LA PIÚ GRANDE
ANTOLOGIA VIRTUALE
DELLA POESIA ITALIANA

Poeti contemporanei affermati, emergenti ed esordienti
Diego Fantin
Ha pubblicato il libro
Diego Fantin - Parole rubate al vento e all'acqua
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Collana I gigli (poesia)
 
14x20,5 - pp. 68 - Euro 6,00
 
ISBN 88-6037-204-6
 
 
  

In copertina
fotografia archivio Montedit
 
Prefazione
Poesie

Prefazione
 
Con la raccolta di liriche "Parole rubate al vento e all'acqua" Diego Fantin torna a mostrare il suo amore per la poesia, una poesia, la sua, che negli anni si è fatta sempre più intensa e vibrante, divenendo ora strumento di trasfigurazione della realtà, ora amara riflessione sull'esistere, ora tentativo di riappropriarsi di emozioni vissute o sognate. Un discorso poetico che aiuta il lettore a staccarsi dalla materialità e ad intensificare il rapporto con la natura, il creato e soprattutto con la propria anima.
L'antico istinto di dire, di estrinsecare ciò che ha dentro, di rivisitare e reinventare la propria presenza nel mondo, porta continuamente il poeta a tradurre in versi ciò che sente emergere dentro il silenzio dell'anima...e a comunicarlo agli altri, al mondo.
"Noi, le anime": l'odore, il nostro/che sapeva/di sereno e di pace. "Dispensatrice di sogni": la notte/essenza furtiva. "I miei pensieri": a volte non finiscono/ma si confondono come si confondono/laggiù/il mare e il cielo. "Affascinata invidia": e guardo affascinato/mamma e bambino senza capire/dove finisce l'una/e inizia l'altro/ed invidiando/quell'intimo contatto. "Verso il calar del giorno": e poi, la vita io l'amo ancora/ ...nonostante! "È troppo grande": voli/su quella scopa/libera strega anche se è ancora grande/forse troppo quella paura grande/dell'ignoto.
Nei versi di Fantin, scavati nel profondo, si celano i temi dell'amore, i sogni, la natura, la guerra e le violenze, le nostalgie dell'infanzia, il bisogno di pace, di calma e di riposo... Fantin traduce i suoi pensieri, i suoi moti interiori in poesia intesa come principio e speranza di un mondo migliore, un mondo dove la bellezza conviva con la giustizia.
In "Tempo scaduto" escono passi senza parlare/ma passi fini e stretti quasi... per aspettare un passato che non è mai stato. E poi "Gli occhi del cielo", con ...colori che sanno di pioggia e vento, e "Un tocco di" con occhi illuminati/da un tocco di follia. "Variazioni di bosco" ha tavolozze di colori/ora tenui ora violenti/e in mezzo a loro cespugli di silenzio. "Nel crepuscolo" anche le pietre si bagnano. ...e rubano la luce al cielo.
Una lingua deputata a dar voce alle tensioni, ai sentimenti, alle domande, alla presenza reale del paesaggio che pulsa sullo sfondo di ogni lirica. Fantin parla di "Fatica", di "Timidezza", della "Voce di vento", della "Terra di confino" dove il tempo non parlava, del "Dio dell'alba", di "Eternità e infinito", di "Amore assoluto", di "Surreale" dove nasce muta l'aurora/ed il mare non chiacchiera.
Suggestioni che partono da lontano, echi seducenti di emozioni sottili, senza tempo. Dai versi di Fantin esce una musicalità tersa che compie i percorsi della luce e delle tenebre, alcuni sotterranei e nascosti.
"Parole rubate al vento e all'acqua" nate non so dove... Non leggerle/ascoltane solamente il suono, il ritmo, sarà coinvolgente/Ti sembreranno/vita/e della vita/le sentirai... padrone.
Fin da ragazzo Fantin amava dar vita ai propri pensieri con i versi, ma li teneva per sé. Ora ha scelto di dare una dimensione comunicativa a sentimenti e sensazioni, a ciò che segna la sua vita: gioie e dolori, malinconie, trasalimenti e stupori, riflessioni, sogni che fanno rinascere...
La sua produzione poetica ha preso forma facendosi via via sempre più consistente, tramite ritmi essenziali di parole dove si celano proiezioni, desideri, sogni e speranze, rimpianti... E silenzi che vanno oltre la parola.
E dove torna ricorrente il bisogno di scoprire finalmente il rifugio profondo del cuore. Attraverso una tensione appassionata bene espressa dal susseguirsi serrato dei versi che spesso hanno la misura di un respiro affannoso, sia quando parla di natura, di paesaggi e di silenzi..., che di mutamenti epocali che avanzano o del senso del proprio destino. Un linguaggio semplice, chiaro, che crea una fitta rete di richiami musicali, un mondo dove la memoria è un tutt'uno con la giovinezza del cuore.
Ben venga allora, in questo mondo globale dominato da internet e intranet, dalla borsa che sale o che scende... , la possibilità di comunicare con la poesia, un veicolo privilegiato di emozioni e di sensazioni profonde che danno spazio al meditare e al riscoprire le risposte fondamentali dentro di sé.
Con l'augurio a Diego Fantin che non smetta di affidare le sue emozioni a freschi versi, senza età, che fanno respirare il cuore e racchiudono il battito del tempo.
 

