LA PIÚ GRANDE
ANTOLOGIA VIRTUALE
DELLA POESIA ITALIANA

Poeti contemporanei affermati, emergenti ed esordienti
Home Page di
Cristina Bobbio


Cristina Bobbio, nata nel 1958 a Genova, si è laureata in Lettere con una tesi sul musicista ovadese Emanuele Borgatta. E' autrice di numerosi articoli pubbicati sulla rivista Urbs, Silva et Flumen dell'Accademia Urbense di Ovada, riguardanti sia Emanuele Borgatta sia la storia dell'opera lirica a Ovada. Dalla sua passione per il melodramma nasce l'idea di scrivere una raccolta di dieci fiabe tratte da celebri libretti d'opera, lavoro ancora inedito dal titolo L'opera in fiaba.

 


L'OPERA IN FIABA
 
L'opera da quattro soldi (da un libretto mai musicato)
 
 
C'era una volta, non troppo tempo fa e non importa dove, un giovane assicuratore di non so quale Compagnia, il cui nome non ha molta importanza. Quello che ci preme stabilire è cosa facesse il suddetto assicuratore nei ritagli di tempo, nelle ore buche quando gli saltava un appuntamento o durante le code ai semafori o a notte tarda o la mattina presto ogniqualvolta non riusciva a dormire, cioè quasi sempre. Se si fosse potuto leggergli nel cervello, sulle prime si sarebbe rimasti colpiti dal groviglio di segni neri costituenti una matassa indistinta; poi con pazienza e lenti adeguate il groviglio avrebbe preso forma di lettere, parole, frasi e infine periodi separati da una congrua punteggiatura. Insomma perché girarci attorno? Il nostro assicuratore pensava e ciò che pensava lo metteva su Word, come dire nero su bianco: era uno scrittore. Per la precisione era convinto di esserlo, il che è comune a tanti.
Tutto era cominciato anni prima con un diario segreto, indi c'erano stati tentativi di racconti, qualche timida poesia, un breve romanzo epistolare pubblicato a sue spese ed ora il grande salto, la fatica degli ultimi mesi, un romanzo vero. Di quelli con tutti i crismi, bei personaggi, bell'intreccio, dialoghi serrati, parolacce al posto giusto, sesso quanto basta: a dirla tra noi il solito giallo che se fa tanto di piacere al pubblico è come il maiale(o la tesi di laurea), non se ne butta via niente. E stavolta lui faceva sul serio, voleva il successo e l'avrebbe avuto. Cosa poi si celasse dietro questa determinazione, frustrazioni varie, ossessioni di grandezza o spinte mediatiche, noi lo rimettiamo all'analista e al sociologo di turno, poiché onestamente non ce ne può fregar di meno. Ci interessa invece il modo insolito con cui ebbe a ottenere ciò che voleva più di ogni altra cosa al mondo.
Appena finito di depositare (personalmente, non fidandosi delle poste) il frutto dei suoi sforzi presso i grandi editori (basta con le mezze tacche aveva giurato a se stesso), egli si disponeva ad attenderne un qualche responso, quando del tutto inaspettata gli giunse la convocazione da parte del più grande, il mitico, il supremo. Certo non da lui in persona, ma tramite un funzionario inequivocabilmente attendibile che fissò l'appuntamento il tal giorno alla tal ora. La certezza di non essere vittima di uno scherzo lo sosteneva incrollabile, fondata su un basso continuo che gli andava ripetendo che quella era la volta buona. Per cui non si concesse neanche il beneficio del dubbio domandandosi almeno perché lo avessero chiamato tanto presto: ciò corrispondeva talmente ai suoi desideri e all'intima convinzione di essere un genio che non si pose alcun dilemma, andò.
