LA PIÚ GRANDE
ANTOLOGIA VIRTUALE
DELLA POESIA ITALIANA

Poeti contemporanei affermati, emergenti ed esordienti

 

Claudio Michelazzi
Ha pubblicato il libro
Claudio Michelazzi - Bosco di betulle d'inverno sotto la neve che preme
Poesia del mio romantico soggiorno





Collana I gigli (poesia) 14x20,5 - pp. 130 - Euro 11,60 - ISBN 88-8356-691-2

 
Prefazione
Poesie
Postfazione

 


Prefazione
 
Claudio Michelazzi è indubbiamente un artista poliedrico. Esperienze musicali con concerti corali e solistici, attore e regista in rappresentazioni teatrali di prosa, corsi di recitazione presso l'Accademia d'Arte Drammatica di Udine, serate di letture dantesche, studio della filosofia e, in campo letterario, pubblicazioni di raccolte poetiche nonché vari riconoscimenti in concorsi ed antologie.
Queste brevi note sull'Autore si rendono necessarie non tanto per enfatizzare un percorso professionale di tutto rispetto quanto per indirizzare il lettore verso una visione d'insieme che cerchi di avvicinarsi il più possibile alle intenzioni dell'Autore stesso.
Quindi informazioni utili per addentrarsi con validi strumenti in un ambito poetico che offre un sofferto "racconto autunnale" di un romantico soggiorno nel quale il poeta "macina le teorie della vita" con liriche ossessive, drammatiche, enigmatiche.
Tra crepuscoli e colori evanescenti della vita, perduti ricordi di passioni e cellule liriche raffreddate ormai dallo scorrere del tempo che "diluisce e scortica le vene" ecco emergere la figura di un uomo stanco che vaga tra le macerie di quello che rimane, che si aggira nel silenzio di gelide mattine e tenta di scavare negli oscuri segreti: a volte nascosti alle pendici del dolore o in immagini fossilizzate, altre volte celate nei pallidi dirupi dell'esistenza o nell'impalpabile neve che cade su un bosco di betulle. Lenta ed inesorabile la consapevolezza che ormai il proprio destino scorre verso altre terre, quasi assecondando un "flusso marginale", quasi disperdendosi dentro una vita nella quale il vertice dell'eroismo è fuggire su altri lidi e pagare sempre il proprio conto: nel frattempo appuntare su un personale quaderno esistenziale improbabili risposte ad interrogativi, cumuli di associazioni al culmine della solitudine glaciale.
Poesia del frammento, ritmi sincopati, crude verità in parole scarnificate: una continua volontà di togliere ogni sigillo all'umana parola, alla lirica angoscia e alla fatalità eppure v'è sempre un desiderio di rinverdire, di ritornare a nuova vita, al calore dell'estate in quei giorni assolati dell'infanzia in un recupero memoriale che possa aiutare ad incanalare la passione caotica e il dramma interiore in un presente oblìo: per dimenticare tutto, per non sapere più niente, per dissolversi nella coscienza della morte.
In un gelo sintattico di ricordi tormentati, appunto tra odor di cose morte e brandelli di sinceri deliri in una cupa tormenta del cuore non rimane che muoversi tra deserti immensi e illusorie terre promesse: una continua acrobazia per vivere, morire, rinascere.
Claudio Michelazzi è poeta dall'anima nuda, mimetizzata nell'intima grandezza dell'Io che si dibatte in una vita che altro non è che un filare di alberi, uno dietro l'altro: unica vertigine la neve irreale che scende lieve in ogni stagione, peso dell'umano esistere, struggimento e disperazione.
E la sua poesia viene liquefatta in questo gravitare negli abissi solitari dell'anima, nel decadere del corpo, nell'imbrunire perenne dell'esistenza.
 

Massimiliano Del Duca


 
Bosco di betulle d'inverno sotto la neve che preme
Poesia del mio romantico soggiorno


 
 
Sotto la pioggia
insistente, è rinato
il poderoso racconto
autunnale che macina
le teorie della vita,
 
se sapessi soltanto
addomesticare il dolore
delle vicissitudini climatiche
che circondano assorte,
intorno al fuoco,
 
la speranza.
 
Vorrei rinascere
insensato e tremendo amore.
 


