LA PIÚ GRANDE
ANTOLOGIA VIRTUALE
DELLA POESIA ITALIANA

Poeti contemporanei affermati, emergenti ed esordienti
Lorena Giorgetti

La pecora e il lupo
 
(storia di un amore possibile)
 
 
Questa, è la storia di una pecora nata e cresciuta in gregge, dove regnava l'obbedienza, la sottomissione e l'umiltà.
Le pecore, si sa, non sono animali molto interessanti e spesso, passano inosservate, perché la vita le ha destinate a ben poco, e non conoscono altro che l'erba di cui si nutrono ogni giorno e la paura di perdere il gregge, fuori dal quale, per loro, sarebbe la fine. Ma questa storia, appartiene ad una pecora un po' speciale, che non si sentì mai pecora fino in fondo e non volle arrendersi all'idea di morire, senza aver conosciuto mai nulla fuori dal gregge. La vita per lei non poteva essere solo questo.
C'era un senso alla monotonia di quei giorni? Cosa dava valore alla vita di una pecora? Chinare ogni giorno il muso sopra un pezzo di prato senza conoscere nessun altro profumo e senza posare lo sguardo su nessuno altro orizzonte? No! Qualcos'altro doveve esserci!
E verso l'ignoto s'incamminò: con un po' di incoscienza e con tanta paura, perché in fondo era pur sempre una pecora!
Si lasciò il gregge alle spalle, stupita che fosse proprio lei a farlo, ma oramai non poteva più essere trattenuta: c'erano boschi fantastici, colori incredibili, suoni mai uditi e profumi nuovi nell'aria. Verso questo era diretta! La ribellione nata dentro di lei, la spinse lontano ed inaspettatamente si addentrò all'interno del bosco, con circospezione, ma estasiata dal senso di libertà che quella natura selvaggia, ma incantevole, le offriva.
Ed è proprio qui, tra il timore e la quiete, tra la sorpresa e l'incanto, che la pecorella incontrò un lupo, senza saperlo.
Sussultò per lo stupore, vedendolo comparire all'improvviso, ma non ne ebbe paura e non lo riconobbe come pericolo. La sua ingenuità forse la salvò. il lupo avrebbe potuto divorarla in un istante, ma non lo fece, perché la sorpresa della pecora, fu un po' anche la sua, ed allora attese, ma ricambiò il suo saluto.
La pecorella, notò i suoi occhi profondi e fieri. Il suo sguardo da ribelle, nascondeva un po' di tristezza, e lei se ne accorse. Gli si avvicinò e cominciò a parlargli. Parlò a lungo con lui e lo fece per giorni e giorni.
Il lupo non riusciva a capire come una pecora potesse avere una simile audacia nell'avvicinare un tipo come lui; nella sua vita aveva visto di tutto e spesso aveva cambiato opinione su tante cose, ma mai, si sarebbe immaginato un incontro del genere! Era una situazione nuova, a cui non era preparato. Si assillò la mente per giorni, ma poi, si quietò. Gli incontri furono più semplici, furono persino piacevoli. Talvolta ridevano e capitava di darsi qualche pacca sulla spalla. Passò del tempo. Furono i giorni più pieni e più intensi nella vita della pecorella.
Qualcosa ben presto però cambiò.
 
La pecorella si accorse che, al risveglio, il suo primo pensiero andava al lupo, e fremeva di impazienza fino a quando avveniva l'incontro, e la sera, era a lui che tornavano i ricordi, le sensazioni e le emozioni più profonde. Stava nascendo qualcosa di diverso nel cuore della pecorella, qualcosa che ben presto non riuscì più a contenere e che un giorno rivelò al lupo. Egli rimase sbalordito. La guardò incredulo e riuscì a dire: "Io sono un lupo. lo sai questo?" La pecora ricambiò l'intensità del suo sguardo e rispose: "Questo... ha importanza?" Beh, non aveva davvero importanza perché i due si amarono senza riserva, e fu qualcosa di bello, e fu qualcosa di autentico, e non ci fu più niente di così vero nella vita della pecorella.
 
