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 Anche
               i figli hanno un valore
               
               
 
Lisa
               era una ragazza longilinea, avvenente, capelli biondi
               e fluenti sulle spalle, con degli occhi azzurri
               stupendi che completavano la sua figura
               meravigliosa!Un
               mattino, proprio nel momento in cui stava preparando
               la colazione, si sentì poco bene e cadde a
               terra.La
               madre la trovò in cucina priva di sensi: la
               tazzina rotta con il latte sparso. Lo scenario le
               piacque poco e subito venne presa da un turbamento
               atroce. Senza indugio si apprestò a soccorrerla
               col cuore in gola per la preoccupazione mentre
               formulava mille e più congetture. Fece un
               grande sforzo per sollevarla e metterla seduta a terra
               e non le fu facile.La
               madre seguitava a chiamarla con grande trepidazione,
               quando finalmente, Lisa iniziò ad aprire gli
               occhi. E allora sempre più ansiosa, seguitava a
               pronunciare il suo nome: - Lisa, figlia mia, cosa ti
               è successo? Cosa ti senti? -La
               figlia la guardava senza rispondere.-
               Ma insomma! Si può sapere cosa ti è
               successo? --
               Oh, mamma! - Sussurrò mentre gli occhi le si
               inumidivano di lacrime.-
               Perché piangi? - chiese la madre - Cosa ti
               è successo? --
               Non lo so - rispose con un filo di voce, guardandola
               negli occhi.-
               Possibile che non ricordi nulla? --
               Ho avuto un capogiro e sono caduta a terra.
               -La
               madre molto calma chiese: - È la prima volta
               che ti succede? --
               Sì, mi sono sentita come se mi venisse da
               vomitare e poi non ricordo più nulla.
               -La
               risposta di Lisa non piacque alla madre, mentre un
               dubbio agghiacciante la turbò improvvisamente.
               Tuttavia seppe celare con maestria il suo turbamento.
               E ritenne opportuno non fare delle ipotesi avventate.
               Quindi aiutò Lisa ad alzarsi e a sedersi su una
               sedia attorno al tavolo, mentre la guardava ora con
               amore, ora con grande dispiacere.-
               Oh, mamma! - esclamò Lisa molto preoccupata -
               Cosa sarà stato? --
               Di sicuro non saprei cosa dire. Ma tu non
               preoccuparti. Se dovesse capitarti ancora,
               interpelleremo un dottore. Ora stai calma. Comunque,
               io ci terrei a farti una domanda e vorrei che dicessi
               la verità, intesi? --
               Va bene. --
               Quanto sto per chiederti, piace poco anche a me. Se tu
               lo ritieni inopportuno, ti prego, non arrabbiarti. Me
               lo prometti? --
               Prometto. --
               Quello che voglio sapere è se hai avuto dei
               rapporti sessuali? --
               Con questo dove vorresti arrivare? -- A
               nulla. Solo sapere se li hai avuti! -La
               ragazza esitò un attimo prima di rispondere.
               Poi, con sentita vergogna, sussurrò con un filo
               di voce: - Tu pensi che sia stato per quello?
               -La
               madre serrò le labbra e non
               rispose.-
               Oh, no! - disse scoppiando in lacrime - Non può
               essere! Oh, mamma. Questo no, no! - ripeté
               coprendosi il volto con le mani.La
               madre avrebbe voluto rimproverarla ma seppe
               contenersi. E poi non sarebbe servito a nulla,
               aggiungere un dispiacere ad un altro dispiacere. Era
               inutile dirle in faccia "sei una poco di buono o
               quant'altro" e sussurrò: - Ora stai calma.
               Ancora non abbiamo elementi concreti su cui basare i
               nostri sospetti. Per cui taci e stai calma. Neanche
               papà dovrà sapere nulla. Quando avremo
               la certezza, allora decideremo cosa fare.
               -Lisa
               intanto per la vergogna se ne stava a capo chino sul
               petto, né osava più guardare la madre in
               faccia. Seguitava a piangere e a singhiozzare pensando
               tra sé: "Morirei dalla vergogna, se ciò
               fosse vero. Cosa ne sarà di me? Oh, povera me!
