LA PIÚ GRANDE
ANTOLOGIA VIRTUALE
DELLA POESIA ITALIANA

Poeti contemporanei affermati, emergenti ed esordienti
Isabella Piovanelli
Isabella Piovanelli è nata a Brescia il 04-03-77.
Diplomata in maturità linguistica attualmente frequenta il primo anno di Lingue e Letterature straniere all'Università degli Studi di Padova.
Collabora con «Il Giornale di Brescia» come corrispondente di Botticino
 

Questa è una una parte di un suo racconto:

Ore 10.35. Emily era arrivata .
"Ventinovesima strada…eccomi qua!" Girò l'angolo e vide la casa più grande e più antica che avesse mai visto. Il giardino era verdissimo ma incolto. I muri bianchi erano sporchi e ammuffiti. Nonostante tutto, questo non riusciva a nascondere la maestosità che un tempo era appartenuta alla villa.
Emily preferì entrare dal cancello sul retro, tutto arrugginito e ricoperto da una pianta rampicante. Un pezzo di fil di ferro teneva legate le due estremità del cancello. La ragazza prese il coltellino e tagliò l'ostacolo senza fatica. Mentre l'aprì, lo scricchiolio fece volar via dei corvi che si rifugiarono nel boschetto vicino.
"Beh, come inizio non c'è male davvero!". Amava l'avventura, ma quel posto le dava una sensazione di …vivo, come se tutto quello che toccava avrebbe potuto respirare e muoversi.
Percorse il sentiero molto lentamente, guardandosi intorno e osservando ogni piccolo particolare. C'erano pochissimi alberi, ma dappertutto si vedevano siepi e statue. "Che brividi" pensò, guardando tutte quelle statue formare un cerchio intorno a lei. Ad un tratto non vide l'ora di entrare in casa, come se il giardino fosse l'unica cosa stregata…la casa le dava un senso di protezione. Camminò attorno ad essa fino a trovare la porta d'ingresso. Si avvicinò e l'aprì, come se fosse stata casa sua. Ma appena aperta, Emily si sentì il cuore in gola. Le pareti sembravano parlarle, la tappezzeria scollata che ricadeva sul pavimento impolverato, sembrava chiederle aiuto.
Proprio come i castelli disabitati che si vedono in tv, pensò…Manca solo una grande scala, i topi, e quelle vecchie armature che mi hanno sempre terrorizzato!
Fece alcuni passi verso il centro del…salotto? Si, forse un tempo, ma ora i mobili erano tutti ricoperti da teloni bianchi e ragnatele, come fossero tanti cadaveri.
Altre porte si aprivano oltre il salotto, sulla destra. Emily s'incamminò verso una porta socchiusa.
"Brava Emily, ti stai comportando proprio come quelle stupide ragazze dei film dell'orrore: ora dalla porta esce Freddy Kruger e sei spacciata!". Un sorriso amaro le si dipinse sul volto. Con tutte le porte chiuse che c'erano, proprio
quella socchiusa aveva deciso di aprire?
Arrivò fino a toccare la maniglia e si fermò. Era terrorizzata, e le tremava la mano…"Perché sono qui?…Rilassati!". Si scosse e si diede della scema. "ormai sono qui, e in ogni caso ora non avrei mai il coraggio di voltarmi!"
Spinse la porta con la mano e indietreggiò d'un passo…si accorse che stava trattenendo il respiro, e non ce n'era bisogno. Sembrava la cucina…enorme. Un tavolo immenso divideva la stanza in due parti. Piatti, pentole e posate stavano dappertutto.
"Ecco…mi faccio sempre suggestionare…dal disordine potrebbe essere camera mia! Mi sento a casa!" Rilassata, decise di curiosare un po' in giro. Aprì cassetti e armadietti ma non c'era d'interessante. S'accorse poi di un armadio più grande in legno. Dentro vi erano tante tazze di varie dimensioni, tutte in ceramica. "Uff, pensavo fosse più interessante…". Diede un colpetto all'anta dell'armadio con la mano, e tutte le tazze oscillarono e caddero dalle mensole. Il rumore dei cocci infranti si diffuse nella casa per almeno dieci minuti. Emily si spaventò, ma il rumore era talmente forte che si dimenticò presto d'avere paura, e con le mani sulle orecchie scappò fuori, verso il salotto. Dopotutto non era successo niente, chi avrebbe più usato quella roba!
