LA PIÚ GRANDE
ANTOLOGIA VIRTUALE
DELLA POESIA ITALIANA

Poeti contemporanei affermati, emergenti ed esordienti
  Poesie di
Cristina Pitto
 

LIBERA VOLPE
Disegnale la pecora che
s'accompagni al fiore
e forse il fiore la mangerà
o vivranno nell'Eden della pace.
Le rose costruiscono le spine:
impigliano nubi in cotonate
e le donano agli amanti.
Legami significativi
annodano relazioni intelligenti.
Addomestica la libera volpe
e unici per l'uno e per l'altro
il pilota assicura sarete,
separati su diversi pianeti,
uniti dall'onda di grano in oro.
Ricorda, c'è un solo modo
per attraversare in barca
con lupo, pecora e fiore
e lupo tu sei, grande uomo,
impara da libera volpe
e non sarai più orda.

AGAVE
Ho vissuto all'insegna
dell'attesa in sorriso
e nel maggio piovoso
parve il divenire
della promessa disattesa.
Reggo il ghiaccio e l'arsura,
il filo del mio ago
cuce pensieri e crittografa
su anime bianche.
L'inganno del carro del sole
duplica l'inno di monadi segrete
e ciò che sfugge allo scrigno
stempera il suo vigore.
Mi ergo dalla roccia
e questo è il messaggio.
Per altri sono solo parole.

ARCOBALENI
Han tanti segreti i folli poeti
parole sperdute, non trascritte
lasciate, ignorate, non godute.
Parlano d'ascese al cielo
e ne sfidano il mistero tetro
per capire il retro
di proprie e altrui paure,
così negano le giornate dure.
In chiave di viola ti senti più sola,
vorresti ritmare una riga
rendendola canzone infinita.
Invece canta la rana,
nella notte assai chiara,
gracida insistente e forte
su zampe troppo corte.
Come ti somiglia
del limo anche tu figlia!
Cerchi tra sogni e bisogni,
fotografi cieli pieni
e scalate irraggiungibili
d'eterei arcobaleni.

EGLI VIDE
Non le stelle spiegano
le regole all'universo,
ma calcoli e leggi
di matematico amplesso.
Alla norma data
il cosmo si adattò
e in ciò fu cosa buona.
Non so se si tratti di
numero, legge superna
o progetto d'inventore,
a te basta lo splendore
del verde prato che attrasse
il puro volo d'ala.
Eri anima senza dolore
non ossa, non sudore,
non schianto, non livore
e desiderasti una carne.
Fu un tuffo, oltre il turgore
di frigidi motori in stelle.
Dietro lasciasti l'implodere,
le scie dell'illusione,
il sospetto d'infiniti cieli
in cui lo spazio microbico
è sull'unghia d'ultramondani
e ogni tozzo palmo cela
infinite altrui civiltà.
Ancora mordi l'aria,
di così difficile respiro
e annaspi alla ricerca
di quel velluto smeraldino
che ti incantò e tradì,
del riso in cascatelle d'eco
quando la vita fu tua.
Non so cosa sia il necessitato,
quanto nasce sogno o destino,
quale sia la natura dell'essenza,
né quella dei cicli chiusi dal Libro
o quanto i cieli si rinnovino
nei tempi degli uomini e delle ere.
Non chiedo se fosti farfalla o drago,
né quale sia il rammarico oggi
d'aver scelto l'esistere allora:
quando sarai pronto trasmuterai.
E' il cambiamento di stato
il progetto che vide...
e in ciò è cosa buona.

FLASH
Lama arancio è la scia d'aereo,
squarcia un inverno slavato.
Calato è il sole, infuocato
serpeggia il vapore... e freccia.
La luna si affaccia oculata,
tra gli orli rossi di nembi
e su squame innevate
già albeggiano i marmi.
Presso Carrara digrada il ricordo,
da cime a lastre tombali deposte
tra i binari in ritmi di chiari.

SUSPICIONE
Sulla piana dei cesari assurde
vagano le nubi di Giorgione
e coltri in triplo strato e sbuffi
sfuggite alle tele di Tiziano.
In questo è la dicotomia
che inquieta e rallenta
il treno e il viaggio
affinché l'anima insegua
l'imbuto di tromba d'aria
e cerchi il fondo cielo in mare.
Mobbing, I suppose
ed è legittima suspicione,
quasi tenzone tra l'io nato leone
e l'immagine dimessa concessa.
Repressi nella minorità trattenuta
in cui ci vogliono gli incapaci
recitiamo il quotidiano e i ruoli.
Non calmano le nebbie collinari
nella medietà borghese la sete
di limpido infinito e di chiarezza.
La prima corruttrice è la menzogna
e se la pratichi sarai il re nudo.
Dai lidi deserti del presente
nessuno offre sete e sogni al re,
non lo loda e non lo irride.
Non risibile ciò che possibile illude
l'altrove dell'utopia ove il reale
ironizza se, pur che in fiamma sia,
non alieno al sentire, il contrastato
è il forte acuire l'oggi, ogni giorno
nel sempre di contorta pedagogia.

