Autori contemporanei
affermati, emergenti ed esordienti
racconto di
Elisabetta Angelotti
LA BARCA A VELA
 
Sprofondato nella sua poltrona Reggenza, rivestita di cashmere indiano nei toni biscotto, corallo e rosso, Andrea stava sfogliando gli album di fotografie che racchiudevano i ricordi più belli della sua vita matrimoniale con Lara.
Il giorno delle nozze. Lei che, in uno spumeggiare di trine, entrava in chiesa al braccio di suo padre, lui che le andava incontro, il loro in-cedere verso l'altare e le loro espressioni commosse e gioiose di quella giornata.
Il viaggio di nozze a Venezia. Il vento che agitava i lunghi capelli biondi di Lara mentre la gondola avanzava nell'acqua verde e schiumosa della laguna. Sullo sfondo si scorgevano le cupole grigie del duomo, il campanile di San Marco e uno stormo di colombi che svolazzavano nel cielo azzurro. Poi lei lo salutava dal Ponte di Rialto. Quindi entrambi erano ritrat-ti al Gran Caffè Ristorante Quadri.
Il loro primo Natale insieme. Tutti riuniti nel gran salone arreda-to con superbi mobili in stile Luigi XV. Lui che le allacciava un girocollo di cui le aveva appena fatto dono. Poi l'abbracciava davanti al caminetto dove ardeva un ceppo di ginepro scoppiettante.
La nascita di Mattia. Un anno dopo il matrimonio. Lara, raggiante, lo teneva in braccio per la prima poppata. Il battesimo. Le foto con i nonni…
Andrea chiuse l'album mentre un mare di ricordi lo sommerse fino a sopraffarlo.
Il suo primo incontro con Lara. Lui si era appena laureato in archi-tettura e aveva deciso di trascorrere le vacanze estive dedicandosi al suo sport preferito: la vela.
Aveva una barca, un cabinato di dodici metri, il Nautilus, che teneva ormeggiato al porto di Viareggio.
Quel giorno si stava accingendo a salpare per costeggiare il litora-le della Versilia.
Aveva notato una ragazza alta e bionda con curve mozzafiato che sta-va percorrendo il molo. "È proprio il mio tipo" aveva pensato e l'aveva salutata, sorridendo.
- Bella barca - lei aveva osservato. - Nautilus come il grosso mollu-sco marino con la conchiglia a forma di spirale. -
- Vuoi fare un giro? - le aveva proposto. - Sto per partire. --
Lei aveva accettato con entusiasmo.
Lara aveva diciotto anni. Abitava a Viareggio e aveva appena conse-guito il diploma magistrale. Era una ragazza briosa, simpatica e aperta a nuove esperienze.
Durante la navigazione si era lasciata contagiare dall'amore che Andrea nutriva per il mare e la vela e, quando erano rientrati nel porto, aveva sperato di poter rivedere quel giovane alto e bruno dal fisico atle-tico e dal magico sorriso.
Nei giorni successivi avevano veleggiato nel mar Tirreno e nel gol-fo di La Spezia e una sera si erano amati nella cabina bianca e azzurra del Nautilus mentre il mare faceva rollare dolcemente l'imbarcazione.
Una volta terminate le vacanze, lui era tornato a Firenze, ma il suo cuore era rimasto sulla sua barca a vela.
Così aveva trascorso là ogni fine settimana insieme a Lara finché in ottobre avevano coronato il loro sogno d'amore, divenendo marito e moglie e lasciando disorientati i genitori di Andrea, che avevano giudicato la decisione troppo affrettata.
- Non potreste fare le cose con più calma, ragazzi? - avevano obietta-to entrambi.
Invece, a dispetto dei dubbi dei signori Venturi, Andrea e Lara si a-mavano veramente e la loro unione era stata felice fino al giorno in cui lei, a quasi quindici anni dal matrimonio, era stata colta da un malore ed era spirata fra le braccia del marito.
- Un aneurisma cerebrale - aveva sentenziato il medico del pronto soccorso.
Andrea non riusciva a farsene una ragione. "Aveva appena compiuto trenta-cinque anni" si ripeteva spesso. "Era così giovane e non aveva alcun pro-blema di salute".
Si sentiva depresso. Era come se fosse morta una parte di se stesso. Aveva Mattia, ma il ragazzo non riusciva a colmare il vuoto lasciato da Lara, da quella donna così vivace, intraprendente, decisa.
