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È nata il 13 marzo 1945 a Reggio Calabria, dopo
la maturità classica, si laurea in Lettere
classiche presso l'università di Messina, si
abilita all'insegnamento per la scuola media e nel
1978 supera il concorso a cattedra ottenendo
l'idoneità a insegnare nelle scuole medie. Ha
sempre insegnato nella provincia reggina, attualmente
è docente di lettere presso la scuola media
statale "Pythagoras" di Reggio Calabria. Ha sempre
amato la scrittura ed essendo dotata di fervida
fantasia ha composto numerosi racconti, tutti inediti:
"La locomotiva a vapore", "Un amore nato per caso",
"Lo scroscio dello 'schiccio'", "Un fiore da
cogliere", "Una vita", "Le parentesi di Liuzza", oltre
varie raccolte di poesie, "Versi sparsi", "Echi del
cuore", "Liriche d'amore", "Calabria nostra amata",
"Là, dove odora la zagara", in cui libera lo
slancio del cuore e fa sgorgare i sentimenti
più immediati del suo essere, innalzando
così un inno alla complessità dell'animo
umano. Ha pubblicato su "Noi magazine" della Gazzetta
del sud le poesie "Grazie Papà" che è
stata premiata col riconoscimento "10 e lode", e "Viva
viva il carnevale".
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- Il lungomare di
Reggio Calabria
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- Un gigante
lungo e dritto
- sulla
costa appollaiato,
- aromatico
d'amore e
- di sale
zuccherato...
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- e iridato
da colori
- dal
turchino al soleggiato
- dalle
frange assai cangianti
- del viola,
dell'azzurro,
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- del
palmato verdeggiante
- che
accarezza,
- il cielo,
il mare con il cuore del
reggino...
- Nelle sere
dell'estate
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- è
dolce misurarlo passo passo:
- delle
strade che conosci,
- di paesi,
di città,
- questa
è quella,
-
- la
più cara, perché
intatto
- ne
conserva
- con
l'odore, la bellezza,
- la
fragranza, varie e amate,
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- i ricordi
tuoi più belli,
- quando
tanti anni fa,
- tutti i
nomi dei suoi fiori
- mamma ti
insegnava già!
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- E
così, cara Reggio,
- adorata
mia città,
- tu
conquisti il forestiero
- che
venendo qui, nel sud,
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- questa
perla incastonata
- nello
Jonio e nel Tirreno
- scopre a
guisa di un tesoro,
- raro e
bello all'infinito.
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- Tramonto
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- Trapunto il
mare di un'aura rossa,
- grigi
gabbiani trasvolano il mondo,
- un aureo
tessuto si sposa alla terra!
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- Le braccia
splendenti del sole si tendono
- verso le
onde, le azzurre montagne...
- toccate dal
flusso di porpora e d'oro...
-
- Con gli occhi
ficcati nel cielo
- diffuso di
nuvole a frotte... noi
- andiamo
silenti alla chiusa...
-
- di un giorno
passato in silenzio
- in attesa del
mite passaggio
- della nostra
fatale cometa!
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-
- Nostalgia
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- Le montagne
hanno gli occhi della sera...
- Lampi vicini
e lontani si affacciano a schiera:
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- come fiori
gialli e neri, proiezioni dei nostri
pensieri,
- bucano il
buio di oggi e di ieri
-
- Vivide luci
di casette allineate sopra le rocce,
- sedute e
arroccate, sui pendii abbarbicate:
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- ti fanno
sentire più solo!
- Trasale lo
sguardo che cerca tra esse
-
- la casa
più sua, tanto simile
- a quella
lasciata che porta da sempre nel
cuore!
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- Là dove odora
la Zagara!
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- Povera
Italia, tanto bella e amata, ma in ogni anfratto
erosa e consumata...
Nel tuo cielo turchino come velo di fata,
turbini di fumo, opaco e
maledetto, hanno disteso un velo a lutto.
Le colline, le pianure, i monti, scoppiettanti
di alberi e di fiori,
di vegetazione copiosa e profumata, ora olezzano
a nord di catrame
di rifiuti tossici e rottame.
I pesci, che nuotavano felici, solcando con le
pinne mari e fiumi,
si ritrovano gonfi e intossicati, man mano che
gli scarichi industriali,
versano in acqua i loro rimasugli
Meno male, Calabria nostra amata, che il sole
inonda, con mano generosa,
meno male che esisti, qui, nel Sud!
Di certo il Signore ti ha posata tra il verde,
il blu, il fuoco dei tramonti,
per arricchire il tuo popolo d'amore...
I tuoi figli poveri sono ma robusti e belli:
respirano un'aria sopraffina e
nuotano nel mare dello Stretto, dove
s'imporpora, affacciandosi, Messina!
Questa gemma rara tra Jonio e Tirreno
incastonata, canta per noi dalla sera
alla mattina una canzone che ci tiene compagnia
e, ci ricorda
che apparteniamo a lei e che siamo
provilegiati:
industrie e macchinari non abbiamo, ma chiunque
desideri
il mistero, delle Sirene il canto voluttuoso e
puro, da noi riede
- e, all'ombra
delle zagare, si siede.
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- Grazie
papà
-
- Grazie
papà di esserci stato,
di avermi regalato il tuo sorriso,
i tuoi occhi, la tua voce,
il tuo amore,
la mia vita.
Grazie papà per quei Natali
semplici, pieni di calore, con
la palma vestita da albero e
le palle e i pastori di carta
nella mia stanza.
Grazie papà perché i nostri
botti di San Silvestro erano
i tuoi battimani sulla finestra...
I botti risuonavano fuori e noi,
tutti insieme, nel nostro focolare.
Grazie papà per aver riempito la
stanza
della mia infanzia, per il tuo odore
che emanavano i muri, perché mi
faceva sentire sicura di notte
la tua tosse.
Grazie papà per sempre.
Sì... per sempre sei accanto a me,
insieme camminiamo, gioiamo e soffriamo,
noi.
continuo perché mi stati accanto,
mio dolcissimo padre.
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