Il lupo insegnò alla sua nuova compagna di viaggio, ogni sentiero di quel bellissimo bosco, le insegnò a destreggiarsi tra le insidie e gli imprevisti di ogni giorno, a difendersi dagli agguati a cui la pecorella, per sua natura, sembrava così facilmente esposta. A volte la rimproverava per la sua ingenuità, a volte ne rideva divertito e a volte fingeva di lasciarla sola per misurarne il coraggio.
Di coraggio, la pecorella, non ne aveva tanto ma sapeva che lui, era lì, non poteva desiderare veramente di abbandonarla in quel modo, perché lei, ora, sentiva di appartenergli, e a lei apparteneva il suo lupo, il suo odore, il suo calore, il suo temperamento fuggevole e passionale, la sua natura brillante ed imprevedibile, e l'amore per lui (e non il coraggio) le permetteva ogni volta di ritrovarlo, accolta dall'abbraccio più forte e amorevole che potesse desiderare.
 
La pecorella, qualche volta, si ritrovò a pensare al suo gregge e a chi aveva lasciato. La sua vita, quei giorni addietro, era sicuramente più facile. Poteva non farcela a volte: qualcuno ce l'avrebbe fatta per lei. Poteva essere triste e rimanere nel suo silenzio, ma se avesse voluto, avrebbe potuto chiedere conforto e veder tesa una mano. Le giornata non brillavano, ma talvolta, poteva rifugiarsi nella quiete delle piccole cose di sempre, dove l'abitudine e l'ordine regnavano sovrane. Ma ora era lì, accanto ad un lupo, a cui un giorno per caso, disse "Buongiorno" e ne rimase affascinata. La vita ora era precaria.
Niente era sicuro. Il suo futuro, la sua vita stessa, nemmeno l'ora successiva a quel momento poteva darle qualche certezza. C'era un lupo accanto a lei; si voltò e lo vide dormire al suo fianco, e poteva ascoltare il suo respiro, ma "forse niente è per sempre".
A questo pensò quella notte, mentre una lacrima le brillò negli occhi.
 
Il giorno dopo, il lupo si accorse della tristezza della pecorella e ne chiese le ragioni. Dapprincipio, ella si schernì, ma poi, ne parlò, perché non c'era niente, nel suo cuore, che volesse veramente nascondere al lupo. Le dispiacque mostrare la sua esitazione e confessare i pensieri cupi che la tennero sveglia quella notte, ma abbandonò ogni scrupolo speranzosa di trovare comprensione ed affetto.
Furono invece parole dure, quelle del lupo, che così rispose "Sai quello che hai lasciato. Nessuno ti ha obbligata a farlo del resto. E non sono io, quello che si è avventurato nel bosco per venirti a cercare. Sei libera di andartene e di scegliere la tua strada. Nessuno ti trattiene!" La pecorella, lo guardò sbalordita, poi provò per quelle parole, una grande rabbia, ma quelle parole erano pronunciate da qualcuno, e trasferì la sua ira all'amico e compagno di giorni indimenticabili. Cominciò a tremare e si sedette, ma con lo sguardo non lo abbandonò. Lui stesso, la guardava con atteggiamento di sfida e poi, inaspettatamente si voltò, andandosene. Questa volta, non faceva parte del gioco. Non aveva preso la rincorsa ridendo, cercando nascondiglio dietro qualche cespuglio appartato, e lei non lo aveva inseguito divertita smarrendosi per qualche minuto, ma certa di ritrovarlo. Il passo del lupo, era lento e solenne, senza esitazione, e l'immobilità della pecorella, era timore ma anche risolutezza, rabbia e orgoglio.
 