Maria Porra

 


Parole rubate al vento e all'acqua
 

 
 
 Parole rubate al vento e all'acqua
 
Non leggere
queste mie parole.
Non le capiresti
affatto.
Nemmeno io
conosco
il loro significato.
Sono parole rubate
al vento e all'acqua,
nate non so dove,
sgorgate non so quando.
Le ho carpite un giorno
ed imbrogliando
spacciate come mie parole.
Non leggerle,
ascoltane solamente
il suono, il ritmo,
sarà coinvolgente.
Ti sembreranno
vita
e della vita
le sentirai...
padrone.

 
Incomunicabilità
 
Tacqui...
sotto la roccia bianca
colma di urla e sospiri.
Tacqui.
Non seppi le parole
o, forse...
non le volli sapere
e allora tacqui.
Lo scardinare eterno
del vento contro il mare
mi parve ampio respiro,
effluvio di parole
che non sapevo dire
...e tacqui,
perdendo l'attimo.
Vociare di gabbiani vessò
l'aria immobile
quando, con passo esatto,
seppi prendere il volo.
...dopo, fu solo silenzio.
Solo un fruscio ignoto
mi carezzò i capelli,
ma le ali...
quelle non ebbi il tempo,
non le potei indossare.
 

 
Il dio dell'alba
 
Seccò, la pelle esposta
al vento delle rocce.
Seccò ed avvizzì all'istante.
E tu, vergine del tramonto,
te ne restavi altrove
algida e indifferente.
E l'aria secca estorse
lacrime agli occhi,
le labbra sanguinarono
e il passo diventò pesante.
Seccò, la pelle esposta
al sole dell'inganno.
Nessuno scontò
gli anni accumulati
e non ci fu un perdono.
E il dio dell'alba
tramontò domani.
 

 
Le mie streghe
 
Io ho vissuto
lune nate storte,
le vivo ancora
qualche volta.
Ho pianto
la mancanza
della luce
quando
streghe crudeli
me la rubavano
per annerirla
nel loro calderone.
Temevo
le loro voci stridule
e quando le sentivo
arrivare
tentavo di fuggire,
ma loro
erano più veloci.
Adesso
ho imparato
ad accettarle,
a vivere
con quelle voci
accanto.
Non fuggo più
ora che le conosco.
 

 
Incoerenti
 
È il vento, stasera,
che arrossa le guance
di un altro tramonto.
È il vento!
con le sue proposte
indecenti
condite di spezie
rubate ai mercati
d'oriente.
E le voci indistinte
si alternano al banco
dove si alza l'aroma
di bollenti caffè
inghiottiti
guardando lontano
con occhi vuoti ed assenti.
Io e te solamente
seduti in silenzio
a due tavoli opposti,
mescolati
alla gente di fretta,
ma da essa distinti.
Io e te sconosciuti
come sconosciuti lo sono
i mercati d'oriente
dove il vento ha rubato
gli odori e i misteri.
Io e te al contempo
vicini e distanti
con gli sguardi vogliosi
e i respiri intriganti.
Io e te, incoerenti,
con le lacrime agli occhi
ed i sogni morenti.

