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            Gabriella Galloni Galimberti
            (in arte Speranza) Nata a Milano il 14
            settembre 1950, ha trascorso tutta la sua vita nella
            città natale, che ama moltissimo.Decadentista convinta,
            terminati gli studi magistrali, si è interessata
            alla letteratura, studiando gli autori a lei più
            cari e cimentandosi in modeste opere, rimaste sempre tra
            le mura domestiche.Sposata con un architetto di
            cui apprezza la vena artistica, ha un figlio con cui
            divide un invidiabile rapporto culturale.Profondamente credente, non
            tollera il bigottismo.Affascinata dalla figura
            dell'eccentrico parigino Des Esseintes, del noto romanzo
            «A Rebours», sogna un'esistenza appartata dal
            resto dell'umanità, che disprezza con tutta se
            stessa. | 
   
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                Uscir nella nottea trascinare i passisul sentiero della vitascosceso nel nullafra filari interminabilidi vissuti ricamati di ghiacciodove il presente si tuffaargentatonel pianto di luna,dove il futuro,cullato da stelle,frivola giocaun gioco celato.   A te mi rivolgo,Dopo un 'si lungo cammino,Padre mio,Che freddo giaci copertoDa terra, da ghiaia,Da fiori a me prediletti,E mi riposo nel tuo solenne riposo...A te offro nell'umida albaD'un giorno qualsiasiDi fragile vita il ricordo spontaneoDi bimba sperduta che ancor appresso,Ombra insistente,Trascino fedele nei dì...A te dono le lacrime mie lenteChe fermo costante sulle dita minuteAncor vuote, vuote anche di te...A te regalo, quale dono prezioso,L'umile mia triste preghieraChe sale col respiro affannosoDi vita delusaChe il mondo tuoIgnora per non sciuparL'etereo suo incanto...Si posa affranta sul tuo spirito vivoLa fronte mia e la mano tua grande,GenerosaSi tende fra cielo e terraA scompigliar ancorI riccioli mieiRibelliNella tarda sera,Nell'inutileMia sera velata...   Scolpito nella notte,fra denso fumo di dolore scioltoche lento sale nel cielo neroad abbracciar le stellevedo il tuo voltobianco di madonna brunaun poco ambrato per quel raggio lunareche i tuoi sorrisi indora e vivi fagli occhi a me distanti,lucciole che segnano il cammino.Una nuvola viaggia pellegrina,malvagia copre l'eterea tua figurache oggi, nell'aria frescadel solitario mondo mio,invano cerco sperdutafra silenzi, rimorsi, segreti,rimpianti, ribelli vendette.Che faccio, senza il profilo tuocolor del miele, per ritrovar me
               stessa?Mi vedi...Mi senti...Ascolta...Corro una corsa vanain questo inferno che brucia le tappe,vivo una vita ingratain questo girone di demoni perfetti,cado e ricado, mi ferisco,imperfetta, e sempre sgorga sanguedall'ampolla del temposul tappeto scivoloso dell'ignoto
               destino.   Non so chi sonoTi sorprende?Io mi confondoQuando mi specchioFra le ragnatele,Culle danzanti di noia,Che mai si distruggonoFra i meandriDella solitudineChe avvolge le stanzePrigionieredove un battito d'aliSi sperde nel silenzio.Del mio silenzio.Scivolo sul sentieroDove gli altri camminanoIn fila,Brancolo nel buioDopo che si è spentoL'ultimo fiammiferoChe riscaldavaLe mie mani gelide.   AssopitaSperdo lo sguardoLassù,Mare infinito,Dove piccole gondole biancheScivolano lente,S'incontrano,Si scontrano,S'uniscono,Si parlano, forse,Del grande mistero,Di vitaOltre la vita...SussurranoGhirlande di sussurri,Ninna nannaDel cieloArmoniosoChe danzaFra la paceDi spiriti celati...Solo l'ecoMi giungeIndenneE non mi sento sola:So che vivrò! 
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