LA PIÚ GRANDE
ANTOLOGIA VIRTUALE
DELLA POESIA ITALIANA

Poeti contemporanei affermati, emergenti ed esordienti
Home Page di
Giancarlo Vecchiarelli

È nato il 24 maggio 1949 a Roma, pensionato dal corpo della Polizia di Stato, residente ad Isernia. Ha cominciato a scrivere le prime poesie in vernacolo (dialetto romano) e nel 2000 ha vinto il premio giornalistico patrocinato dal Comune di Cassino e dal quotidiano "Il corriere del Lazio". Sempre nel 2000 è stato selezionato più volte dal "Club degli autori"; selezionato più volte dal "Foglio Volante edizioni Eva" dai "Poeti italiani Contemporanei" nell'anno 2001. Ha partecipato al concorso "Emily Dickson" vincendo una menzione d'onore; finalista dell'"Accademia delle Belle Arti" dicembre 2001, Roma; numerosi premi sono stati vinti con l'editrice Pagine tra cui il premio "Laurentum 2002" patrocinato dal Comune di Roma, finalista. Accademia Giuseppe Gioacchino Belli "Mario Dell'Arco" 2002; Accademia premio "G.G. Belli" dicembre 2002 e nel giugno 2003; 3° premio poesia in vernacolo "Urania" Lombardia 2004.
 

Questa è una storia che si svolse a Roma subito dopo la II guerra mondiale ed è una delle tante "dicerie" di borgata che si raccontavano nei bar, nelle taverne o nei circoli privati della borghesia romana. Infatti allora l'unico mezzo di comunicazione per divulgare notizie era quello di passarsi le informazioni l'uno con l'altro. Così circolò una delle storie veramente incredibili come quella che sto per narrare.
 
Un amore sepolto
 
Era l'anno 1945 del mese di Dicembre. È appena finita la guerra in Italia. Roma era invasa dai soldati americani che uniti alla popolazione festeggiavano la Liberazione del nostro paese. Ciò avveniva nelle strade cittadine e nei bar, nelle taverne, si ballava e si beveva poiché già si pensava alla ricostruzione del paese, guardando avanti per una nazione migliore e per rimarginare quelle ferite provocate durante la guerra dai bombardamenti. I soldati che erano stati distaccati in reparti lontani o fuori nazione si incamminavano per raggiungere la propria terra oppure il proprio comando.
In un locale, dei tanti situati nella città romana, un soldato appena giunto lì, dopo giorni di marcia dal fronte, ordinò da mangiare e da bere mentre guardava altri soldati sfrenarsi nei balli. Pochi metri distante da lui un altro tavolo vi era seduta una ragazza molto bella; il milite si fece coraggio e la invitò a ballare, lei accettò e incominciarono a fare conoscenza ed ebbero i primi approcci. Il soldato le chiese il nome e la ragazza rispose: <<Io mi chiamo Elena e tu come ti chiami?>> Risponde il soldato: <<Io mi chiamo Giuliano e ho 23 anni, sono di Roma, prima di partire in guerra abitavo in periferia, ma ora purtroppo i bombardamenti hanno distrutto la casa e ucciso i miei genitori, ho da parte un po' di denaro che ho risparmiato prima della guerra e ora lo utilizzerò fino a che non troverò un lavoro>>. Il soldato continuò a ballare con la ragazza per tutta la sera, fino a quando le lancette dell'orologio batterono le undici e mezza.
Elena disse allora: <<Vado, perché a mezzanotte devo stare a casa e abito piuttosto lontano, per raggiungerla devo camminare molto>>. L'appuntamento con Giuliano era per la sera seguente alle otto. Così Elena la sera dopo, puntualmente, si presentò all'appuntamento e anche quella sera si alzò quando l'orologio batteva le undici e mezza per recarsi verso l'uscita. Salutò Giuliano con un bacio e corse via dando il solito appuntamento alla sera successiva.
La terza sera, ancora una volta, Elena si presentò puntualmente all'appuntamento e rimase per poi andarsene nuovamente alla solita ora. Quella sera però fuori imperversava un brutto tempo, l'aria era rigida e nevosa. Elena aveva solo una sottile maglietta di lana che la copriva ed aveva molto freddo. Il so;dato si tolse il cappotto dandolo alla fanciulla, e le chiese una sua foto, affinché potesse tenerla nei suoi pensieri anche durante la lunga nottata. Quella sera Giuliano, incuriosito dal fatto che Elena, come una Cenerentola, se ne andasse ogni sera alle undici e mezza precise, decise di seguirla anche per scoprire dove abitasse.
I due camminarono molto, l'uno distante dall'altra, fino a raggiungere il cimitero del Verano.
La ragazza si avvicinò al cancello principale che si spalancò improvvisamente. Mentre Elena superava l'entrata, il cancello si chiuse alle sue spalle come se una forza estranea guidasse quelle sbarre.
Il soldato, che era nascosto, rimase al momento stupito. Poi, pensò che ad aver aperto quel cancello a lui sconosciuto potesse essere stata la figlia del custode oppure l'innesto di qualche strano marchingegno. Fece molte ipotesi, ma non trasse nessuna conclusione. Pur tuttavia si rasserenò.
Giuliano la sera dopo aspettò per molto tempo l'arrivo di Elena ma lei no si presentò, così il soldato decise il giorno dopo di recarsi al cimitero per chiedere notizie al custode riguardo la ragazza della foto che egli aveva avuto. Il custode gli rispose di non averla mai conosciuta e tantomeno vista circolare nel cimitero.
Giuliano si incamminò, anche un po' scoraggiato, lungo il viale principale che conduceva all'uscita, quando all'improvviso vide il suo cappotto riverso sopra una lapide. Nel recuperarlo si scoprì la foto della salma lì sepolta. Era la ragazza di cui ne era innamorato che giaceva in quella tomba.
Il nome era Esposito Elena, nata il 1928 e morta nel 1944, durante i bombardamenti a Roma. La foto era uguale a quella in possesso di Giuliano, però la ragazza non aveva il sorriso sulle labbra, era molto triste e il suo viso sembrava solcato da una lacrima.
Anche al soldato cadde una lacrima che andò a bagnare quella tomba, la lastra di pietra che divideva il loro grande amore.
Giuliano è morto circa 15 anni fa, abitava in una zona nella periferia di Roma in una baracca fatta di lamiere. Si arrangiava facendo dei lavori di giardinaggio e viveva solo con il suo cane.
SI dice che Elena ogni notte gli apparisse per dargli il suo saluto e lui nulla ha più voluto saperne di altre avventure, poiché l'unico amore che veramente credeva era sepolto sotto una lapide. Ancora oggi, nella zona dove abitava il soldato prima di morire, al calare delle tenebre si notano due ombre. Si distinguono vagamente mentre si baciano appassionatamente.
Molta è la gente che passa da quelle parti e nota quelle figure. Finalmente il cielo ha riunito un amore sepolto dal tempo, dall'odio degli uomini e dalla guerra, ed ora vivono sereni la loro pace eterna in quel cielo celeste dividono il loro amore.
 
