LA PIÚ GRANDE
ANTOLOGIA VIRTUALE
DELLA POESIA ITALIANA

Poeti contemporanei affermati, emergenti ed esordienti
Flora Lalli

Flora Lalli è nata a Roma da madre toscana e padre molisano. Ha vissuto l'infanzia e la giovinezza a Campobasso, dove ha conseguito il diploma di abilitazione magistrale. Ha frequentato la facoltà di Lettere del magistero romano, senza, però, completare gli studi. Nel 1980 ha ottenuto l'insegnamento di ruolo nel circondario di Milano ed è rimasta per ben ventiquattro anni in Lombardia, dove ha sposato un bresciano ed ha avuto due figli. Pluripremiata nei concorsi letterari nazionali, ha pubblicato tre raccolte di poesia ed è inserita in numerose antologie e riviste letterarie. Recitals di poesia sono stati tenuti nella provincia bresciana. Ha composto alcuni testi da musicare.
Dall'adolescenza si dedica anche alla pittura ad olio e ha fatto parte dell'Associazione artistica "Martino Dolci" di Brescia, partecipando a collettive e mini-personali. Nel 2004 si è trasferita a Campobasso con la sua famiglia.

 
CANTO NOMADE
 
La musica errabonda
scivola e rimbalza,
esplode il canto nomade
nel notturno d'agosto.
-Siamo tutti stranieri,
siamo tutti stranieri!-
Convulso movimento
di riccioli scomposti,
di chiome giovanili
La danza ti trascina
e non ti lascia stare..
-Siamo tutti stranieri,
siamo tutti stranieri!-
"Les Troubl'Amours",
un ritmo gitano,
forza di piedi nudi
battuti sul selciato.
Siamo tutti stranieri
in fuga verso un sogno,
un po' artisti, un po' hippy
possiamo ritornare.
Siamo tutti stranieri...
E sulle onde arrivano
in fuga verso un sogno,
laceri e disperati...
Siamo tutti stranieri.
Chi vorrebbe respingerli
non sa di essere in fuga,
egli stesso straniero.
E la musica accoglie
la luce delle stelle,
solleva il canto nomade
in fuga verso un sogno.

 
QUEL GIORNO

a Desiree Piovanelli

 
 
Quel giorno
andasti fiduciosa alla cascina,
ma non vi trovasti
i piccoli gatti che amavi.
Altri attendevano la tua venuta.
 
Eri un bocciolo, Desiree,
dischiuso al sole della vita;
non presagivi il tradimento osceno
che ti avevano teso.
 
Quel giorno
conoscesti quale abisso
può nascondere il cuore dell'uomo,
quale rabbia infernale può infierire
su un'inerme creatura.
 
-Lasciatela!-Urlarono le pietre,
l'erba, gli alberi, gli uccelli, il cielo.
-Non la tocchi la vostra turpitudine,
i vostri sguardi impuri non la sfiorino!-
 
Quel giorno
il tuo pensiero al cielo si congiunse,
mentre l'atroce solitudine
incontrava la croce.
E il cielo pianse sul tuo martirio.
 
Quel giorno
anche Dio sanguinò
baciando la bianca colomba
che avevi nel cuore.
 
 
 

(Poesia vincitrice del Premio Speciale Unico per il Molise al Concorso letterario "Histonium 2006" di Vasto - Chieti)

 
 

 
 
 
AUTUNNO PADANO
 
Pallida l'alba si leva
vestendosi di tinte rarefatte,
mentre il silenzio della notte indugia
sulle cose occultate:
lattescente è il percorso
verso il giorno operoso.
 
Anche l'autunno in Val Padana sa
il trionfo del sole.
Ma questo fluttuante
grigio-rosato impalpabile muro
che s'innalza davanti
e pare impenetrabile
e poi svela realtà con parsimonia,
quest'appannante, greve umidità
che idrata il volto e resta sui capelli,
forse è un crescendo di incompiuti sogni
sfuggiti dalle dita della notte.
Incamminarsi soli nella bruma
ha il sapore di un viaggio alla scoperta
di un'orfica realtà.
Vano è voltarsi indietro,
impossibile resta ogni orizzonte.
Vivo è soltanto il battito ovattato
dei passi sul selciato,
l'attimo interminabile, assoluto
di solitudine circondante, escludente,
quell'attimo per cui
ogni parvenza ha una sua levità
e una sua meraviglia e un suo mistero.
 
Resta così,
per uno spazio breve,
sospeso il tempo
se, in una dissolvenza di pensieri,
la mente, nel preludio di altre cure,
si concede al suo Zen.
 