               Mio padre non accetterà una cosa così
               disonorevole! Questa sarà la fine per me! Oh,
               mamma, aiutami tu".Purtroppo,
               il tempo diede loro ragione. Come fu vero che dalla
               bocca allegra di Lisa scomparve il
               sorriso.Neanche
               per la madre i giorni furono tranquilli, soprattutto
               quando decisero di dirlo al padre. Dio mio che
               tragedia! Perché la notizia, lo sconvolse
               terribilmente. Lo considerava un grave atto
               d'incoscienza e d'irresponsabilità. Quindi per
               la ragazza iniziarono i guai seri. Ogni giorno era la
               stessa lite. Ogni giorno che passava diventava sempre
               più cattivo ed infieriva bruscamente contro la
               povera ragazza che ormai, a causa delle troppe lacrime
               versate, non aveva più neanche la forza di
               reggersi in piedi e di dialogare con i
               genitori.-
               Tu - disse il padre - dovrai parlarne con quello che
               ha osato metterti in questa brutta situazione. Ed
               esortarlo ad assumersi le sue responsabilità.
               Troppo comodo per lui. Hai capito? --
               Lo farò, papà. -Lisa,
               infatti, verso sera, uscì di casa e andò
               dove prevedeva potesse incontrarlo. Comunque non le fu
               facile mettersi sulle tracce del suo ragazzo. Solo
               dopo alcune indagini ebbe la fortuna di rintracciarlo.
               Presa da una forte agitazione, mentre il cuore le
               martellava in petto, si fece animo, mise da parte la
               vergogna ed i pregiudizi e, con grande ansia, espose
               il suo problema nella maniera più assennata.
               Lui era accigliato e la ascoltava con la massima
               indifferenza. Appena finì la sua supplica, lui
               rispose con sarcasmo: - Il bambino è tuo, per
               cui fanne ciò che vuoi. Sono affari tuoi.
               -Lei
               in quel momento ebbe l'impeto di afferrarlo per la
               gola ma si placò, soffocando la collera.
               Seguitando a guardarlo con un odio implacabile
               sussurrò: - Come puoi dire queste cose? Solo un
               incosciente parla in questo modo! --
               Non mi seccare, sparisci! Io non ti conosco! - E se ne
               andò.Lei,
               delusa e avvilita, lo guardava mentre si allontanava e
               dentro le cresceva l'angoscia e tanta, tanta rabbia.
               Nei suoi occhi apparvero alcune lacrime. Fortemente
               scoraggiata, si sentiva sconfitta e perduta, pensando
               alla sua famiglia e a quello che avrebbe detto. Si
               lasciò andare nel più profondo sconforto
               pensando a cosa fare e con quale coraggio tornare a
               casa. Pensando al futuro sentiva le sue forze venir
               meno. Si figurava un futuro triste, umiliante, e
               abbandono assoluto. Il pensiero della reazione del
               padre alla notizia che il suo ragazzo aveva respinto
               ogni coinvolgimento, abbandonandola al proprio
               destino, destava preoccupazione. Lisa non sapeva come
               comportarsi. Ogni congettura le sembrava vana. E
               quindi si vide sconfitta e perduta! Ben sapendo quanto
               il padre fosse fiero e orgoglioso. Afflitta dunque da
               tante congetture, quasi rifiutava di tornare a casa,
               consapevole di quello che la aspettava.Si
               ripeteva: "Povera me! Non ho il coraggio di dire a mio
               padre che il mio ragazzo non vuole saperne né
               di me, né del bambino. Mi sento morire! Ho
               distrutto il mio avvenire e quasi la vita mia. Oh,
               mamma, aiutami tu! Io non so più cosa fare. Ho
               la testa che mi scoppia. La vergogna mi opprime e mi
               ferisce a morte". La ragazza era ormai al limite delle
               sue forze e il senso della ragione cominciava a
               perdere consistenza. Né poteva contare
               sull'aiuto della madre perché anche lei ne
               avrebbe subito le conseguenze. Per cui tornare a casa
               la terrorizzava. Ferma dunque contro il muro, col viso
               rigato dalle lacrime, ripeteva tra sé
               affannosamente: "Forse sarà meglio che non
               torni a casa. Se vado da mia zia, quella lo
               dirà a tutto il paese. Oh, Dio mio! Cosa posso
               fare? Dove potrei andare? Mi sento impazzire! Ho in
               testa una vera confusione. Non capisco più
               niente! Forse sarà meglio che vada a casa.
               Così avrò modo di vedere cosa succede e
               quanto bene mi vuole mio padre. Lui ha detto sempre
               che mi vuole tanto bene. Adesso è il momento
               adatto per vedere se me ne vuole
               veramente".L'arrivo
               a casa non fu accogliente come Lisa si aspettava,
               tutt'altro. Uno si voltava da una parte, l'altra
               taceva e cercava di fare l'indifferente. Lei, di
               fronte a una tale dimostrazione, capì che in
               sua assenza avevano avuto qualche discussione.