Il funzionario, di cui riconobbe la voce gracchiante, lo ricevette un lunedì pomeriggio alle cinque. L'ufficio non aveva nulla di speciale, era solo stranamente privo di mobilio, fatta eccezione per un largo tavolo di stile avvocatesco e due sedie di pelle nera. Di fronte al nostro scrittore stava un tipo apparentemente insignificante di età indefinibile, col cranio liscio e un paio di occhiali all'antica, grandi e dotati di lenti scure. Benché fosse impossibile coglierne l'espressione e si presentasse a mezzo busto, come tagliato in due, giacca e cravatta senza pantaloni, il giovane seppe all'istante con chi aveva a che fare. Si stupì tuttavia di non provare terrore, ma solo una vaga inquietudine e un senso di freddo. Ci sono fenomeni che si comprendono prima con l'istinto che con la ragione, e certezze che si raggiungono senza bisogno di prove. Restava da vedere se avrebbe potuto ricavarne effettivi vantaggi o se in cambio gli si chiedesse troppo. Per troppo egli certamente non intendeva l'anima, poiché quella era già disposto a barattarla, bensì qualcosa di oscuro, una clausola che al momento gli sfuggiva e in seguito non avrebbe potuto controllare. Tutto questo gli balenò per un attimo, mentre teneva sotto gli occhi il contratto pronto per la firma. Si provò a leggerlo e rileggerlo, ma non riuscì a trovare niente di scorretto. Chi può dire se leggesse davvero o credesse invece di leggere? Diciamo che il suo sguardo era fortemente distratto dall'assegno che la mano dell'altro gli aveva allungato sotto il naso. Anche la penna gli fu porta con sollecitudine: firmò.
Da quel fatale lunedì l'esistenza dell'ex assicuratore non si limitò a subire un mutamento radicale. Il successo o meglio la fama o più esattamente la gloria lo investì come un'onda anomala di proporzioni planetarie, uno tsunami che avrebbe potuto sommergere la Terra con i suoi abitanti. Fu un caso letterario senza precedenti che fece il giro del mondo e dei talk- show; apparve negli angoli più remoti e improbabili del Pianeta, fu tradotto in lingue mai sentite, fu veduto in mano agli analfabeti; se ne fecero film per la televisione, per il cinema, pezzi teatrali d'avanguardia e non, letture pubbliche, letture radiofoniche, riduzioni per bambini, fumetti, poster, T-shirt. E naturalmente ad esso seguirono i libri-fratelli, sfornati dopo una gestazione di circa nove mesi e non meno osannati del libro-madre. Infine arrivò il Nobel.
E' palese che in tutto ciò vi fosse qualche stortura, principalmente per il fatto che mai una critica si levò all'indirizzo dell'opera, nemmeno uno straccio di voce dissidente da nessuna parte. Se si apriva bocca era per cantarne le lodi, quasi che tutti fossero vittime di una strana forma di persuasione, una sorta d'ipnosi collettiva che in tempi lontani e fiabeschi avrebbe preso il nome d'incantesimo.
L'unico a non essere sfiorato dalla magia era il diretto interessato, che pur navigando e quasi affogando nell'oro non ne aveva la mente ottenebrata, anzi più il tempo passava più si sentiva investito da una tagliente lucidità. Innanzitutto riguardo a se stesso. Lui che si era creduto un genio, prima, ora che ognuno lo considerava tale senza un briciolo di discussione, ebbene adesso era il solo critico della sua opera. E tanto severo da concludere alla fine che si trattasse di un'opera da quattro soldi, madre e fratelli compresi, tutto un cumulo di fesserie. Passando i giorni ciò gli divenne insostenibile e visto che sapeva bene chi dover ringraziare per lo scherzo di pessimo gusto, tornò dopo anni al punto di partenza.
Pareva che il tipo non si fosse mosso di un millimetro dalla postazione che faceva svettare il suo mezzo busto, quasi avesse sonnecchiato tutto quel tempo nell'attesa della scena che doveva svolgersi, unico scopo del suo essere lì. Solo qualcosa di simile a un ghigno ne deformava impercettibilmente l'espressione, il che offrì al nostro scrittore un appiglio per entrare in argomento. Protestò di essere vittima di una frode, o meglio si corresse, di un vizio del contratto introdottovi a sua insaputa o di cui probabilmente non s'era accorto, magari, perché lui aveva sempre creduto che in gioco ci fosse la sua... e invece solo ora si rendeva conto che ben altro era stato il prezzo. A questo punto raschiò la gola e fece una pausa in cui l'altro s'inserì con perfetto tempismo.
