oh Dio, " mormorò, " è Edy. "
" Quanti anni aveva in quella foto ? " Domandò Luigi.
Franco lo guardò e deglutì a vuoto.
" Otto. " Rispose. " Morì dopo poco meno di un mese. "
Luigi annuì e prese la foto. La conservò nuovamente nella tasca della camicia e guar-dò ancora una volta il cielo stellato.
" Da quella sera non ho più chiuso occhio. " Disse. " Ogni volta che tentavo di dormire quella foto mi si presentava davanti. "
" Cosa vuoi dire ? " Domandò Franco confuso.
Luigi abbassò la testa e prese ancora a tormentare i braccioli della sedia.
" Non è stato un incidente. " Disse poi.
Franco lo guardò e si toccò i capelli.
" Che cosa vuoi dire? "
" Che non è stato un incidente. " Rispose l'amico. " Tuo fratello non è caduto da quell'albero perché un ramo si è spezzato. "
" Che cazzo stai dicendo ? " Domandò Franco socchiudendo per un attimo gli occhi.
L'uomo alzò la testa e si asciugò le lacrime.
" Non è stato un incidente. " Ripetè distrutto dal rimorso. " Tuo fratello non è caduto da quell'albero accidentalmente. "
Franco lo guardò e si morse le labbra.
" Che cosa stai dicendo ? " Chiese confuso.
" Ti ricordi la notte di ferragosto di quell'estate ? " Gli chiese Luigi.
Franco annuì e gli fece cenno di andare avanti.
" I tuoi genitori ti costrinsero a rimanere a casa. "
" Avevo la febbre. " Lo corresse Franco.
Luigi annuì e continuò il racconto.
" Io invece andai ad un falò sulla spiaggia. " Riprese. " Non conoscevo quasi nessuno. Mi ricordo soltanto che c'erano alcuni ragazzi del club della vela. Passammo tutta la notte attorno al fuoco bevendo birra ed alla fine eravamo un pò tutti ubriachi. La mattina dopo, mentre tornavamo a casa, incontrammo tuo fratello. Era con il cane. Con Joy. Io non lo riconobbi e nessuno degli altri sapeva che era Edoardo. I ragazzi gli si avvicinarono e cominciarono a tirare delle pietre contro il cane. Cominciò tutto per scherzo, avevamo tutti bisogno di scaricare la sbornia in qualche maniera, ma quando lui prese ad urlare chiedendogli di smettere non so cosa sia preso a quei ragazzi. Lasciarono perdere il cane e tentarono di bloccare il bambino. Lui scoppiò a piangere e corse via verso il cimitero. " Si bloccò e si inumidì le labbra leggermente tremanti.
" Non riuscì nemmeno a fare cento metri. " Disse singhiozzando. " I ragazzi lo inseguirono e lo bloccarono contro un muro. Uno di loro lo prese per la maglietta e gli diede uno schiaffo. Il cane gli si avventò contro e lo morse sul polpaccio. Io ero indietro e vidi soltanto che un altro ragazzo, credo fosse Michele Rossi, si scagliò contro l'animale e con un calcio lo fece finire contro il muro. Edy cominciò ad urlare ed a dimenarsi. Chiamava il cane. Urlava il suo nome disperata-mente. Dio, mi sembra ancora di sentire la sua voce…Un altro ragazzo, lo stesso che gli aveva dato lo schiaffo, lo prese per i capelli e lo buttò per terra. Io non riuscivo a vederlo bene in faccia, ero coperto dagli altri ragazzi. "
La sua voce si bloccò un attimo e delle lacrime scesero dagli occhi.
" Mi resi subito conto che non stavano più scherzando. " Riprese singhiozzando. " Tentai di fermarli, ma non ci riuscii. Gli urlai che stava arrivando la polizia, che qualcuno ci aveva visto, ma era come se non mi sentissero. Continuarono a picchiare tuo fratello e quando finalmente lui riuscì a scappare si rifugiò su quell'albero. Loro raccolsero delle pietre e cominciarono a tirargliele addosso. "
Si bloccò ancora un attimo e si asciugò gli occhi bagnati.
" Dio Santo, " disse rabbioso, " io ho provato a farli smettere. Sentivo Edy piangere, lo sentivo chiamare aiuto, ma non ho potuto fare nulla. Nulla!! "
Smise di parlare e si coprì il viso con le mani.
" Non me lo perdonerò mai, " disse singhiozzando, " lui era lì su quell'albero ed io non ho potuto salvarlo…"
" Vai avanti. " Esclamò Franco. " Dimmi cosa è successo dopo. "
Luigi alzò la testa e fissò l'amico negli occhi.
