Autori contemporanei
affermati, emergenti ed esordienti

Loriana Rinieri Tassinari
Con questo racconto si è classificato quinta al concorso Marguerite Yourcenar 2001 sez. narrativa
La stanza
 
Appoggio decisa la mano sulla maniglia della doppia porta, ma il tintinnio dei vetri mi blocca. Resto interdetta nel constatare la fragilità del mondo antico, oppure è timore di ciò che mi attende oltre la soglia? Forse la mia anima si è rifugiata qui. Forse.
Apro il battente e la penombra della stanzetta mi assale assieme a sogni, a speranze, a ricordi. Ricordi...
La mancanza di sole fa brillare per contrasto l'aura di ogni singolo oggetto. È una reggia, più ricca di Versailles, più sfavillante di Caserta, con più storia di Schoenbrunn. Eppure le pareti sono quelle di un banalissimo appartamento. Il letto è anonimo con la coperta di pizzo chiara che sfiora la graniglia lucida del pavimento. Dalla finestra s'intravede un'angusta striscia di cielo e palazzi, palazzi minacciosamente vicini, allineati su una strada affollata di gente frettolosa, gente stanca; non si scorgono alberi, fiori, è un panorama senza colore, senza vedute spettacolari per rinfrancare lo spirito sofferente.
Da anni non penetravo in questa tana, da lunghissimi anni avevo dimenticato persino la sua esistenza. La libreria trabocca di volumi, pile di libri accatastati a terra, sulle due sedie ed in bilico sugli angoli del tavolino che, al bisogno, si trasforma in scrivania o toletta. Profumi ricercati, astucci preziosi per il trucco, penne e matite contendono il posto ai poemi, alle foto di Paesi lontani, alle pubblicità di viaggi.
Una mensola è il regno disordinato di bambole dai delicati lineamenti, di ritratti e di scatole d'argento o legno intagliato. Alcuni gioielli indiani, un anello turco con le sue quattro fedi incastrate l'una nell'altra per formare un unico simbolo d'amore, un macinapepe libanese rievoca i fasti di una Beirut ormai perduta dalla guerra senza fine.
Di fianco alla porta uno specchio riflette i miei vent'anni, la freschezza di forme aggraziate e svelte avvolte in un bell'abito lungo a fiori rossi ed azzurri. È sorprendente quanto sento di appartenere a questo luogo, eppure non è la mia stanza, non ho mai dormito qui; ci trascorrevo poche ore di sabato o di domenica, quando la mia amica ed io avevamo voglia di dimenticare gli altri.
Ci si sedeva sui due puff marocchini in pelle rossa, con disegni d'oro, o sul tappeto iraniano, testimone della muta sofferenza di povere donne sfruttate e si lasciava la mente di vagare da una lirica ad una piramide, dalla guglia più alta di una montagna all'ultimo volteggio di una coppia di pattinatori, dal film in lingua straniera appena visto al battibecco pittoresco di due osti trasteverini che incendiavano l'aria con le loro espressioni colorite.
Pian piano si cominciava a dissertare sull'esistenza umana, sull'essenza della vita, sul nostro desiderio di cambiare il mondo. Il mondo sarebbe diventato migliore con la nostra generazione, sarebbe stato più vero, grazie a noi. Il futuro si annunciava radioso, il destino completamente diverso da quello dei nostri genitori. Diverso perché privo di costrizioni, di legami complicati, di quei doveri gravosi che, a furia di noia e di stanchezza, distruggono lo spirito più puro.
Ci si scopriva artiste, artiste di talento. Michelangelo, Petrarca, Caravaggio e Omero, Picasso, Mozart, Paganini e Verga... tutti nostri pari. La nostra arte? Né pittura né musica e neppure letteratura; la nostra arte era la vita.
Ci saremmo elevate ogni giorno di un gradino. In alto, sempre più in alto con la maturità, fino a vette eccelse di nobiltà e grandezza d'animo, superabili unicamente con l'abbandono del corpo, con la morte.
I grandi asceti sperimentano strade diverse per raggiungere l'agognata perfezione, ma conquistano lo stato di grazia a duro prezzo, con la solitudine, la meditazione, il digiuno, la preghiera e le privazioni. Tutti mezzi innaturali, pertanto sbagliati. Raggiungere la perfezione dello spirito in terra, pur vivendo fra la gente, questo sarebbe stato il nostro capolavoro.
Illusioni!
Chiudo gli occhi e stringo i pugni per scrollarmi di dosso la tristezza della sconfitta, ma prima di fuggire dalla stanza i miei occhi si posano nuovamente sullo specchio dove i miei cinquant'anni si riflettono con crudeltà.
Sono rientrata nella vita degli altri, nella mia bella casa, fra le persone che più amo, eppure sento un dolore profondo perché ho soffocato il miraggio di luce che guidava i miei pensieri. Ho annientato le ambizioni di perfezione e scordato di essere una persona che può imprimere la propria impronta nel tempo.
Adesso parlo al plurale, penso al plurale, agisco in funzione di qualcun altro, di piccoli bisogni quotidiani.
Non sono più l'artista. Ho ucciso il mio Io.
Ho voluto con tutte le mie forze e tutto il mio cuore questo Noi, l'ho creato giorno dopo giorno, ad ogni secondo scandito inesorabilmente dagli orologi digitali, ma il profumo degli incensi che bruciano mi riporta ostinatamente in quella stanza.
Mi nascondo in bagno dove tento di fermare il pianto, per non mostrare la mia tristezza, una tristezza che non posso spiegare. Sono esausta, vuota, inutile.
Una voce familiare, insistente. Dalla cucina un fastidioso odore di fritto, poi il profumo inconfondibile di gnocchetti. È una dichiarazione d'amore, non un semplice manicaretto d'inverno, una dichiarazione d'amore alla quale non so resistere. Mentre mi ricompongo immagino i suoi occhi dolci che mi accarezzano.
Ti amo!
Non hai mai varcato fisicamente la soglia di quella stanza; sei entrato nella mia vita solo più tardi, eppure ora spingi delicatamente il battente, entri e ti siedi sul tappeto, con la schiena contro il letto. Ti seguo e mi accoccolo vicino a te. Anche tu appartieni a questo mondo etereo. Insieme alimentiamo il fuoco dei sogni, sogni nascosti sotto una fitta coltre di impegni, di affetti e di convenzioni opprimenti.
Spezzetto il piccolo capolavoro dolce, lo sfrego nello zucchero e me lo metto in bocca dopo averti sorriso.
Erano solo illusioni?

 

Classifica Concorso Marguerite Yourcenar 2001 sezione narrativa
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inserito il 3 novembre 2001