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LA PIÚ GRANDE
ANTOLOGIA VIRTUALE
DELLA POESIA ITALIANA

Poeti contemporanei affermati, emergenti ed esordienti
  Poesie di
Franco Bernardini

 
 

Sul treno Milano-Roma alle ore 19.00

 
Antitesi
 
Trancio di tramonto
svenduto
a prezzi di scampolo
per un pugno
di ciminiere inquinanti.
Rincorro esausto
un orizzonte inquieto
per ritrovare soltanto
visioni selvagge
di orrido progresso
che immane
lascia sul campo
vittime evolute,
solo in apparenza.
 
Anacoreta antico,
incompreso e deriso
nell'altrui corsa
affannosa al successo,
conservi sempre
il saggio segreto
del penetrante
silenzio oculare
per la cometa,
che fende cieli lontani,
ancora indenni
da barbare invasioni.

 
Il gatto
 
Amo del gatto:
l'agile balzo
fin su la dispensa,
la cortese assenza,
il sano egoismo
e l'indifferenza,
lo strofinio leggiadro,
il profondo sguardo,
lesto d'azione
nel predare cibo,
la follia ribelle,
la melanconia,
sornione s'accovaccia
per farsi carezzare,
indi s'erge, si stira
e in altra parte alloggia,
pronto a rinvenire
al piacimento proprio.
 
Tollero in lui con sforzo,
le prede di caccia
portate in cima al letto
e il rostro delle unghie
su poltrone e pareti.
Lo strozzerei alfine
quando per sfregio e affronto
orina beffardo sul tappeto.
 
Morale spicciola:
 
vorresti essere un gatto?
fossi mica matto.
Perché è vezzo dell'umano
per egoismo "insano"
trovare normale
trasformare il micio
in comodo transessuale.

 
Gabbiani
 
Arabeschi nell'aria
leggiadrie di volo.
Variabili ardite
d'iperboli e coniche.
Ali distese e nivee
fendono spazi protese
con antica perizia
di maestro d'orchestra.
Lo scroscio dell'onda
allo scoglio
detta un magico ritmo.
 
Espressioni di libertà
e d'insperate evasioni:
due gabbiani da tempo
s'annidano in gruppo
sulle balze del tetto,
che guarda a ponente.
 
Or uno si poggia goffo
nel corpo ingobbito
col becco adunco e lungo;
stride un verso
sinistro e sgraziato,
che lacera anco il frinire
sordante delle cicale.
È un richiamo continuo
invadente, penoso...
messaggio accorato
di chi soffre, che è solo.
 
Il compagno è in discesa
affiorando sull'acqua
colla preda nel becco.
È rapida intesa:
due tuffi di nuovo
in moto fendente
gioioso e vibrante.
 
Continuano i sogni
dei giovani inquieti
ignari presenti
dell'anomala stasi.
 

Terrazza sul Golfo Paradiso
 
Il generoso abbraccio
dei declivi rupestri
scivola verso il mare,
plasmando repentino
immemore
anfratti sculture
per madrepore e polipai:
pozze diverse
con gole profonde
declinano in superficie
sinfonie di azzurri intensi,
vellutati, rimanti.
 
I serici vaghi chiarori
di un'alba avoriolina
trapassano Punta Chiappa,
vincendo l'eterna battaglia
sulle tenebre della Torretta,
che laggiù sbadiglia segnali.
 
Immerso tra aloe,
carnegìe ed agave,
inerte testimone sgomento
dell'impari duello resto:
troverà rivincita il faro
solo più tardi
al calar delle ombre.
 
Rituale prodigo
di sensazioni vibranti
che veleggiano libere
al di là dei candidi cirri
in compagnia di solitudini plaghe
e d'un gabbiano,
dal roco verso,
che infrange ignaro
improbabili sogni.

 

a Tea

 
Canto a due voci alla luna
 
Oh mia misteriosa: così limpida e pura!
Ch'io possa rischiarare attraverso te
l'intimo di una ferita da lungo spenta
satura di scempio e di tristezza.
Vorrei ali di fuoco che mi trasportino
oltre i confini impervi del cielo
ond'io plachi questa profonda angoscia.
 