" Tutto è successo in un attimo. " Riprese. " Uno dei ragazzi mi spostò via e prese una grossa pietra. Alzò la testa e la lanciò contro Edy. Dio mio, mi ri-cordo tutto come fosse successo ieri. Quella pietra che correva veloce in aria ed il momento in cui incocciava proprio contro la testa di quel povero bambino. Lo vidi barcollare per alcuni secondi che mi sembrarono anni e poi cadde giù. Cadde in silenzio. Non si sentì neppure il rumore del corpo contro il ter-reno. Rimase lì, inerme con le braccia aperte e la testa spaccata da quella pietra. I ragazzi indietreggiarono e dopo un attimo di confusione scapparono via. Rimasi solo io. Gli altri scavalcarono il recinto del cimitero e scomparvero velocemente. Io mi sono avvicinato e gli ho alzato la testa. I suoi occhi erano chiusi. Una scia di sangue gli usciva dalla nuca. Poco dopo vidi Joy sbucare da dietro una tomba. Trotterellò verso di me e si accucciò accanto al corpo di Edy. Mi guardò e cominciò a guaire. Dio Santo, non avevo mai visto un cane piangere in quel modo, sembrava avesse perfettamente capito cosa era successo. "
" Ed hai avuto il coraggio di lasciarlo lì morto? " Domandò Franco.
Luigi abbassò lo sguardo e tornò a stringere il manico della sedia a rotelle.
" Ho avuto paura. " Disse a bassa voce. " Non sapevo cosa fare, non avevo idea di cosa potesse succedermi se mi avessero trovato lì…così sono scappato. "
" Dio mio, " sussurrò Franco.
" Soltanto la mattina dopo mi sono reso davvero conto di ciò che avevamo fatto, " riprese Luigi, " avrei voluto dire tutto, avrei voluto dire tutto alla Polizia, ma soprattutto avrei voluto dire tutto a te, ma non ne ho avuto il coraggio. Ero troppo spaventato, pensavo che sarei finito in galera, che mi avrebbero sbattuto in chissà quale centro di riabilitazione. Così ho preferito tenermi tutto dentro sperando di cancellare al più presto quanto successo. "
Smise di parlare e giocherellò con la bottiglia vuota.
" Fino a pochi giorni fa credevo di avercela fatta a dimenticare, " aggiunse, " ma quando l'altra sera mi sono ritrovato quella foto tra le mani i ricordi sono tornati a galla e non ce l'ho fatta più a tenermi tutto dentro. Pensavo che suicidandomi avrei pagato il mio debito, che morendo avrei
avuto la giusta punizione per quanto fatto, ma il destino, Dio o come cazzo vuoi chiamarlo ha voluto che finissi su questa maledetta sedia. E forse è stato giusto così. Scusami se ti ho mentito per tutti questi anni. "
Franco mosse la bocca, ma non riuscì a dire una parola. Non sentiva più nulla, non riusciva a sentire il cuore battere, non sentiva più i muscoli del corpo, stentava a credere a quanto Luigi gli aveva appena raccontato. Quell'uomo che aveva davanti era sempre stato il suo migliore amico. Erano cresciuti insieme, avevano lavorato insieme, avevano abitato insieme. Fino a pochi minuti prima avrebbe dato un braccio per lui, adesso non riusciva nemmeno a capire cosa provava. Un miscuglio di rabbia, delusione, odio aveva riempito il suo animo. Quell'uomo per cui avrebbe dato qualsiasi cosa aveva ucciso suo fratello, il suo unico fratello, ma soprattutto glielo aveva tenuto nascosto per tanti e tanti anni, troppi.
" Mi dispiace. " Ripetè Luigi con un filo di voce. " Non so davvero come abbia potuto tenermi dentro questo segreto per tutti questi anni. "
" Non posso crederci. " Riuscì a sbiascicare con difficoltà Franco. " Non è possibile. "
" Tutto quello che ti ho raccontato è vero. " Ribattè l'amico. " Mi dispiace. Se vuoi uccidermi sono qui…"
Franco si coprì il viso con le mani e rimase in silenzio.
" Come hai potuto ? " Chiese poi. " Dovevi dirmelo. Dovevi dirlo almeno a me. Anche solo a me. "
" Non ce l'ho fatta. " Mormorò l'amico. " Molte volte sono stato sul punto di dirti tutto, ma non ce l'ho fatta. Mi dispiace. In questo momento non sai quanto vorrei che quel camion mi avesse schiacciato. "
" Dio mio. " Mormorò Franco allontanandosi. " Dio mio, non è possibile. "
Luigi lo seguì con lo sguardo e poi si strinse la testa avvilito.
" Hai idea di cosa abbiamo passato, io e la mia famiglia ? " Chiese Franco dandogli le spalle.
L'uomo annuì e scoppiò nuovamente a piangere.
" Mi dispiace. " Ripetè per l'ennesima volta. " Mi dispiace. "
Franco si voltò e lo guardò. Delle lacrime scivolarono lungo le sue guance ed una stella cadde proprio dietro le sue spalle.
" Ok. " Mormorò avvicinandosi. " Va tutto bene. "
Luigi alzò la testa e l'abbracciò.
" Meritavo di morire. " Disse singhiozzando. " Dovevo morire. Perché mi sono salvato, perché non sono finito sotto quel maledetto camion ?"
Franco lo strinse a sè e prese la foto dalla camicia dell'amico.
" Adesso potrai finalmente riposare in pace. " Mormorò piangendo.
Accartocciò la foto e la gettò dalla terrazza.
 

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Inserito 16 marzo 1999