Caro signore, proferì con estrema pacatezza, non vorrà farmi credere che Lei ignorava le nostre regole. Il contratto non ha mai, dico mai, indicato la Sua anima quale risarcimento dei...chiamiamoli favori da noi elargiti riguardo alla di Lei carriera, se così vogliamo definirla. Aggiungo che il commercio delle anime da tempo non è più nel quadro delle nostre attività. La invito pertanto a rileggersi il sopracitato contratto. E gli porse una cartellina nera anticipando la mossa che l'altro fece per afferrare la sua, di colore viola. Lo scrittore lesse e leggendo fu quasi abbagliato da una luce di suprema consapevolezza: vide se stesso e si comprese come mai gli era accaduto prima. Seppe di essere un artista mediocre, ne fu definitivamente certo come si può esserlo di fronte a un'equazione matematica. Era tutta scritta sul contratto la storia della sua trasformazione da felice illuso con manie di grandezza a disperato cosciente di sé. Questo il prezzo in cambio dell'oro e della laude dei contemporanei, che si sarebbe dissolta in indifferenza dei posteri. In pratica un'enorme bolla di sapone della quale soltanto lui era a conoscenza e che dimostra quanto in simili casi il sapere costituisca una condanna. Stavolta l'impassibile funzionario ghignava apertamente.
Tentando di scusarsi per la sua dappocaggine il poveretto domandò con voce flebile che gli fosse concesso recedere dal contratto. La risposta si perdette in un sibilo e risultò difficile coglierne il senso, almeno per noi impotenti spettatori di quella situazione incresciosa. Privati della consueta onniscienza di narratori in quel caso dovemmo soccombere, non ci fu verso di conoscere come la storia andasse a finire. Fiduciosi tuttavia che il lettore sappia trovare da sé una soluzione per questa vicenda, da parte nostra suggeriremo due ipotesi principali. A) Non è impossibile che il solerte funzionario fosse una sorta di buon diavolo moralista e finisse quindi con l'esaudire la richiesta dello scrittore - il quale in tal caso se ne tornò a fare l'assicuratore - dopo aver cancellato il tutto (compresa l'opera da quattro soldi) con un provvidenziale colpo di spugna. B) E' altresì possibile che si trattasse di un vero diavolo maligno e non fosse disposto a fare sconti a chicchessia, onde per cui si aprono due sottoipotesi: B1) lo scrittore si rassegnò e col tempo imparò ad apprezzare gli innegabili vantaggi della propria condizione, ritrovando la perduta autostima a colpi di strizzacervelli; B2) lo scrittore non si rassegnò, cadde in profonda depressione e una notte senza luna si gettò da un ponte dell'autostrada con un pesante zaino sulle spalle contenente tutta la sua opera.
PER COMUNICARE CON L'AUTORE mandare msg a clubaut@club.it
Se ha una casella Email gliela inoltreremo.
Se non ha casella Email te lo diremo e se vuoi potrai spedirgli una lettera presso «Il Club degli autori - Cas. Post. 68 - 20077 MELEGNANO (MI)» inserendola in una busta già affrancata. Noi scriveremo l'indirizzo e provvederemo a inoltrarla.
Non chiederci indirizzi dei soci: per disposizione di legge non possiamo darli.
©2007 Il club degli autori, Cristina Bobbio
Per comunicare con il Club degli autori:
info@club.it
Se hai un inedito da pubblicare rivolgiti con fiducia a Montedit
 
IL SERVER PIÚ UTILE PER POETI E SCRITTORI ESORDIENTI ED EMERGENTI
Home club | Bandi concorsi (elenco dei mesi) | I Concorsi del Club | Risultati di concorsi |Poeti e scrittori (elenco generale degli autori presenti sul web) | Consigli editoriali | Indice server | Antologia dei Poeti contemporanei | Scrittori | Racconti | Arts club | Photo Club | InternetBookShop |
Ins. 26-04-2007