Autori contemporanei
affermati, emergenti ed esordienti
Marcella Dalla Valle
Ha pubblicato il libro

Marcella Dalla Valle - Ritratti in galleria
 
Collana Le schegge d'oro (i libri dei premi) 12x17 - pp. 52 - Euro 5, 16 - L. 10.000 - ISBN 88-8356-272-0
 
 
Questo libro è stato stampato con il contributo de IL CLUB degli autori in quanto l'autore è segnalato nel concorso "J. Prévert 2001"

Prefazione

Dopo aver letto ogni poesia di Marcella Dalla Valle ho chiuso gli occhi, per svanire, per catturare il silenzio, l'immobilità, l'atmosfera soffusa delle parole, per osare, per sentirmi anch'io come acqua che scorre nel suo lento fluire, liquido vitale che come prima goccia bagna la terra arsa.
Per immergermi nel suo vero fenomeno capitale: questo nulla senza tregua. In questa vertiginosa lucidità qualsiasi cosa diventa preferibile a questo stato di sospensione permanente, a questo ultimatum della mente a se stessa. Nel cammino per le strade deserte o immersi in una stanza scura si continua a pensare all'insolubile ed in questa condizione di spirito si possono scrivere poesie che rappresentano una liberazione dell'animo, una esplosione di fulminei spiragli vitali per allontanare la fine di ogni cosa. Questo travaglio interiore, che vede fuoriuscire i contenuti dell'anima e l'estrema tensione, può essere pericoloso perché tenere chiusa dentro di sé tale energia esplosiva può portare ad un crollo per il venir meno della capacità di dominare tale imperiosa ed infinitamente complessa esperienza umana.
L'eco dei rumori del mondo, i problemi e le complicazioni, le costrizioni entro ambiti definiti, i camuffamenti delle espressioni, non fanno altro che obbligarci a rispondere ad interrogativi: se siamo così soli nella vita perché il premio è il nulla, ci chiediamo se la solitudine di questa agonia non sia il simbolo stesso dell'esistenza umana. È possibile ritrovare una consolazione quando il fine ultimo è il nulla? Non esiste altro che il niente nel mondo?
È consequenziale che vi possono essere esperienze alle quali non si può sopravvivere, al termine delle quali più nulla potrebbe avere un senso.
Le quotidiane aspirazioni perdono ogni valore, ogni suggestione e se la vita continua è solo grazie alla scrittura, alla poesia che rendono meno grave la tensione sconfinata. La capacità di creare è forse una momentanea salvezza alla disperazione ed alla morte.
Quando si vivono gli stati d'animo fino al parossismo si può giungere in regioni pericolose nelle quali lo stesso vuoto interiore può inghiottire, portare a sprofondare dentro di sé, a cadere nel proprio caos. Le infinite profondità, le tensioni supreme, le sofferenze laceranti di un'anima sospesa nell'aere, solivaga nel suo deserto arroventato, nel suo furtivo dolore, sono il vissuto di un'anima che emette un tiepido respiro che ghiaccia l'eterno secondo.
Marcella Dalla Valle vaga nell'istrionico ovunque, in giornate uggiose, dispersa nel vortice che annulla destati desideri, tagliente come vetro, incessante come la goccia che scava la pietra. Le poesie non guariscono dagli inganni della felicità e dalle sofferenze dell'amore ma aiutano a guardare questa vita che annienta le illusioni e forse a sfuggire al naufragio, alla deriva esistenziale.
Una donna dispersa in un corpo deserto, in una errante sensazione, nel suo immaginario pericoloso, incapace di fermare e catturare il continuo e lento movimento, la vacua attesa. Una donna che prende per mano per andare incontro all'imbrunire della pianura portando con sé sentimenti cupi, ammuffiti dolori, angusti umori: la sue lacrime sono lasciate nel silenzio, i suoi piccoli dolori sono lampi nel nulla, il suo sguardo non vede alcuno mentre il giorno finisce ed il passare del tempo aiuta a nascondere i sospiri, il senso dell'eterna fine.
Il suo cuore sospira nella lirica "Autoritratto sotto la pioggia": Timidamente gaia vado senza freni / dove il cuore sospira, nell'invisibile pulsare / nel mare fluido e caldo / dove sono sepolti i sogni infranti. Questo continuo perdersi e ritrovarsi nella solitudine e sentirsi sempre la prima goccia che bagna la terra arsa: il silente sentire, l'incauto sentire, o come nella poesia "Brevità" sospeso tra i corvi neri il mio sentire conduce la poetessa a scrivere cauta come il tempo /affronto il mio nulla, l'esistenza, un sospiro lento nella stanza scura (immagine che ritorna sempre e capace di ghigliottinare anche l'ultimo addio che diventa una timida luce nel buio).
Credere in quello che si scrive è fondamentale perché è inevitabile assassinare le parole inutili e i debiti col passato per riuscire a dimenticare, o forse solo ad affievolire, l'eterno dolore.
Nel deserto, in silenzio, l'inerzia, il nero equoreo, la pura sospensione, la solitudine ingorda, la fragile realtà umana, il quotidiano gesto bugiardo coprono le verità così semplici e così confuse tra orgoglio e viltà.
Il sentimento puro è inchiodato nelle oscurità della coscienza, il senso del nulla invade l'anima e dal vuoto incolmabile che circonda la vita emergono pensieri tormentati, demolizioni di aspirazioni irrealizzabili.
Jean Paul Sartre ne "La nausea" esamina questo smarrimento dell'uomo in una realtà priva di solidità, di ordine, di significato univoco, questa indefinibile sensazione di inutilità fa sorgere l'angoscia che è consapevolezza del vuoto. L'esperienza psicologica si configura come nausea: da un lato scoperta del nulla e dell'assoluta gratuità dell'esistere e dall'altro lato ansia di superamento di questa condizione attraverso una valorizzazione dell'uomo capace di autodeterminarsi e di riscattarsi.
"Mi accontento di questa cura per sentirmi libera, quando liberi non si nasce e dalla nausea dell'esistenza a volte ci si vuole allontanare". Ecco finalmente la risposta di Marcella Dalla Valle, poetessa che mi piace immaginare impersonificata nella donna che mangia ciliegie carnose e succose ("Donna che mangia drupe rosse") come sospesa in una pace indisturbata: "L'atmosfera ingenua sostava/senza il respiro umano/senza l'intrepido movimento/solo la pura sospensione volava".
Il mio augurio è che la silloge di Marcella Dalla Valle trovi numerosi lettori per accrescere sempre più il valore di ogni attimo che fugge, per carpire la lacerazione della solitudine, per diffondere al momento opportuno l'ultimo respiro/ il passaggio ultimo/ prima della risalita.
 
Massimo Barile

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Inserito il 23 marzo2002