LA PIÚ GRANDE
ANTOLOGIA VIRTUALE
DELLA POESIA ITALIANA

Poeti contemporanei affermati, emergenti ed esordienti
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Luciano Piantini


"Sono nato il 17 febbraio 1963 a Figline Valdarno (Firenze). Sono celibe. Varie esperienze negative hanno segnato il mio cammino, tortuoso, verso un equilibrio più stabile...
Ho pubblicato alcune poesie nel libro «Il MASCHERINO» con la libreria Cartaverde di Terranuova B.ni (AR). Ho partecipato a vari concorsi di poesia, vincendo nel 1991 il primo premio a Letojanni (Sicilia). Ricevendo menzioni d'onore ad Andria, Cesena, Reggello (AR), arrivando in finale a Massa Carrara e a Rovigo, arrivando 12° a Castiglione di Sicilia, ricevendo attestato di merito a Grillando-Ovada (AL). Diverse poesie sono state pubblicate in antologie. Propongo una poesia estrememente intimista e simbolica, di indagine attenta sul mistero dell'uomo e del suo animo. Per motivi di salute ho interrotto gli studi in seconda Liceo scientifico, ma ho arricchito la mia cultura tramite lettura di romanzi e saggi e appassionandomi al cinema d'essai, ma anche ascoltando musica d'autore. Attualmente lavoro come portiere in una residenza per anziani. Ho svolto molti lavori, fra cui assistenza a non vedenti e ho svolto il servizio civile con la Caritas a Loppiano, Cittadella del Movimento dei Focolari, del quale sono stato membro dal 1980 al 1990."


Luciano Piantini nel mese di ottobre 2007 ha pubblicato on la Montedit il libro "Pesanti girandole" - Collana I gigli (poesia) - 14x20,5 - pp. 58 - Euro 6,00 - ISBN 978-88-6037-405-9


Clicca qui per leggere la prefazione e alcune poesie tratte dal libro "Pesanti girandole"


01 01 1991

 

DIALOGO

Ti aspettavo. Proprio nell'istante in cui ero per partire

Verso lidi oscuri, sei giunto... .mi hai tolto il cappello rosso

E dolcemente mi hai sussurrato parole d'amore.

Frutti, rose, cose più belle.

Ho talmente bisogno di Te che non riesco a piangere stavolta.

Mi hai bloccato. Mi hai reso statua.

Mi hai amato per primo. Insegni, Tu e te ne vai.

Sorridi e penetri nell'anima.

Quando sono solo e tremo, Tu giri intorno al tavolo dieci volte

E poi mandi un angelo...

Io provavo ad aggiustar, a trovar ori o laser...

Tu con un colpo secco, incidi sul legno, tagli un ramo...vibri.

Raggiri i comandi dell'io, inventi danze di cera,

rapisci i miei sogni, li raggeli in un'anfora vuota...

Ora sono con Te... perché Tu mi hai trovato....

Ora suono il violino perché Tu mi hai insegnato...

Ora cedo al Tuo sguardo... ora resto per terra e rivedo i colori,

li mescolo e imparo.

Verso sera la spada ferisce, il profumo rimane, le sassate alla porta

E un coriandolo nudo che scende...

Io versatile uomo, corpo inetto e sublime: io vetraio, io raggio.

Carpe diem, ora et labora: versi soli e mutanti...

Veri amanti, noi due.

C'è chi fugge e chi spinge; c'è chi vuole e chi sente;

c'è chi ode, chi non spazia, chi rovina, chi minaccia.

Per salire o cordame o aquilone.

Ma stasera ho perduto la pelle: so chi è a dirigere il gioco.

So chi spegne i motori, chi azzera la fila, chi pareggia il rigore...

E talora non saprei cosa fare...proverò, come ho fatto, a pregare...

E i ruscelli verranno, prima o dopo verranno.

Sole e miele, lino e fede. Capriole veraci....

Baci e baci alla Croce e al dolore....solo Amore, solo Amore.