               Abbassò il capo e si gettò tra le
               braccia di sua madre. In quel momento così
               particolare, non c'era altra soluzione.La
               madre colma d'amore per la figlia e addolorata per la
               triste sorte subita, la strinse forte con tanto
               amore.La
               ragazza versava lacrime amare tenendosi stretta alla
               madre: - Non piangere figlia mia, vedrai che questo
               brutto pasticcio lo risolveremo -Il
               padre seguitava a guardarle con aria indifferente e
               sussurrò con ironia: - Ora il quadro è
               completo! -La
               moglie lo ignorò, chiedendo alla figlia: -
               L'hai trovato? Cosa ti ha detto? --
               Oh, mamma - rispose Lisa fra un singhiozzo e
               l'altro.Il
               padre intuì subito che il ragazzo aveva
               rifiutato ogni responsabilità. In poche parole
               aveva respinto ogni coinvolgimento. Preso allora da
               una collera implacabile, lanciò contro la
               figlia uno sguardo di odio; masticando rabbia ed altre
               congetture che avrebbe preferito dire per sfogare la
               sua ira.La
               madre, invece, la esortava alla calma e faceva quanto
               era possibile per consolarla.-
               Siete davvero patetiche! - Disse il marito con un tono
               di voce da far saltare i nervi.Lisa
               non vide altra scelta all'infuori che avvicinarsi al
               padre. Quindi gli si inginocchiò davanti
               dicendo in lacrime: - Papà, ti chiedo perdono!
               Ho sbagliato, lo so. --
               Alzati! - Scandì lui in tono molto severo. Lisa
               si alzò col capo chino sul petto. Ma lui,
               sempre più ostinato chiese: - Cosa ha detto il
               tuo seduttore? --
               Mi ha detto - sussurrò lei lievemente, sempre
               col capo chino e trattenendo i singhiozzi a fatica -
               Di non seccarlo. E del bambino di farne ciò che
               voglio. --
               Adesso come la mettiamo? Cosa pensi di fare?
               --
               Non lo so, papà - disse lei scoppiando in
               lacrime.Il
               padre, fra rabbia e dispiacere si sentì quasi
               male.-
               Papà - disse lei afferrandolo frettolosa per
               sorreggerlo. Dopo qualche attimo si riprese, fece un
               lungo respiro e sussurrò, fissandola con gli
               occhi pieni di collera: - E tu, ora, cosa pensi di
               fare? --
               Dimmi tu, papà, cosa potrei fare? --
               Devi sparire da questa casa! --
               Oh, papà! E dove vuoi che vada? --
               Sono affari tuoi. --
               Ti prego, papà, non mandarmi via. Non saprei
               dove andare. --
               Non m'interessa! --
               È tutto questo il bene che dicevi di volermi?
               Allora non mi hai mai voluto bene! -La
               madre, che assisteva col cuore ferito dal dolore, si
               fece avanti dicendo: - Ti rendi conto di quello che
               dici? È tua figlia, non è un cane!
               --
               Tu taci! --
               Ho taciuto per molti anni e su molte cose! Ma su
               questo no! Ora basta. Qui si tratta di mia figlia! E
               tu non puoi buttarla in strada come se fosse uno
               straccio. Lei ora ha bisogno di comprensione e di
               aiuto, trattarla così vorrebbe dire... È
               mostruoso il tuo comportamento. Non voglio ascoltarti
               più! --
               Io in casa non la voglio più - esclamò
               il padre. - Ci ha coperti di vergogna! --
               Vergogna, vergogna. Tu non sai dire altro che
               "vergogna". Ma non pensi a quanto male fanno le tue
               parole? La tua arretratezza non ha limite!