Cosa c'era stato di così sbagliato nel denunciare la propria debolezza, il proprio smarrimento, rispetto a quanto le stava accadendo? Un solo giorno aveva sconvolto la sua vita, le certezze in cui aveva ovattato la sua mente, erano ora dubbi sui quali riflettere con occhi diversi; nemmeno l'idea di se stessa con la quale era cresciuta, era più motivo di identificazione. Era ora necessario scavare dentro il proprio animo e farsi spazio tra vecchi ricordi e vecchi principi: fare propri quelli più veri, accantonare ogni ipocrisia e respirare a pieni polmoni i sentimenti più intensi a cui restituire tutta la libertà.
Questo le diceva una voce dentro di sé, alla quale non osava rispondere, ma che, incalzante, l'aveva accompagnata nel susseguirsi di quei giorni memorabili. Ed ora era lì, accovacciata e timorosa, in preda al panico. Cosa doveva a se stessa? E cosa doveva agli altri? Doveva qualcosa a qualcuno, poi?
A volte, dentro di lei, prendeva il sopravvento il senso di gratitudine, verso coloro che l'avevano cresciuta e comunque amata.
Perché aveva voltato le spalle al gregge che l'aveva sempre sostenuta, addirittura lodata, per la sua umiltà, per il suo senso del dovere? Perché, ad un certo punto, qualcosa le strinse la gola, e perché tutto, introno a lei, diventava opprimente ed irrespirabile?
Perché quest'impeto di andarsene, e scommettere qualcosa con se stessa, ignara di quale evento potesse travolgerla?
Mentre ripeteva a se stessa, una frase che accompagnò sempre la sua infanzia "Io non ce la farò.", ce la fece invece ad andarsene dal gregge, a percorrere tanta strada da sola; ce la fece ad addentrarsi in un bosco, ce la fece a sconfiggere la paura del silenzio ed il senso di smarrimento di fronte ad una natura sconosciuta. Ce la fece a non voltarsi indietro ed a ricacciare indietro qualche lacrima. Caspita! Ce la fece persino a conoscere un lupo!
Questa poi! Era veramente troppo! Già il lupo! Dov'era adesso? Perché l'aveva trattata così duramente? Non poteva aver detto qualcosa di così tremendamente sbagliato per...
 
No, infatti! Non aveva detto niente di così tremendamente sbagliato. Il lupo, lo sapeva bene, mentre non troppo distante dalla pecorella, aveva cercato un'ombra dove adagiarsi e sbollire un po' la sua rabbia. Cosa in fondo aveva acceso tanta colera in lui? Cercò di andare in fondo ai suoi pensieri, di ascoltare un po' il suo cuore, perché sentiva che aveva da sussurragli qualcosa: ma ai lupi, si sa, occorre del tempo in più, perché credono di avere il cuore un po' indurito dalle lotte e dalla loro dura vita. non voleva ferire la pecorella, ma così era successo! Perché aveva detestato gli occhi tristi e la voce tremante della sua cara amica? Perché sentì dentro di sé un male fisico, nell'udire del rimpianto in quelle parole? Perché la voleva forte, accidenti! Perché la voleva senza esitazioni, sicura di sé, pronta ad affrontare il domani.
Coraggiosa e padrona della sua vita!
ma perché, Un giorno, la pecorella, gli disse guardandolo amorevolmente negli occhi "Io rispetto la tua natura sai?" Ed ora? Ora lui stava rispettando quella della pecorella? L'aveva aggredita e se ne era andato, incurante delle ferite che aveva lasciato.
Pensò alla sua vita passata, e la vide come una lunga battaglia, in cui si era sempre imposto con fermezza e dignità. Guardingo con il nemico e sospettoso, talvolta, persino con gli amici. Capobranco: temuto ed amato, cercato ed evitato, bramato per la prole, affrontato nelle varie contese, vittorioso sul molti fronti. Lui, il lupo.
Fiero di esserlo nel bene e nel male, come vuole la vita che ci ha generati. Ed ora, proprio lui, per la prima volta, si trovava a non comprendere quello che gli stava accadendo. Aveva conosciuto una pecora, ed incredibilmente, non l'aveva divorata! Anzi, ci parlò e la trovò simpatica: coltivò la sua amicizia, ma solo per curiosità. Era un'esperienza che gli mancava nella sua vita, ed all'inizio lo trovò divertente. Poi osservò meglio la sua nuova compagna di viaggio e si accorse che diceva cose interessanti ed aveva gesti gentili. Rideva facilmente e trovava bella ogni cosa. Si commuoveva davanti ad un tramonto, si fermava ad ascoltare il canto degli uccelli e rimaneva immobile, talvolta, per respirare la brezza del mattino che la faceva "sentire libera" diceva. Lo abbracciava con trasporto e qualunque cosa ne era un pretesto. Cercava di atterrarlo nelle loro furiose ma innocue lotte, mentre lui, timoroso, si guardava attorno per scorgere che altri lupi non assistessero alla scena. La pecorella era premurosa con lui. Si preoccupava che stesse bene: creava il giaciglio più confortevole e riusciva ad ascoltarlo per ore nei racconti delle sue vicissitudini. Lo ammirava e ne era orgogliosa. Rispettava i suoi umori e talvolta, anche i suoi silenzi. Era tutto il suo modo di amarlo.
 