 


 

14 04 1996

NEBBIA E LUCE

 

 

 

 

Immergimi nelle piaghe

Ancora

Con le porte e le ali

Per risucchiare gl'argini del vento

Pupilla

Scuoiata e lucida

Dalla rosicchiata porpora d'eclissi

Scendi verso l'enfasi

Così come l'acqua corre nei piedi poco gentile e mandria di lucertole

Assennate

Voi che tutto ingoiate

Datemi la vera cura

Il lieve, casto, enigma

Desiderio d'analisi

E come candela

 

Fretta a spegnersi

Per levigar torpore.....

 


 

I FOLLI

 

 

Anch'essi vivi

Lasciano il mondo,

gioiscono, tralasciando l'errore,

 

Pietre d'arsenico,

nuvole rasate,

passi di lontra

 

Li vedi annusare un comò,

pestare un fiore,

rubare l'altrui nefandezza

 

Tristi, nutrono gli specchi

Di parole

E assaggiano l'assolo di violino

 

Come angeli, partoriscono neve

E splendidamente riescono ad ingoiarla,

silenziosi s'acquattano nei nidi

di pavoni e mostrando ragni

passano dal vuoto e giallo ripostiglio

alla tremebonda saracinesca nera

 

Ossi non hanno ma conchiglie

A sorreggere la pelle,

a tratti tumefatta da collane inverosimili

 

La rabbia dura un attimo

Poi con fare da frate

Lo stagno diventa mare

Incoriandolato di pesci

Azzurri e bianchi!

 


 

 

 

04 09 1992

IL MIO SILENZIO

 

 

Cadrò nelle metropoli del sogno

Vedrò rubare i cieli nei sobborghi

E poi, vicino a un bel giocattolo,

mi sederò in silenzio con pazienza.

 

Adopero le vene delle braccia

Per colorare piano la mia faccia

Di paroloni eterni e sinfonie

Ma poi scopro che non son proprio mie!

 

La Luce, il mormorio di una cascata,

un piccolo carillon, nella mia amaca

e andirivieni spento di marmotte

è notte e vedo l'aldilà....

 

Se parlo per primo, uso le mie parole

Ma se io ascolto, tutto rilassato

Il ciclo del passato e il lutto del soldato

Adopero minuscole vocali

Dell'Eco della mia intimità

Sarà sole e germogli

Sarà tuffarsi in volo

Ma vedo che non sono e intanto rido già.

 

 


17 05 1998

GIORNO

 

 

I picchi allungano la morsa del tempo nei pilastri del giorno.

Suoni otturati dal falso movimento: catturati sono i momenti

Del giorno.....uguali a ieri, anche se non è vero,

ma io lo sento, sento il mio corpo oppresso dal giorno

e ritorno a letto, la notte, con filari di penzolii di tele

sulla fronte; tante minuziose ossa rotte e pulsanti di aghi

contro il timpano, giovane e distratto.

Ma l'occhio coglie il subdolo cammino di ore impacchettate

E ripiene di cemento; VENTO, QUI NON SOFFIA MAI,

sai che la luce cala e apre il testamento del sogno?

Uno sbadiglio di tosse, celato dai denti stanchi di sigarette,

mette la luna il sigillo finale al giorno andato,

nato e creato dal Dio senza tempo.

Ora ditemi: VOI PIANGETE SE NON SENTITE LO SCORRERE

DEL TEMPO MENTRE SCRIVETE?

 


 

16 04 2004

APRILE

 

 

D'argento i tuoi passi cangianti attimi di liberazione

Leggero, soave il riposar d'amaca e intanto una lumaca

Corre verso il niente!

 

Sente che ci vogliamo bene l'angelo nano

E stringe la mia mano cieca

Come un corpo di zanzara!

 

I suoni di un ripostiglio in ordine filtrano la luce

E cambiano i cuori delle folle

Folle il mese più crudele, come rasarsi forte!

 

Cupido ha messo l'ali, i suoi anni son pochi

E la ragnatela ubriaca prende dal cielo un solo istante

Quello d'oro!