Girandosi sulla sinistra, si accorse di aver trovato la scala. Tutta in legno, con un tappeto rosso: era rimasta un po' nell'ombra, per questo non l'aveva vista prima. Non aveva l'aria molto sicura. "Vabbeh, vediamo che c'è di sopra!". Appena salì sul primo gradino però, si sentì congelare. Una risata…si, quella era proprio una risata…sembrava una bambina…ma santo cielo! Non c'era nessuno ! Emily ,gli occhi sbarrati, non riuscì a muoversi da lì. E aveva di nuovo perso il suo respiro. Prese coraggio e volse la testa a destra, poi a sinistra…nessuno…
"Che faccio! Non posso stare qui immobile per sempre…cavoli! Con tutto il suo coraggio a raccolta, decise di salire le scale. Mentre i gradini scricchiolavano sotto di lei, Emily si aspettò da un momento all'altro di risentire la risata.
Arrivò fino in cima, guardò davanti a sé. Un corridoio lunghissimo s'allungò su entrambi i lati. Ad Emily girava la testa. Si scostò dalla rampa di scale e si appoggiò alla parete, vicino ad un grande specchio. Quando ci si specchiò, vide se stessa e tutto il piano di sotto avvolto dalla luce del sole. Guardò l'orologio, "Cavoli come può già essere mezzogiorno!"
Forse incoraggiata dalla luce, decise di perlustrare il corridoio sulla sua destra. Lasciò lo specchio e si diresse verso la prima porta, mentre il suo riflesso rimase ancora per qualche secondo imprigionato in esso.
Tutte le porte erano chiuse ed Emily si decise ad aprirne una con decorazioni di legno sui lati. La stanza era chiara ,le tende bianche si erano staccate per metà e ricadevano sulle piastrelle grigie. Il resto sembrava normale: un camino, un tavolo e due divani, un pendolo e un tappeto arrotolato vicino alla finestra chiusa.
Emily si sedette e aprì lo zainetto. Stava valutando a cosa potesse servirle il gomitolo di spago, quando sentì un languorino. "Questa stanza è perfetta per uno spuntino!"
Scartò il panino avvolto dalla carta trasparente e gli diede un morso. Vide qualcosa alla finestra…cos'era, un gatto, un uccellino? Ma la ragazza ormai si sentiva sicura, si era ambientata, ormai. Aprì la finestra…non c'era nessuno…si rimise a mangiare. Sentì un rumore…un fruscio d'alberi ,un urlo…si spostò dal divano, indietreggiando. La tenda si gonfiò e volò verso di lei. Emily si nascose correndo nell'angolo più lontano della stanza." Oh no, sto di nuovo tremando!" pensò. Buttò il gomitolo di spago verso la tenda che si muoveva ancora per terra ,poi si nascose il volto tra le mani e urlò: "Ti prego, non farmi niente, me ne vado, me ne vado, giuro!"
" Hey, ma …chi sei?" qualcuno si stava districando dalla trappola della tenda…"Uff, stavo soffocando!"
Emily alzò il viso e vide un ragazzo immerso ancora per metà in quel sudario. La ragazza aveva lo sguardo terrorizzato, ma si stava calmando.
"Ti ho spaventata? Scusa, ma sai, io di solito entro dalla porta!". "Di solito? Ci vieni spesso qui?" chiese lei sorpresa. "Beh ,ogni tanto…mi piace perché è un posto tranquillo" ."See, come no! Io ero terrorizzata!" ."Se hai paura di me sei una fifona".
"Come ti permetti, io…"voleva dirgli della risata, ma nel frattempo lui si era alzato ed era venuto verso di lei.
"Allora, come ti chiami? Sei nuova di qui, vero?". "Si…mi chiamo Emily, abito in Jackson street". "Cavoli, e ci sei venuta da sola qui! Comunque ciao, io sono Michael".Emily si alzò e gli diede la mano. "Volevo fare qualcosa di divertente e allora…tutti parlano di questa casa!"." Si ,è l'unica cosa particolare di questo posto" e dicendo così, s'incamminò verso il divano. Emily lo seguì.
"Ma perché mi hai lanciato questo?" disse Michael raccogliendo lo spago da terra.
"Ehm…non sapevo che fare, ero spaventata". Il ragazzo scoppiò a ridere.

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Inserito 16 marzo 1999