LA PIÚ GRANDE
ANTOLOGIA VIRTUALE
DELLA POESIA ITALIANA

Poeti contemporanei affermati, emergenti ed esordienti
Claudia E. Turco
Ha pubblicato il libro
Claudia E. Turco - vita e versi
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Collana I gigli (poesia)
 
14x20,5 - pp. 44 - Euro 5,40
 
ISBN 88-6037-191-0
 
  

In copertina disegno dell'autrice  
 

Prefazione
Poesie


Prefazione
Claudia, con la poesia, si è provata sin ora nella misura degli haiku e dei tanka, nei quali sapientemente e con grazia ha espresso la sua capacità di sintesi poetica e la leggerezza dell'ironia, che sembra dare il colpo d'ala al volo dei suoi agili componimenti.
Oggi, in Vita e Versi, Claudia si confronta invece con le categorie della lunghezza e della pesantezza, intese come l'avvicinarsi grave a temi esistenziali forti e seri.
Nella silloge infatti ci sono composizioni di diversa misura, per lo più lunghe e svincolate da limiti di metro e di rima; il ritmo inoltre, e la musica interna alle composizioni, evocano tonalità gravi, più che leggere o andanti, e tutte come percorse dalla vibrazione del conflitto fra il tempo che fugge con i suoi incompiuti e il tempo che è rimasto indietro con i suoi non detti e non fatti ormai irraggiungibili.
Sugli scenari di vita quotidiana, di donna, di madre, di nonna che sono il segno e il senso della silloge, non a caso intitolata "Vita e Versi", si stende la malinconia di solitari tramonti sul mare, di inquietudini delle fiamme del camino che sprigionano faville, di luci tremolanti come lacrime dell'albero di Natale, di inverni gelidi in cui "il vento graffiava silenzi".
È la poesia della vecchiaia, come vuole annunciare l'apertura della silloge con la composizione intitolata appunto 'Vecchiaia", è il canto grave della stagione matura in cui la donna poetessa annuncia i suoi settanta anni e prende consapevolezza che il suo compito è pensare non per sé, ma per coloro che verranno e passare il testimone per esiti e mète che forse non vedrà; è lo smarrimento che prende, di fronte alla consapevolezza che ci saranno tempi non nostri, nell'atto del dono delle proprie risorse per qualcosa di più grande di noi, che ci travalica e ci supera.
La pesantezza, in queste poesie della Turco, è nel rovello del ricordo, nel vortice della rievocazione, nel sapore desolato della solitudine, quando dopo il chiasso gioioso di una festa, dove magari tutto non è andato per il verso giusto, ma il salotto era pieno di gente e di luci, e si sentiva il tintinnare dei bicchieri per rinnovati brindisi, d'improvviso ci si accorge che se ne sono andati tutti ed è solo il rumore del silenzio a farci compagnia. Allora si avverte un vuoto nel cuore, un vuoto che pesa e non si sa quale pienezza lo renda così grave e ci si chiede come mai, un vuoto, che dovrebbe evocare leggerezza - siamo in pensione, non si lavora più, non ci sono figli da allevare, esami e concorsi da superare e carriere da salvaguardare - non si sa come, ci pesi così tanto sul cuore.
 
La lunghezza che caratterizza queste poesie non è soltanto nello spazio che i versi prendono sulla pagina, ma è data dalla cadenza inanellata e reiterata di immagini e pensieri, di accostamenti paesaggistici che si allungano negli occhi, sequenza dopo sequenza, come quando ci troviamo affacciati al finestrino di un treno locale che procede lento e permette anche al viaggiatore distratto di portarsi dentro il colore e la definizione dei dettagli.
Dalla lunghezza e dalla pesantezza si genera la lentezza in uno strano accostamento a ossimoro con l'ansia che ha fretta... di fare cose... perché i tempi si scorciano, di fare cose... perché bisogna credere che siamo ancora capaci di tutto, di fare cose... per non deludere gli altri, di fare cose...per convincerci che abbiamo da fare cose, di fare cose ...per colmare il vuoto, così ampio che il suo giro vorticoso diventa lento.
Poesia della vecchiaia o dell'amore? Se infatti per un poco abitiamo le pagine di "Vita e Versi" ci accorgiamo che in ogni poesia c'è l'amore, un amore tanto più presente quanto più se ne assapora l'acre assenza, tanto più attuale quanto più vissuto attraverso il ricordo. L'amore è il suono di una voce che rompe improvvisa il silenzio, sono baci scambiati in mezzo ai prati al profumo di gelsomini selvaggi, è la nostalgia di una carezza ardita, è il pulsare di quel vuoto che, posato sul cuore, lo fa ancora battere e amare e... andare nella vita che, finchè è vita, non ha confini e termini, è 'un viaggio in treno', come una delle ultime poesie della silloge, faticoso e lento, 'intricato, aggrovigliato, agglomerato' - i rotacismi, i suoni duri e secchi delle parole richiamano lo sferragliare degli eventi, quando la vita corre, corre, corre - ma che poi si apre su colline e prati e filari di viti finchè non cala piana la notte e poi di nuovo il giorno e il sole intenso e i saliscendi di case e paesi cullati dal monotono tram tram delle ruote, al quale infine cedi e ti lasci cullare senza chiederti il dove.
 