               -Lisa
               ascoltava la discussione terrorizzata e poi disse: -
               Mamma, papà ha ragione. Io in questa casa
               arrecherei solo vergogna. È giusto che vada
               via. --
               No, tu non vai da nessuna parte! --
               Mamma, è meglio così per tutti noi
               --
               No, Lisa! Figlia mia. Se esci da questa casa,
               sarà la tua fine! Io non voglio, resta! - La
               madre la implorava tra le lacrime.-
               Non temere mamma. Se morirò, forse sarà
               la mia salvezza. Perché di sicuro solo allora
               finirebbero le mie sofferenze. Non essere in pena per
               me. - Concluse la ragazza trattenendo le lacrime a
               fatica e uscendo da casa sotto lo sguardo severo del
               padre. Iniziava il suo incerto cammino.Una
               volta fuori chinò la testa e s'incamminò
               verso una direzione, senza sapere quale fosse. Una
               valeva l'altra. Ormai per lei, la scelta non aveva
               più alcun valore, né aveva un senso il
               suo avvenire.La
               mamma, Maria, appena la figlia uscì di casa, si
               sentì male e cadde a terra priva di sensi. Il
               marito, come se nulla fosse successo, si sedette su
               una sedia attorno al tavolo, col capo chino sul petto,
               incurante di tutto ciò. Rimase lì
               com'era. Anzi, neanche si volse a
               guardarla.L'inerte
               signora, restò a terra parecchio tempo, prima
               di riacquistare i sensi e le forze per potersi
               alzare.Il
               cammino della povera ragazza diveniva sempre
               più lento e tumultuoso. Appena giunse fuori
               città, sfinita ed esausta, si fermò
               contro un muricciolo che faceva da parapetto a un
               dislivello di alcune decine di metri. Più
               guardava giù, più restava attratta da
               quella impressionante profondità. E proprio
               quando aveva deciso di scalare il muretto, per
               volontà del destino o per una pura e semplice
               casualità, sopraggiunse in bicicletta un
               ragazzo. Si fermò, sorpreso di vedere la
               ragazza in una pericolosa posizione.-
               Ehi! - sussurrò attonito - Non avrai mica
               intenzione di saltare giù! -Lei
               non rispose.Il
               silenzio e l'indifferenza della ragazza, fecero
               sorgere in lui dei seri dubbi e le chiese: - Sei
               sicura di stare bene? - Mentre si apprestava a
               smontare dalla bici.Lei
               non rispose.-
               Io... - disse il ragazzo dopo aver lasciato la bici
               contro il muretto e avvicinandosi per guardarla in
               faccia e assicurarsi del suo stato d'animo, ma,
               vedendo quegli occhi rossi di pianto, capì
               subito che qualcosa la turbava. Quindi fece appello a
               tutta la sua buona volontà per farla parlare e
               per distoglierla da quella strana idea.Ma
               lei non rispondeva.-
               Io - disse ancora lui - Non so se potrò esserti
               utile. Però, se c'è qualcosa che posso
               fare sono pronto! Puoi contare su di me! Se vuoi
               parlarne... Io penso che non valga la pena di
               rovinarsi la vita. Sei una ragazza stupenda! E sarebbe
               un peccato danneggiare una figura bella come la tua!
               -Lei,
               a questo punto si voltò, lo fissò negli
               occhi in silenzio. E lui: - Sto dicendo delle
               stupidaggini, vero? -Lei
               lo guardava ma non parlava.-
               Sarebbe un peccato troppo grosso, se una ragazza bella
               come te, fosse senza lingua. Non lasciarmi con questo
               dubbio. Fammi capire che non è vero.
               -Lei
               sempre zitta lo ascoltava.-
               Se hai avuto delle discussioni poco piacevoli forse
               parlarne può aiutarti a stare meglio, non
               credi? Dài non fare così. Io sono
               disposto ad aiutarti. Tanto per cominciare vieni via
               da lì! Non mi piace vederti lì vicino,
               mi vengono i brividi. Andiamo a casa mia. Vedrai che
               ti troverai bene. Non aver paura di me. Sono troppo
               giovane, per cui puoi fidarti. -Se
               lei fosse stata di umore diverso, le parole di quel
               ragazzo pronunciate con tanta ingenuità,
               l'avrebbero fatta ridere.-
               Vedrai che ti troverai bene. Mia madre è brava.
               Ho solo lei. Mi sarebbe piaciuto avere una sorella, ma
               mio padre per colpa di un incidente d'auto, ci ha
               lasciato troppo presto. Per cui, ti prego, vieni.
               Sarai per me come una sorella. Ti piace un
               chiacchierone come me per fratello? Io abito in un
               paesino non molto lontano da qui. -La
               ragazza lo ascoltava senza rispondere e capì
               che il ragazzo non se ne sarebbe andato senza di lei.