 

(Tratta dalla raccolta "Il vento tra i capelli" - edizioni "La Conca" - Roma)

 
 

 
 
ASCESA
 
Precipita la sera di cristallo
sopra rocce innevate, frantumandosi
in mille specchi d'angelo.
 
Questo cielo di luce
schietto come diamante,
oh, lasciate che incida
su la curva dei monti
un segreto sentiero!
E che l'anima ascenda furtiva
all'atteso convito d'amore
in remote regioni di astri.
 
Così affiori l'arcano
invincibile e muto
come stella che buca lo spazio.
 
 

Lirica prima classificata al Premio "Le Nuvole - Peter Russel 2005" di Napoli.

 
 

 
 
I FANCIULLI VIOLATI
 
I fanciulli violati
hanno lacrime senza parole,
hanno ali di sogno
ferite da mani brutali,
hanno fughe di tetti scoscesi
su cui camminare
ed anfratti nascosti alla gente
da dovere esplorare.
I fanciulli violati
s'inventano giochi nel sole
e poi lavano all'acqua di fonte
ogni oscuro dolore.
Quand'è sera raccolgono tutte
le loro paure
e ne fanno dei mazzi di stelle
per vincere il buio.
Ma la notte è soltanto
un abisso per precipitare
e i fanciulli violati
ci urlano invano nel cuore.
 
 

Segnalazione al Premio "A. Giovannitti 2008" di Oratino (Cb)

 
 

 
 
 
UTOPIA
 
Riscattare la vita,
attorniarsi di un gruppo di sodali illuminati
-a questo punto non saprei se umani
o alieni trasmigrati!-
Insieme investigar giocondamente
l'eterno "come", il "perché", il "quando"
e il "dove", senza ottusi confini,
senza rigidità d'appartenenze
della razza, del sangue,
senza stereotipati schemi precludenti
l'avventura dell'oltre.
Riscattare la vita
in un connubio di giuste dosi,
tra un tuffo lieve nella speculazione filosofica
e la poesia di una schietta risata,
bevendo a larghi sorsi aria pulita
insieme al proprio drink esistenziale.
Senza remora alcuna disquisire
di trascorse esperienze, di emozioni,
di temerari inauditi progetti.
Riscattare la vita
nell'amorosa degustazione
dell'arcana bellezza dell'Inutile,
beffando quindi, con sapiente ironia,
competizioni e trappole dell'ego.
E riempirsi lo sguardo di colori
-osannanti creature della luce-
ed offrire all'udito -immenso OM-
musicali silenzi.
Riscattare la vita
viaggiando insieme,
ciascuno nel suo libero sentiero,
sfilandosi l'impaccio dell'involucro
fatto di sorpassate consuetudini
e poi intonare ad una voce sola
-sfida dell'impossibile-
un Magnificat!
 
 

 
 
 
 
LA DIMORA DEL VENTO
 
Nasce nella puerizia quell'incanto
che fa levar l'aliante nella mente
alla ventura, mentre il cuore chiede:
-Dove sta la dimora? Dove andiamo?
Dove conduce il viaggio?-
Si va curiosi, incauti, festosi,
muovendo incerti passi
verso incognita gioia che ci spetta
come un'inconquistata ricompensa,
e la poesia del vento fa planare
le ali nell'azzurro che conduce
all'approdo su un'isola promessa.
E' l'innocente regno dell'amore,
stagione verdeggiante di delizie
dove adagiare i sogni adolescenti
ignari ancora di caducità.
Ma giunge presto o tardi la tempesta,
spingendo quell'idillio alla deriva,
chè malinconica è la gioventù
mentre incalza, gravando dolcemente
nella carne e nel cuore.
Forse è poesia incontrarsi
per sussurrarsi poi: -Ti riconosco...
Mi appartieni... Vieni...
Torniamo insieme alla dimora ambita!
Finché non si riveli l'esperienza
della passione lo struggente inganno
perpetrato da un dio per vincolarci,
con oppiacea fiducia, alla pena terrestre.
Prosegue allora il goffo tentativo
di abbandonar lo stelo per migrare,
leggeri come seme di soffione,
e ravvisare nuove appartenenze
che ci illudano ancora
d'una qualche parvenza di realtà.
Ahimè, poesia, cercarti solamente,
come il mistico hindù, nel sentiero
del grande Nulla!... E' questa veramente
l'estrema soluzione che ci attende
per conservare il pertinace sogno
di annientare la morte?
Come un miraggio tu baleni, a tratti,
in questo breve spazio a noi concesso
di rincorsa all'Ignoto e come brezza
ci aliti alla fronte, soavemente...
poiché la tua dimora misteriosa
è dimora del vento.
 
 

(Primo Premio assoluto al Concorso letterario "Le Nuvole - Peter Russell 2006" di Napoli)

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