SCROSCIO
Sono nave e la prua della scarpa
affonda fradicia tra piovaschi
presso altra nave in piazza.
Scroscia intorno la tristezza,
-è un forte temporale-,
chiacchiericcio di turisti.
Era colmo di barboni,
dilavati, ora via.
Vorrei per me la mantellina
di quel milite all'Altare,
tanto fermo sempre pare...
come la può indossare?
La mia fitta è compagna
rode dentro ginocchiera,
ho già l'acqua alla caviglia
tanto è inutile l'ombrello,
come foglia di ninfea
floscio sfatto è il cappello.
Son spariti anche i cavalli
e il bacio ponentino,
che i pomposi chiamano vento.
Non demorde nel cantone
di caldarroste il venditore
e nel profumo di Novembre
la dolcezza del Pomarancio
scende da Aracoeli.

KIM
Ti ascolto: parli del mondo
unito e diviso al summit,
c'è l'eco del divario economico,
l'atarassia del non amare,
il degrado della forbice,
l'involucro di fenice spenta
adattata, integrata, sciancata.
Peace is dead.
Questo è il tempo silente
del demone mascherato,
la fuga delle coscienze.
Temo la logica e i sussurri
di un immaturo domani
e le ideologie fallite
come le fedi in crociata,
temo la perdita dell'utopia.
Si è strappato l'arco di nubi
teso al visus della speranza
e il gelo inchioda le parole.

INCOMUNICABILITA'
Sudate anime faticano la vita
e il loro battagliare è solo
diversa intensità del soffrire.
La relazione travalica il sopportare:
è l'incomunicabilità dell'essere.
Bifidi ideali assaltano
l'utopia in querula noia,
irradiano microonde affrettati
sentimenti riciclati.
Meglio ascoltare il ritmo
insistito delle cicale
e cercare nell'aia l'imprevisto
nel nitore dei quadrifogli lobati

LEMURI
Umidiccio, paranoico,
non asciuga il pavimento.
Trascorre sul monitor
il tempo apostrofato
da pedestri pellicani.
Ingurgitano il mangiare
sulle reti del cucinare,
canali ombelicali.
Antenna rara, già straniera,
"mondo tre" e miti da salvare.
Urlo di pubblicità.
Qui si fonda resistenza.
Soccombi a diurni
lemuri mediatici
con orbe pupille
o palpebre da chirotteri
e diventi cormorano
invischiato in nera melma
tra miasmi di petrolio.
O scioperi l'accettazione
e combatti la tua spesa.

SCUOLA CAMPESTRE
Nell'aria fresca
di un'alba sospesa
sono a lezione
le giovani rondini.
Maestre in planare
dal cavo ben teso
osservano le gincane.
Alcune più tarde,
turbinano disordinate,
altre per l'oceano
paiono nate.
A tutti i pennuti
è garrito il risveglio
dal bosco infittito
di fischi e richiami.
I passeri inebriati
osano nuove tattiche
e sbottano, arruffano,
calano, mai così vispi.
Ora hanno la scuola
i rozzi "tettaioli"campestri,
d'improvviso chiamati
a sogni più arditi.

HORRESCO REFERENS
C'è la certezza delle ossa
e il marasma apparente
nel deliquio in sorriso.
Localizzare bollette e scadenze
è ottimale per banchetti di vermi:
lasci un corpo non cercato,
involucro ab intestato.
Brindo a Shangri-la,
perduta dentro il primo angolo.
Urbs francta delecta, dilecta,
flutti dilavano i colli.
E' gioco d'inversa polarità,
se l'asse ripieghi, tenebra vinci.
Horror vacui e assenzio,
stella d'est ci sfibra,
trema l'ovest nel suo tifone.
Ovunque l'urlo di una notte
ante lucem nata.

IRRE ORRE
Sotto l'ala di vetro
ringalluzzisce il pavone
stende sui colonnelli
piume ritinte.
Dove trovano le mostrine?
Manca del grano la battaglia
e cerchi non d'orbace
nel prato misterioso
sono stampati
in tempo di pace.
Indeciso è l'irre òrre.
Non tergiversare: dimmi
in quale era devo abitare.

MAREMOLA
Sul Maremola sono
concistori diurni.
Lampare all'alba
accendono il mattino.
Coriandolati sul rivo
ritmano i bassi all'acqua.
Piccioni e gabbiani
vi guardo basito.
Giallo guantato
il becco sfrontato
si volta e inquisisce:
<Tu sei il guardone,
lascia questa riunione.>


 
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Agg. 13-10-2005