Tu sei la rupe
della mia vita,
solitaria ed assolata,
ricoperta di immagini
fossili, perduti
ricordi di passioni,
ricoperta, steli d'erba
e muschi, avida roccia
all'avanguardia.
Ma giorno dopo giorno
la terra si sfalda
e crepano
la verità al battito
rumoroso e ritmico
del mio cuore
immacolato.
 


Un corteo di vecchi,
ricordi, colori evanescenti,
liquidi astratti,
tambureggiano
contro il mio soffitto,
ecco, o salubri emozioni,
delle bandiere
e dei dardi fragili.
Bella ed immacolata
ricca di sguardi,
declama parole cantanti
e versi,
mentre cammina
con l'arpa facinorosa,
guerra assordante,
stretto a te,
non dico più nulla.
 


Sono stanco terribilmente,
stanco.
Mica potrei dilapidare
le fortune, sarcastiche macerie
di quello che sono,
eppure silenzio
lo sento in profondità.
Quali elissi
della mitologia
vi rendo nuovi,
nascondendo
particolari
vicende.
 


Negare immagini
assolate è dignità
 
in possesso di molti,
ma non io, relativo
 
a quei giorni di partenza
che spesso si ricordano
 
assoluti e stabili,
fermando il tempo
 
nello scorrere
remoto e conoscitivo
 
del suo sesso.
 


È sole troppo fastidioso
che vibra oggi,
morale aria ferma.
 
Atomi originati
fin nel profondo,
oscura segretezza
 
intorno all'anima.
Il pensiero gemello,
totalmente corretto, rinverdisce,
 
ricordi circondati
da prati di villaggio, da boschi
nati al calore dell'estate.
 


O il mondo è nato
per bastonare,
o io sono
un cane da bastone,
mi chiedo sereno,
il mio destino
scorre
verso altre terre,
più ignote,
egoismo: vivacità della vita,
mentre il reparto storico
che è esistenza mia
e solo personale,
appare sullo sfondo,
lunare e velato,
sarcasmo della terra
che mi accoglie.
 


Dinamica di luce:
sparvieri di foreste,
delle mie foreste
mosse dal vento,
cellule liriche
raffreddate
dallo scorrere del tempo
che non è più immane
come nei giorni
assolati
della mia lunga
infanzia.
 


Miopia del bosco
si lega informalmente
 
dilapidando una fortuna
al gioco delle carte
 
desideri in disavanzo,
cresci la mente
 
vigile, al fresco
ritratto di un pino
 
malato, raggio luminoso
sotto un cielo, dolcemente.
 


Togliti tutti i vestiti
costruiti con i fiori del lillà
e mi farai paura,
fin giù nell'abisso
ombreggia la voce
stabile, equidistante,
ogni giorno, goccia
a goccia, rimpianto
salutare, dopo i pasti,
la vita attuale
che procede lenta e docile,
forse sogno alcune cose,
attendo mia cugina
per riderle in faccia.
 


Il tempo
diluisce e scortica
le vene,
ma è lei che amo,
carezza dei capelli
giustificando le congiunture,
metrica,
questa artica mediamente,
e pone sul cuore;
Lotto, bevo molto
in questo periodo, contro,
quelli che potrebbero
essere i palliativi
dell'esistenza,
come il flusso marginale
a cui ricorrono tutti.
 

Postfazione
 
Il Poeta e il suo cammino.
Il Poeta che racconta il silenzio.
Il Poeta, in luce, in ombra nella geometria del tempo e dello spazio.
Il Poeta che si ferma d'innanzi ad un'alba e si tuffa nella nebbia.
Il pensiero del Poeta.
Il suo sentimento.
La sua inquietudine.
L'ombra, blu di prussia.
Il Poeta che crea la sintesi
nel segno della sua parola, dell'esistenza, che scorre tra gli uomini.
Il Poeta che non lascia le sue lacrime,
ma le trasforma in versi.
Le sue paure in pause.
Il vuoto nel non-scritto.
La solitudine.
Saggio e coerente il suo riflesso
come nell'acqua di un lago trasparente dove, - trasparente - si specchia l'anima sua, riflettedone la metamorfosi.
E dona quest'arte all'arte,
che salva lo spirito ed il mondo.
Il silenzio del Poeta
che canta nei nostri animi
e decora le sue pareti vuote.
 

Michela Ianese

Associazione ArteComelico


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