E mentre questi pensieri gli occupavano la mente, cominciò finalmente a pensare che forse, veramente, la pecorella lo amava e lui, doveva dare qualcosa di più a questo amore che per giorni lo aveva nutrito. La natura degli altri, non può essere sempre in sintonia con noi stessi.
I sentimenti, gli animi, cambiano, perché la vita non ha gli stessi percorsi e non segue le direttive che noi vogliamo, non possiamo innalzarci a giudici ed emettere sentenze in nome di qualche ideale a cui non vogliamo rinunciare. Non possiamo condannare la sensibilità e talvolta la debolezza del prossimo, perché prima o poi, ne resteremo a nostra volta coinvolti e a nostra volta, cercheremo comprensione e tolleranza. Perché la vittoria è più grande se si è conosciuta qualche sconfitta! La quiete è una manna dal cielo se si è stati sorpresi dalla tempesta e l'amore è più vero quando ha percorso il sentiero del dolore. E se la pecorella, ora sta soffrendo, è perché tutto vive in lei: il passato, il presente, il bello e il brutto, i ricordi più cari e quelli più struggenti, l'amore e l'odio, la morte e la vita e non c'è debolezza in tutto questo, ma ragione, amore e realtà. Nella vita di ognuno di noi, c'è posto per tutto: ogni emozione trova ragione di esistere nel nostro cuore ed è solo quando questo cuore si lascia aperto per metà, che nasce la paura e la debolezza che ci confonde e ci fa credere forti ed invincibili. Il lupo, non senza timore, aprì completamente la porta del suo cuore e fu investito da una grande luce, che gli fece vedere nettamente un sentiero, breve e senza ostacoli che lui conosceva bene perché lo aveva percorso per allontanarsi dalla sua pecorella.
Adesso, era ora di tornare!
 
Fu una sensazione, o fu la speranza, a far presagire alla pecorella l'arrivo del lupo, un istante prima di vederlo. Scattò in piedi ed incrociò il suo sguardo, che, nonostante poca distanza li separasse, vide buono ed incoraggiante. Incapace di rancore, si lanciò in corsa (una goffa corsa a dir la verità) lasciandosi andare ad un lungo e tenero abbraccio, che restituì ad entrambi l'amore e la pace che non volevano perdere.
 