               Quindi, a capo chino, s'incamminò lungo il
               muretto in silenzio.Lui
               la seguiva spingendo la bici, guardandola contento per
               essere riuscito ad allontanarla da quel luogo
               pericoloso. Vedendo che lei camminava in modo incerto
               le sussurrò: - Vieni sulla bici, dai, non fare
               così. Vedrai che ti troverai bene. Il massimo
               che può succederti - disse sorridendo -
               è che io mi innamori di te e ti chieda di
               sposarmi. Ti piace questa battuta? -Lei
               fece finta di non sentire e tacque.-
               Dimmi qualcosa! Io voglio aiutarti. Dài, vieni
               su! -Lei
               si fermò, lo guardò in faccia con
               riconoscenza, poi si avvicinò alla bici e prese
               posto, ma sempre in silenzio.Paolo,
               più che contento del risultato ottenuto le
               chiese subito in tono scherzoso: - Non credo che ti
               sia morto il gatto! --
               Magari. - Rispose.-
               Quanto ai tuoi problemi, mi auguro che non siano
               gravi. Quando vorrai parlarne, sempre se lo vorrai, io
               ti ascolterò volentieri. Quello che non mi
               piace è vederti triste. -Lisa,
               commossa dalla sua bontà, iniziò a
               piangere.-
               Ehi! Cosa ti succede? Ho detto forse qualcosa di
               sbagliato? Se è così ti chiedo scusa.
               -Lei
               con un filo di voce sussurrò: - Io sono molto
               angosciata, ma le tue parole sono bellissime e di
               grande conforto. --
               Hai una voce bellissima! - Disse il ragazzo - In
               quanto alla tua angoscia, ti pregherei di attenuarla,
               perché non ti farà certo bene. Vedrai
               che sistemeremo tutto, almeno mi auguro. -Queste
               belle parole fecero accrescere le lacrime.-
               Ho capito. È meglio che stia zitto! Riesco solo
               a farti piangere. Se piangere attenua la tua tensione
               nervosa, piangi pure. -Dunque,
               fra le tante lacrime e le semplici parole del ragazzo,
               nel vano tentativo di rincuorarla, giunsero in fine a
               casa di Paolo. Egli contento esclamò: - Eccoci
               a casa! -L'aiutò
               a scendere, lasciò la bici contro il muro
               affrettandosi ad aprire la porta e la invitò ad
               entrare. Appena dentro casa, lui aprì una porta
               dicendole: - Qui c'è una camera tutta per te,
               ti piace? È la camera degli ospiti e tu sei
               un'ospite molto gradita! Vedrai che ti troverai bene,
               io sono contento di averti qui. Naturalmente
               c'è anche mia madre. -Lei,
               commossa abbozzò un debole sorriso, sedendosi
               sul letto con gli occhi pieni di lacrime.-
               Posso chiederti come ti chiami? --
               Lisa - rispose senza alzare la testa, dal momento che
               si vergognava a farsi vedere piangere.Il
               ragazzo cercava di farla parlare con l'intento di
               distrarla, sussurrando: - Io non sono bravo ad
               intrattenere le ragazze. Hai già notato che
               riesco solo a farti piangere? Se tu potessi placare le
               lacrime io mi sentirei meglio. --
               Scusami, ma la tua bontà d'animo e la cortesia,
               mi hanno commossa. --
               Ti capisco. Ora mi è venuta in mente un'idea
               per darti l'opportunità di pensare ad altro.
               Dimmi, sei capace di cucinare? --
               Oh, mamma -, rispose lei.-
               Ho capito, sei più brava a piangere che a
               cucinare! --
               Beh, non sono una vera cuoca, ma mi arrangio. Cosa
               dovrei fare? --
               Una semplice pastasciutta. Così, quando arriva
               mia madre dal lavoro le facciamo una sorpresa. Oh
               Lisa, sono tanto contento d'averti qua! Ti piacerebbe
               essere mia sorella? -Lei
               abbassò la testa e non rispose.Capì
               subito l'imbarazzo della ragazza e quindi
               cambiò discorso: - Vieni con me che ti faccio
               vedere dov'è la pasta. -Una
               volta in cucina, aprì un'anta del mobile, e le
               disse: - Qui c'è la pasta. -Lisa
               si avvicinò, prese un pacchetto di spaghetti
               numero 3 e chiese: - Devo cucinarli tutti o farne di
               meno? --
               Cucina tutto il pacchetto, caso mai mi assumerò
               io la responsabilità. -- A
               me sembra troppa! - Disse Lisa che già iniziava
               a pensare a cosa avrebbe detto la madre di Paolo
               trovandola a casa.Paolo
               intanto apparecchiava il tavolo, dicendo futili parole
               per rincuorarla e renderle meno penosa
               l'attesa. |