Noi, le anime
 
Piangeva il sole
le sue ultime
gocce di luce.
Noi, seduti a un
tavolo vecchio
di un fumoso bistrot
in un'angusta via
dell'antica Parigi,
guardavamo le ore
sorseggiare la gente.
Assaporando "Anisette"
si parlava francese
per restare nel clima.
La porta girevole,
cigolando gli acciacchi,
vomitava persone.
Noi, a quel tavolo
in mostra, proprio
esposti in vetrina
come merce di scambio
o di libera vendita,
ridevamo del tempo.
Proprio in fondo,
lontano, si vedeva
la torre spiare,
un ammasso coerente
di ferro e di cavi.
Non attirava, comunque,
la nostra attenzione,
erano altre per noi
le cose importanti.
 
 
 
Per noi il giorno
non era soltanto
un ammasso di ore,
ma qualcosa di più:
un evento!
e ogni istante importante,
da gustare, godere,
in religioso silenzio.
Alle stanche pareti
intossicate dal fumo
si sentivano le ombre
grattare gli anni,
ma il lavoro era
inutile e eterno.
Noi, andandocene,
lasciammo a quel
tavolo solamente
l'odore, il nostro,
che sapeva
di sereno e di pace.
Noi...
le anime morte.
 

 
I miei pensieri
 
A volte
i miei pensieri
non finiscono,
ma quando finiscono
finiscono là
dove mare e cielo
si confondono,
dove non si sa
se sia più mare il mare
o sia il cielo
ad essere più cielo,
dove mare e cielo
nascono e muoiono.
A volte
i miei pensieri
non finiscono,
ma si confondono
come si confondono,
laggiù,
il mare e il cielo.
A volte...
ma non so mai
le volte
quali sono.
 
 

Variazioni di bosco
 
Screziati marroni
e rossi e gialli e verdi
sapientemente mescolati
e come contrappunto
un cielo azzurro e terso
nel suo gelo. Angoli
pudicamente nascosti
ma che si lasciano scoprire
dall'occhio attento e smaliziato,
ma che presto scompaiono
e restano ricordi.
Tavolozze di colori
ora tenui, ora violenti
e in mezzo a loro
cespugli di silenzio.

 
 
Dispensatrice di sogni
 
Cadeva il sole,
maturo.
Cadeva
oltre l'intarsio
di monti
a picco sul mare.
Nessuno
lo aveva raccolto
ed ora marciva.
Le stelle piangevano
una tremula luce
e la luna, impotente,
restava a guardare.
E il sole, maturo,
cadeva
e nessuno
lo poteva fermare.
Nessuno
lo aveva raccolto
ed ora marciva.
E la notte,
essenza furtiva,
tornava, in silenzio,
a regnare.
 

 
Demònia
 
Eri lì,
nella stanza smarrita,
che emanavi mistero.
L'occhio avido
ti sfiorava il contorno,
le tue linee, le tue curve.
Si adagiava,
illuso deluso,
sul tuo labbro sensuale
marcato di rosso
e il tuo grembo cresciuto
attraeva
fino a farmi star male.
Quando un soffio di vento
carezzò la tua pelle
tu sparisti
tra vapori di luna.
E ora, solo,
respiro l'odore rimasto:
sa di donna,
di promesse e tormento,
di desiderio.
Ed ha un retrogusto...
di odore di zolfo.
 

 
Nel crepuscolo
 
Nel crepuscolo,
mi dicevi,
anche le pietre
si bagnano.
Ed io
ho raccolto molte
pietre
nel cammino,
prima di giungere
al mare.
Senza scarpe,
sulla spiaggia,
ho atteso.
Paziente
ho atteso il crepuscolo.
Ho messo
le pietre
nell'acqua del mare.
Era vero!
Nel crepuscolo
le pietre si bagnano.
...ma non mi avevi detto
che le pietre bagnate,
nel crepuscolo,
rubano la luce
al cielo.

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