La pecorella non chiese mai spiegazioni riguardo all'episodio quel giorno accaduto, perché assecondava quello strano "codice d'onore" del suo lupo, senza comprenderlo appieno, è vero, ma rispettandolo.
In fondo essere tornato, era forse un modo per avvicinarsi alla tolleranza ed all'umiltà e non segno di compassione per lei come per un attimo aveva pensato. La lealtà che un giorno aveva letto negli occhi del lupo, non poteva essere un abbaglio così grande da offuscargli la vista per tutto quel tempo! Ed era possibile poi, che il suo cuore amasse talmente invano? "No, non amerò invano questo lupo" pensò la pecorella. "L'amore è forse l'unica cosa che ha allo stesso tempo il potere di finire e di rimanere. Ed io, nel suo cuore sono entrata per starci. Mi accuccerò nell'angolo più nascosto e sarò quasi invisibile. Occuperò lo spazio che lui vorrà e talvolta sopporterò la pena di essere dimentica, ma lì vorrò rimanere, perché l'amore mette radici nel suo cuore più caro e può crescere rigoglioso se vi trova lo spazio che vuole o può vivere come semplice germoglio in un piccolo angolo quasi sconosciuto. Il lupo continuerà la sua vita. Affronterà altre battaglie. Porterà a termine quelle lasciate in sospeso. Non sarà una vita facile! Perché la libertà si paga a prezzo di tanti sacrifici, così come talvolta l'orgoglio e la dignità. E questo lupo, un po' sprezzante e un po' temerario avrà ancora tanta strada da percorrere: oggi vicino a me, domani chissà, ma talvolta dovrà certamente riposare i passi solleciti della sua vita, lasciar respirare l'amore che è dentro di lui e decidere se far crescere quel germoglio che ha messo radici nel suo cuore". A questo pensò con tanto sentimento la pecorella, perché qualcosa dentro di lei le diceva che presto le loro strade si sarebbero divise e doveva assolutamente far sì, che il lupo credesse alla sincerità del suo amore.
Poi, tutto poteva finire e tutto rimanere.
 
Il lupo, dal canto suo, aveva ora, piena convinzione, che la pecorella, lo amasse veramente ed aveva abbandonato l'esitazione iniziale, quando la giovane amica, gli confessò quel che aveva nel cuore e lui, ebbe il sospetto che fosse più matta che temeraria.
Tuttavia, non ne parlò apertamente e non rivelò né alla pecorella, ma in fondo, nemmeno a se stesso, ciò che gridava dentro di lui e che veniva garbatamente messo a tacere, per timore di esporsi a viso scoperto, e cadere definitivamente nella trappola.
(Trappole, qui, in realtà, non esistevano, ma il lupo, era per natura, guardingo e malfidato e i sentimenti lo potevano spaventare più di uno scontro in battaglia). Continuarono a scherzare tra loro in quei tiepidi giorni di primavera, e tutto era lieve, qualsiasi cosa, diventava un pretesto alla felicità, alla risata ed al buonumore. Il lupo non perdeva occasione di canzonare bonariamente l'ingenuità della pecorella che non riusciva mai a simulare un'arrabbiatura per più di qualche minuto, per poi scoppiare a ridere gettandosi su di lui con un abbraccio dal quale non avrebbe mai voluto separare. Il lupo abbandonava ogni resistenza, perché in fondo, amava quei momenti di gioco e di tenerezza che aveva conosciuto da cucciolo, divenuto adulto troppo in fretta.
 
Un giorno, reduci da scherzi e corse estenuanti, si avvicinarono da un ruscello per placare un po' la loro sete. Era talmente limpida l'acqua sotto di loro da potersi specchiare. Fu il lupo a commentare per primo. "Cosa ne dici? Strana coppia eh?" "Beh, non male! Certo, lui è più slanciato, muso più interessante, esteticamente più bello direi, però anche la tipa li a fianco, per essere una pecora si sa difendere abbastanza bene. Si mi piacciono quei due. Stanno proprio bene insieme!" Così scherzò la pecorella, che, girando la testa verso il lupo, proseguì, come colta da ispirazione "Ma tu non ululi mai?" Sorpreso dalla domanda, e dal tono solenne, egli rise fragorosamente, ma rispose a quel quesito che pareva più un dilemma.
"Ululo nel momento del pericolo, in modo intenso ma breve, magari a più riprese. Ed ululo..." Esitò un attimo, addolcendo lo sguardo. "Ululo ance per amore. Una volta sola, ma molto, molto a lungo".
Gli occhi della pecorella erano fermi su di lui, amorevoli ed indagatori, tanto da avere la sensazione che il cuore le scoppiasse in petto. Così si affrettò a concludere "Ora, però, non posso farti udire nulla, perché potremmo attirare il nemico e non sarebbe il caso, giusto?" Finirono col riderne e, la pecorella, non chiese altro, non forzò i tempi dell'amico, né i suoi silenzi, né la sua volontà. Gli aveva fatto la promessa di rispettare la sua natura e l'avrebbe mantenuta anche nei dubbi dell'amore.
 
