LA PIÚ GRANDE
ANTOLOGIA VIRTUALE
DELLA POESIA ITALIANA

Poeti contemporanei affermati, emergenti ed esordienti
Francesco M.T. Tarantino

Francesco M.T. Tarantino nasce il 24 maggio 1953 a Mormanno (Cs). Si laurea in Filosofia il 1980 presso l'Università degli studi di Firenze. Nel 1978 firma i testi del Long Playng Carpineta inciso dal gruppo omonimo. Recentemente alcune sue poesie sono state tradotte in inglese, musicate ed incise dal gruppo internazionale Sunburst. Gelosissimo delle sue cose, non ha mai partecipato a nessun concorso finché qualcuno o qualcosa gli ha fatto cambiare idea...


 
Morire di maggio
 
Quali abbracci e sospiri hai dovuto lasciare
fra l'incanto dei sogni e l'andare mattutino?
Calavi gli occhi sulle cose ancora da fare
e gli appunti fra le pagine di un taccuino.
 
Brevi echi di nostalgie di momenti lontani,
scenografie sconnesse confuse ed evanescenti.
L'angelo bianco-vestito che ti tende le mani:
è questo il momento di spegnere i sentimenti.
 
E si spegne il tempo, il giorno, ogni cosa;
si spegne il ricordo di ogni attimo di storia,
svanisce ogni odore, il profumo di una rosa.
Naufragar nella notte senza più memoria....
 
Neanche il tempo di salutarti, amica mia,
dedicarti una canzone, tenerti per mano;
passeggiare con te attraverso una poesia,
come fosse l'ultima, che ti porta lontano.
 
Mi manca il suono della tua voce elegante,
il tuo sguardo curioso, compiaciuto e signorile,
la tua stima che mi rendeva importante;
mi incantava il tuo sorridere sempre con stile.
 
Ci siam visti poco e poco ci siam detti,
lascia che ti dica che dopo il naufragio
ricondurrai i tuoi passi su prati benedetti,
rivivrai il tempo sulle corde di un adagio.
 
Ti ritroverai bambina fra la sabbia e il mare,
giocare con gli angeli fra il cielo e l'avvenire,
tessere i sogni su un telaio crepuscolare
incontro alla sera senza misteri da capire.
 
Di maggio son nato anch'io e conosco le rose,
ho attraversato assenze ed ho avuto coraggio,
domandai perché? a Dio ma non mi rispose;
rispondimi tu, se puoi, com'è morire di maggio?...

 
Cosa vuoi che resti...
 
Restano i sogni resta il tempo e le vele
Per confondere il mare con il cielo di sera
All'ombra del luccichio di mille candele
Andando incontro da un canto di primavera
 
Non sarà l'azzurro o il verde di un prato
A confonderci il sonno straziato dai cani
Veglieremo la luna d'argento incantato
E come lupi danzanti batteremo le mani
 
Cosa vuoi che resti dei raggi del sole
Oltraggiato ed offeso da maestri idioti
Soltanto le inutili misere scarne parole
Di quegli scrittori maldestri ed amnioti
 
Noi che navighiamo i mari in tempesta
Fra tenebra ed ombra coi cuoi sospesi
Corriamo lontano da chi ci calpesta
Ché l'alba non ci trovi sconfitti ed arresi
 
Donne che aspettate sul dorso del mare
Vederci stanchi ubriachi cullati dall'onde
Se anneghiamo continuate ad amare
Lo spirito libero di chi non si confonde.

 
Disincanto
 
Di un incanto di quiete ed armonia
In questi anni tumultuosi e indecisi
Ho tessuto i miei pensieri e la fantasia
Perché la distanza ci teneva divisi
 
E quanta pioggia prima di un ritorno
Mi ha bagnato le scarpe e il cammino
E in ogni passo mi si stringeva attorno
La figura del mio pregare mattutino
 
E cadevano i veli della tua bellezza
Come fantasma rincorso per strada
E pur se gridavo la mia amarezza
Sentivo nella carne affondare la spada
 
Di tanto spirito affine persi coscienza
Per una manciata in incomprensione
Io provinciale senza alcuna pazienza
Ostinato e testardo non volli ragioni
 
Piangermi addosso e quel che so fare
E forse capire un incanto sbagliato
Lo so che la vita ti costringe ad andare
E non hai tempo per un fratello inventato
 
Non te ne voglio non me ne volere
Se faccio il poeta e racconto illusioni
Vigila sempre attenta a non cadere
Su un amico un'amante o altre passione.
 
E quando ci vedremo di tanto in tanto
Berremo una coppa di vino fresco
Anche se il mio sarà mescolato di pianto
Fa che il tuo sia limpido come Francesco.

 
Fiore nero
 
Macchiato di rosso
Ogni filo di cuore e ogni pensiero
Inciampai in un fosso
E riconobbi i semi del fiore nero
 
Li ricoprii di luna
E di pioggia e vento ne curai la sete
E nel sonno di terra bruna
Ogni cuore e l'anima trovò la quiete
 
Resta il ricordo
Di un mattino senza più calore
Delle tue parole
 
Che porto dentro e che non scordo
Quando il mio fiore
Lascia una lacrima e s'apre al sole

 
Guerra
 
Ai neri fumi di guerra seguiranno le fiamme
Alle polveri l'odore del sangue e della morte
Non ci saranno occhi a pianger sulle salme
E gli sciacalli annuseranno membra contorte
 
Brandelli di carne ferita e di ossa storpiate
Vesti strappate a morsi da cani e da canaglie
In nome di padri di patrie e bandiere infangate
Tra il fischio del vento e gli spari di mitraglie
 
Lontani da casa dalle mogli e dai figli malati
Senza un sorriso che scuote il finire del giorno
Solo il pensiero e la paura del nuovo mattino
 
Guardare occhi che sognano sogni dimenticati
E la pioggia che spegne la speranza del ritorno
Senza l'arcobaleno che ci indichi il cammino.
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©2005 Il club degli autori, Francesco M.T. Tarantino
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Ins. 19-10-2005