 
Sospiri nel vento
 
Se ancora un anelito di doglia
soffuso nel tempo
sfiori con le carezze
l'anima mia rimembrante,
se le parole non tacitano repliche
nel cardine dell'indifferenza
e se il silenzio non mormori
sorrisi della giovinezza
cederei nell'abisso delle tenebre.
Senza ascolto,
nella vitale corsa dei giorni
abbandonerò ombre offuscate,
castelli di paglia bruciati dall'ira.
Se deserterò le nostalgie
e non comporrò più versi d'amore
lanciranno i miei tormenti.
E se la luna non illuminerà
l'incedere sperante
vacillerò per cercare qualcuno
per non ricordare memori sequenze
vissute nel buio.
E quando la romita scogliera
canterà le sue melodie
bagnerò i piedi per sentirmi idratata
dalle brezze dell'onda.
Zingara, raccoglierò conchiglie
sull'arenile di sabbia dorata per sentirmi viva
e sciogliere i miei capelli
al vento dell'attesa.
Serpeggeranno nomadi i miei desii
e nell'attimo fugace del mio passare
lascerò perire tutti i ricordi.

 
Tempo di sospiri
 
Fui fanciulla tra spighe orate,
ma la trebbia falciò gli anni della purezza.
Prati non più verdi, cieli non più azzurri.
Immagini confuse si disperdono nei ricordi del tempo...
Tendo le mani verso il Volto di chi Creò il libro della Vita.
E mi guardo ancor fanciulla, tra cespugli di spine e rose.
Vagabonda vado,
verso un sentiero privo di profumi,
di erbe odorose e boccioli fioriti.
Vagabonda vado,
ad incontrare Colei che non amo
nel libro del destino,
che non voglio mi consoli,
non voglio mi accarezzi.
Senza di Lei vivrò anche nei campi bruciati dall'afa
e nei tormenti della pena.
Un giorno ti ho amato, Sorella Morte,
quando ancor fanciulla
i miei giorni erano oscuri
e i tuoi sonetti erano estasi,
la tua voce, la mia canzone.
Ora il mio canto è un vivere d'attesa,
che sorga l'alba
che tramonti il sole,
che pianga la luna nella notte,
che torni il passato a rimembrare
le desta dei primi amori.
Passò la fanciullezza e cittadina del mondo mi ritrovai
fra strade opache e soli offuscati, sorrisi senza anima.
Non rimpiango quei giorni, né il tempo dell'amore
che ha distrutto ogni speranza cheta,
ma vivo attendendo un'alba nuova
un solo segno che volga al mio cammino.

 
Cuore di paglia
 
Ormai,
che celati sogni
son riversati
nel cassetto segreto
e bruciate chimere
nei suoni della gioventù,
di paglia è il mio cuore.
E fragile,
se arderà ancora
butterò le sue ceneri al vento
per non ricordare notturni d'amore
e canti di sospiri.
Disperderanno nel ciclo del tempo,
anche se memori carezze
saranno ancora specchi riflessi,
oniriche ombre perdute
nei rivoli d'anima.
PER COMUNICARE CON L'AUTORE mandare msg a clubaut@club.it
Se ha una casella Email gliela inoltreremo.
Se non ha casella Email te lo diremo e se vuoi potrai spedirgli una lettera presso «Il Club degli autori - Cas. Post. 68 - 20077 MELEGNANO (MI)» inserendola in una busta già affrancata. Noi scriveremo l'indirizzo e provvederemo a inoltrarla.
Non chiederci indirizzi dei soci: per disposizione di legge non possiamo darli.
©2002-2003-2004 Il club degli autori, Giancarlo Vecchiarelli
Per comunicare con il Club degli autori:
info@club.it
Se hai un inedito da pubblicare rivolgiti con fiducia a Montedit
 
IL SERVER PIÚ UTILE PER POETI E SCRITTORI ESORDIENTI ED EMERGENTI
Home club | Bandi concorsi (elenco dei mesi) | I Concorsi del Club | Risultati di concorsi |Poeti e scrittori (elenco generale degli autori presenti sul web) | Consigli editoriali | Indice server | Antologia dei Poeti contemporanei | Scrittori | Racconti | Arts club | Photo Club | InternetBookShop |
Agg. 03-06-2004