Un paio di mesi dopo la morte della madre, Mattia era andato in vacanza in Sardegna con i nonni paterni e Andrea aveva deciso di tornare sul Nautilus per poter star solo a meditare, a ricordare, a comprendere.
Sulla barca a vela aveva avuto la sensazione che sua moglie fosse ancora viva, ne aveva avvertita la presenza, gli era parso di udire la sua voce e di sentire il suo tocco.
Non era riuscito a distogliere il suo pensiero da lei, dal loro incontro, dai quindici anni trascorsi insieme.
Era rientrato a Firenze e si era riproposto di non tornare più sul Nautilus perché là la sua sofferenza si era fatta ancora più pro-fonda.
Poi, con il trascorrere dei mesi, aveva pensato di ritrovare una compagna. Aveva soltanto quarant'anni e la solitudine lo opprimeva.
Le sue prime esperienze con le donne erano state disastrose. Non riusciva a provare nulla per loro. Soltanto attrazione fisica. Nessuna era in grado di reggere il paragone con sua moglie.
A parte il fatto che Lara era effettivamente dotata di indubbie qualità, si rendeva conto di averla idealizzata, posta su un piedistallo e di aver sublimato tutto il tempo trascorso insieme, infatti, quando pensava a lei, non riusciva più a ricordare un suo difetto o un'ombra nella sua personalità.
Fra l'altro, non poteva fare a meno di portare avanti relazioni parallele, dal momento che gli pareva che due donne riuscissero a dar-gli ciò che una donna sola non era in grado di offrirgli.
Poi capiva che neppure due partner riuscivano a placare il suo dolore e a renderlo sereno.
Un giorno, infine, aveva conosciuto Margherita, una trentacinquenne separata, proprietaria di un atelier nel centro di Firenze.
Margherita si era rivolta a lui per dei lavori di ristrutturazione del suo attico di via Tornabuoni e lui era rimasto colpito dalla sua figura snella ed elegante, i capelli castani ricchi di riflessi dorati e gli occhi chiari.
Fra loro era scattata subito una forte attrazione fisica e An-drea aveva pensato che quella donna intelligente, colta, raffinata, dotata di una classe al di fuori del comune avrebbe potuto essere un'ottima com-pagna.
Così, dopo alcuni mesi di frequentazione, le aveva proposto di trascorrere un week-end sul Nautilus, imbarcazione sulla quale non era più stato né da solo né con le sue amanti.
Appena si era trovato sulla sua barca a vela, una profonda infeli-cità si era nuovamente impadronita di lui.
"Accidenti" aveva pensato. "Perché ho voluto rivangare il pas-sato?"
Quando erano rientrati a Firenze il loro rapporto aveva cominciato a deteriorarsi perché Margherita si era resa conto che lui non aveva ancora dimenticato sua moglie e il suo matrimonio.
Un paio di mesi dopo lo aveva lasciato.
- Ti amo troppo, Andrea, per continuare a stare con te - gli aveva detto. - Se non ti amassi, mi preoccuperei solamente di fare del sesso, ma io ti voglio con me mentalmente, non solo fisicamente. Sei un uomo straordinario, ma non posso accettare tale compromesso. --
Una volta conclusa la storia con Margherita, aveva ripreso le sue av-venture senza significato con donne belle, ma che non riuscivano a stimolarlo a livello intellettuale.
Poi aveva capito di aver commesso l'errore di aver cercato subito una nuova compagna e, per di più una donna che, fisica-mente e caratterialmente, gli ricordasse la moglie.
In quel periodo aveva sentito la mancanza di Margherita, l'unica don-na che aveva apprezzato per le sue qualità e non per le affinità con Lara, l'unica che era riuscita a dargli affetto e comprensione.
Aveva concluso che era giunto il momento di spezzare i legami con il passato e ricominciare da capo. E così aveva venduto il Nautilus.
"Non ho neppure quarantacinque anni" pensò Andrea mentre riponeva gli album nel cassettone di noce. "È giusto che pensi a ricostruirmi un futu-ro accanto ad una donna. Telefonerò a Margherita. Non so se mi concederà un'altra chance, però vale la pena di tentare, infatti, sono sicuro di vo-lerle veramente bene. Addio passato, addio Nautilus, addio Lara".
* * * * *

Racconto tratto dalla raccolta "Il canto del mare"

 
 


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Agg. 26-06-2005