 

Venticello stupido non hai paura delle foreste di ossa?

E il tuo Eco non trema se vede una rana agguantare l'acqua?

Prima di tutto Dio, poi anche le nostre amiche corde di violino.....

 

E' proprio vero che ci vogliono tre mesi accanto per fare festa

Tutto il giorno e la notte vegliare sulla tomba di un bimbo

Per ridestar purezza in bilico d'altezza, con le correnti d'aria

Che mutan la mia anima; l'acchiappano, la nutrono....

E tante farfalle gialle festeggiano compleanni d'amici veri

Seri o soldati di ventura, sicura è la falce di mio padre

Mentre suda e guarda il cielo con stupore!

 

Forse non sapete di quel giorno d'Aprile

Quando il vino si fece sangue e il latte, dente!

Io conosco le lingue di fuoco che sputano armi

Per rider di noi poi per dare del voi

Poi per misere costruzioni d'erba e il cuore è bello?

 

Lo sa soltanto quello che corre contro il vento

Mento per terra per sentirsi ancora vivi e giocare

E vociare ai gabbiani in un mare troppo stretto per me!

 

La disputa dell'anno con l'armatura nuova

È solo un chiodo languido venendoti a cercare

Amico, sorella e padre!

 

L'orto ride felice e ospita semi d'ogni genere

Potessi violare quel nesso tra essere e avere!

 

Infine, ma non basta mai

Aprile sei proprio testardo

Nel voler infilar l'ago al buio

Per ricucir memoria

D'un giorno senza fine.....!!!


 

 
29 06 2006

CURIOSARE NELL'IO

 

 

Dio amò

L'io perduto

Ossuto vincolo fra l'alba e i piedi scalzi

Valse la pena chiacchierare a lungo con gli angeli di oggi

Sembrati Dei un tempo

E reincarnati in parole sobrie e divine

Lì trovai un vicolo per remare controcorrente

Lì cercai un solco per amare veementemente

Dio amore mi cullò,Io lo presi in braccio

Lui mi accarezzò i riccioli, Io gli dissi che avevo paura

Lui mi cantò strofe divine, Io presi un coltello per pulire il pesce

Lui mi disse bravo, Io tornai nel bosco

Lui mi trattò male, Io piansi amaramente

Lui mi rincuorò, Io trovai un tesoro

Lui mi affascinò, Io gettai le reti

Lui mangiò i miei pesci, Io grattai il muro

Lui imbiancò la stanza, Io narrai le bestie

Lui mi disse bischero, Io trovai due bisce

Lui mise in terra un falco, Io camminai solo

Lui mi rincorse e gridò, Io violai le leggi

Lui mi perdonò, Io mangiai del pane

Lui mi diede acqua,Io gettai la spugna

Lui mi diede forza, Io ferii il nemico

Lui mi consolò, Io nuotai a lungo

Lui mi ristorò, Io passai dall'uscio

Lui chiuse la porta, Io non avevo cuore

Lui me ne diede uno, Io erravo troppo

Lui mi sollevò

Curiosando nell'io ho trovato un medicamento miracoloso e innato: LA FEDE!!!

 

 


 

ACETO NERO

Culleremo agapi serpeggianti

Invocando la pietra

Di ogni giorno

Se tuoni notturni

Resteranno in terra umida

Le bocche baceranno i dolori?

DEPRESSIONE

Fuori tutti giocano

Dentro il sole trema.

MARZO

Tenero è il caldo

Cesare non viene a cena,

voglio vedere

i colori sopra il muro,

tanta festa

al bagno turco...

esili polli bianchi

( Ho il tempo, sono spina ).

INNO AL FATO

Qualche formica del male

Ha spostato dal comò i capelli

Quelli che hanno innevato

Tristemente

La povertà dell'anima.

PERFEZIONE

Voglio chiamarTi

Ogni giro di foglia

Che cade

Ed esser per Te

Nel solo pezzetto di prato

Con ogni colore.

 

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Agg. 07-11-2007