Sai risplendere al sole
come minute scaglie di ghiaccio,
divampa la tua suggestiva magia
nel catino del mondo:
pronta già a sciogliere
della adulazione suadente
i cristalli gelidi e aguzzi.
 
Sfera incantata rutilantemente
percorri suprema strade interdette
a gente che vaga cieca come noi mortali
alla ricerca affannosa
di briciole di verità disperse al vento.
 
Illumina quanto basti impervi cammini
onde rifocillare le affaticate membra
all'allegra fonte rupestre
in un concerto soave di contrasti e di umori
d'accantonare disperate melanconie.

E dal profondo: aiutati!
 
Raggi dorati trapanano
all'imbrunire boschi di betulle.
Coni di gioia infieriscono
sulle imminenti penombre
perdendone il confronto.
Buio indistinto maschera
le recenti nudità
che rami invocanti
impotenti subiscono.
Suoni irrequieti
lacerano a tratti
visioni incantate
con timori ancestrali
ed una coltre di grigi
sempre più intensa
aggredisce remote solitudini.
Crolla d'intorno
il mito dei pretesti
e resti indifeso
con le scarne paure dell'io,
sperando che il giorno
sopraggiunga veloce
a diffondere nebbie
evasive e diffuse.
Ma tu sei lì, sempre,
nel gioco perverso
contro te stesso:
lanci grida d'aiuto
con vigoria strozzata
e solo il sordo silenzio
risponde muto,
incutendo timori profondi
di non riuscire a trovare
brandelli di forze
negli anfratti dell'anima.

A chi ha riposto
nel cassetto
una ribellione latente.
... Sogno antico
dimenticato
finché non provoca:
 
La burrasca
 
Da oriente sferzate di vento
sibilano a mulinello
spazzando le cose
e la pioggia di traverso
bagna gli spiazzi aperti
del porticato del centro.
Anche i più reconditi
pertugi vengono visitati
dalla natura in forza
che netta, violenta e vince
ogni resistenza, vana.
Penetra il freddo e l'angoscia
nel corpo e nelle membra fradice,
e nel sedimento degli anni
e nei ricordi, e nei volti,
e nei vagiti infantili,
e nelle disperate grida
degli amori andati...
 
Assorto rimiro e colgo
quest'ultimo fiore salvo,
nato per voglia o per caso,
tra un cespo di ortiche
e la gramigna, col tempo.

 
Albero di Natale all'Epifania
 
Cono di sogni e di luci,
selvo messaggero di promesse antiche,
ambasciatore di sani propositi,
confessore paziente e redentore di peccati,
costruttore di felicità genuine e artigianali,
esattore di promesse, espiatore di colpe,
seduttore di animi genuini e ingenui,
pagana espressione di fecondi materialismi,
tacito compromesso tra 'l sacro e 'l profano.
Sei stato allestito con gioia e trasporto
con la speranza di sempre dai cuori infantili,
ricoperto di doni con l'opulenza del perdono,
fasciato di lustri e paillettes
come una vecchia madama alla festa sociale.
 
Ci guardi ora smunto e smarrito
dopo essere stato depredato d'ogni tua cosa,
disegnando per terra con inermi aghi
figure di tristezza che sanno di quaresima,
pronto per ravvivare il focolare.
 

Frammenti
 
Cosa può restare
di un attimo fugace?
di briciole d'illusione
ghirlandate a festa?
di due occhi turchesi
ridenti di gaiezza
a fatica riposti nell'oblio?
 
Residui amari
sedimentati in petto!
 
Tramonto cupo,
tragico e veritiero.
 
Dell'irreale sole
da Dulcamara tinto
quale finto elisir
di nuova giovinezza:
poco resta al domani,
ma sulle fredde spoglie,
vestite di tristezza,
fendenti voli
di uccelli migratori
in un'alba serena
radiante d'Amicizia.


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 Agg. 04-04-2003