Il giorno dopo, esplorarono nuovi sentieri, partendo all'alba, nonostante la pigrizia della pecorella, che quella mattina, aveva deciso di coccolarsi al suo lupo, senza volersene staccare ed accucciandosi al suo fianco ogni volta che ne percepiva il minimo spostamento. La brezza del mattino, (oltre a farla sentire '"libera") le lasciò del freddo insistente addosso e non si scostò di un passo dall'amico, da cui cercava tepore "Ehi, cos'hai stamattina? Ti si è irrigidita la lana pecorella?" Lei sorrise, ma era distratta, forse un po' impensierita perché stavano percorrendo sentieri sconosciuti, o forse, perché aveva un leggero senso di malessere; ma tacque, ricordando un po' timorosa, quello che era successo pochi giorni prima. Lui, le fece notare dei fiori bellissimi, cresciuti ai margini del bosco e la invitò a sentirne il profumo. Si allontanò, attirata da quella meraviglia e da quei colori giallo arancio che brillavano tra l'erba ancora umida di rugiada.
Si sporse con il muso su di loro, quando la terra franò leggermente e la pecora cominciò a ruzzolare tra gli alberi appena più sotto. Il lupo si affrettò a soccorrerla, anche se era più divertita che spaventato. "Tutto bene batuffolo?"
Tra il terriccio e qualche ramoscello, si tirò su un po' dolorante e malconcia, la pecorella, che fece uno sforzo a trovare ancora così splendidi quei fiori che la guardavano a capo chino tra le zampe del lupo. Ad un tratto, qualcosa l'attirò. Un leggerissimo suono appena percettibile, ma a lei così familiare. Si voltò di scatto e cercò di individuare da dove provenisse. Fece ancora qualche passo in avanti, superò ancora qualche albero che le impediva di vedere laggiù all'orizzonte, qualcosa che pareva muoversi. E finalmente, ne fu sicura. Non c'erano dubbi. Quella che si vedeva in fondo alla vallata, era una massa quasi uniforme, che diventava però, ora, sempre più distinguibile. Le si fermò il cuore e credette di morire... Perché quello, era il suo gregge!
 
Il tempo si era improvvisamente fermato, e tutto, era in tensione dentro di lei: il suo cuore, il suo pensiero e certamente il suo respiro, tanto da mancarle il fiato. Sembrava così lontano, il tempo in cui lei, era una di loro! Una del gregge! Ma ora, lo specchio, le restituiva l'immagine e non c'è fuga da se stessi! Sobbalzò all'improvviso, quando si sentì affiancare dal lupo, che, preoccupato, l'aveva raggiunta. Ci fu un lungo silenzio, mentre i loro occhi non si staccavano da ciò che avevano di fronte, sebbene a chilometri di distanza. "È la che abiti?" La scosse una voce ferma ma gentile. "Si" disse "Quello è il mio gregge!" "Hai nostalgia di loro?" proseguì il lupo. Silenzio. Gli occhi della pecorella cominciarono ad inumidirsi, "Vorresti tornare?" Silenzio. "Forse è giusto che tu rifletta seriamente su questa possibilità". Gli costò tanto pronunciare quelle parole, ama aveva il dovere di farlo, aprendo il suo cuore alla generosità, che aveva imparato a conoscere dentro di lui. Ormai il pianto aveva preso il sopravvento sulla pecorella, che così rispose "Non so, non so cosa sia giusto, non so quale strada percorrere. Là c'è la mia vita di sempre, il mio gregge e la mia famiglia, da dove, forse, non avrei mai dovuto allontanarmi, ma qua ci sei tu. io non voglio immaginare quanto soffrirei senza di te, perché so che non ti ritroverò in nessun posto ed in nessun altro, perché tu sei un lupo e dio una semplice pecora, ma se anche agli occhi del mondo questo può sembrare incredibile, io... ti amo!"
Lo abbracciò con un tale impeto, che il lupo, vacillò, perdendosi nell'abbraccio di lei e piangendo a sua volta, perché ormai era giunto il momento di fare uscire dal silenzio il suo amore, intorpidito dalle catene a cui era stato trattenuto. Ci fu una lunga pausa tra i due, ma poi fu il lupo a dire qualcosa, a cui avrebbe preferito mille battaglie e mille rinunce: ma questa, è anche la storia di un lupo un po' speciale, che , in fondo, anche lui, non si sentì mai lupo, sino alla fine. "Torna al tuo gregge, pecorella. La vita qui nei boschi, non è vita per te. La sorte è stata generosa con noi, ma non sarà sempre così. Anche piccoli pericoli, possono divenire temibili, per te. In inverno, la vita, diventerà una lotta alla sopravvivenza, ed io, purtroppo, non sarò sempre in grado di proteggerti e per te qua, sarebbe la fine, se ciò accadesse. Pensa alla tua vita! Non è giusto rischiare tanto!" Provava dolore al cuore, ma impiegò tutte le forze che aveva per dare a se stesso un po' di padronanza e soprattutto della credibilità. "Non voglio perderti" Disse sottovoce la pecorella, non riuscendo a staccarsi dall'amato compagno. "Non mi perderai agnellino! Io, sarò qui e ti veglierò dall'alto. Ora so dove pascola il tuo gregge. A volte ci rivedremo, sai? Ci sarò ogni mattina, nella brezza che respiri, ci sarò ogni sera, nei tramonti che ami, e ci sarò persino in quei bei fiori profumati, che ti hanno fatto ruzzolare sin quaggiù!" Scherzò il lupo, tirando su il muso della pecorella, schiacciato ancora contro il suo petto "Ehi, pensa che fortuna! Sarò l'unico lupo che rinuncerà ad un pranzetto così succulento, pur di starti vicino e poterti incontrare ancora!" Riuscì a far sorridere l'amica, che aveva lo sguardo perso chissà dove. Sul suo gregge? Sul suo futuro? Sul suo destino? "È poi giusto che io torni? Quanto sarò infelice senza di te?" Disse questo quasi sottovoce, come lo chiedesse a se stessa. Ma il lupo, udì. "Vai piccola. È giusto così. Non rimandare. perché i dubbi di oggi, saranno anche i dubbi di domani. È ora che anch'io rispetti la tua natura e posso farlo solo dicendoti di tornare là, al tuo gregge, dove hai sempre vissuto e dove la tua vita non sarà mai in pericolo. Vai, ora. io ti seguirò da qui, sino a quando non ti vedrò a valle". "Io, forse, rimpiangerò per tutta la vita questa scelta, o forse, domani, sarò ancora qui a cercarti, senza preoccuparmi più della mia sorte. Ma tu, amore mio, non dimenticarmi e tienimi sempre un po' con te, perché è a te che voglio appartenere""; "Non ti dimenticherò!" Fu il bacio più dolce e struggente che la natura regalò quel tiepido giorno di primavera e di tutte le primavere a venire.
 
La sera stessa, prima di rientrare all'ovile, la pecorella, si attardò nell'incantevole tramonto che dipingeva il cielo di colori infuocati, quando ad un tratto, qualcosa inondò la valle, il bosco soprastante, le colline tutt'intorno, ma soprattutto, il suo cuore.
Era un amato, intenso, lungo, lunghissimo ululato...

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Agg. 11-01-2006