Patrizia Napoleone

 



vita e versi
 

 
 
VECCHIAIA
 
Gli ultimi anni son passati in fretta
A stento riesci ancora a campicchiare
Cibi salcigni
Fatichi a masticare;
A volte insorge lento
Un dolore lancinante
Non hai nessuno a cui poterlo dire
Ti sembra quasi di morire
Lo zibaldone dei ricordi in testa
Lo sguardo gazzerino intorno giri
In cerca di qualcuno cui parlare
Soltanto libri e quadri lungo i muri
Ma con stupore nello specchio scopri
Attonita guardarti una vecchietta.
 

 
UNA VOCE AMATA
 
Rimuginando tanti pensieri
Malinconica gira per casa
Ma, d'improvviso,
Sente il suono deciso
Della sua voce
Giù per le scale.
Un lampo di luce negli occhi
Un improvviso avvampar delle gote:
Ritorna alla mente il ricordo
Di quando il gradito suo accento
Riempiva le stanze di casa
Tenace, annullando il silenzio.
Ma l'uscio sbattuto
Crudele nasconde la voce.
Ritorna la mente al presente:
Ormai li separa un abisso
Non sol qualche rampa di scale.

IL GIOCO DELLA VITA
 
Nel fiore degli anni fiduciosa
Nel progresso dell'umanità
Bramava cimentarsi
Nell'avvincente gioco della vita.
 
Tenera gemma
Con entusiasmo si mise in moto
Su ripida discesa
Per presto imbattersi
In un mero
Brulicante formicaio
In mezzo a un fitto
Monotono vociare
Che non sembrava di alcuna utilità.
Si rese conto di dover brigare
Per mantenersi appena in equilibrio
E germogliando emise qualche spina.
Al primo tiepido raggio di sole
Sbocciò un piccolo pallido fiore
Ma si sentiva
Totale nullità.
Rassegnata al passar del tempo
Le membra irrigidiva
Il volto vampeggiava
Di amaro rossore.
Caddero a poco a poco tutti i petali
E quel che da lontano
Pareva oro lucente
Era soltanto
Un luteo frutto guasto
Da togliere in fretta
Prima che avesse il tempo
Di far marcire tutto.
Il primo alito di vento
Lo buttò giù spargendo il seme
Su freddo, arido suolo di pietra.
 
Aveva perso
Al gioco della vita.

DAVANTI AL CAMINO
 
Seduta davanti al camino
Da affettuoso rimbrotto costretta
Per l' inquietudine
Che sempre l'accompagna,
Ansie ed affanni
Per quelli che più ama,
Osserva il fuoco e si raffronta
Con quello scuro ciocco
Che brucia sugli alari
E un gradito tepore
Effonde tutt'intorno.
Verso l'enorme cappa
Vivace e inquieta
La fiamma si sprigiona:
Protende in alto le sue punte aguzze
Ed ora le ritira
E poi le slancia ancora.
Sempre più bruno sotto
Ma sopra rosso vivo
Il ciocco si consuma
E lentamente
In cenere si muta.
A tarda sera
Nessuno più lo cura
Ma lui continua
A riscaldar l'ambiente
A diffondere a distanza
Il suo calore.
A notte tarda
Premurosa mano
Lo riveste d'argento
Con la cenere.
Le fiamme son svanite
Ma sotto la coltre candida
Un palpito di brace
Vive ancora.

 
 
A VOLTE
 
A volte la mente
È come un vulcano
Ti spinge la mano
Sul candido foglio
E guai se tu inciampi
Se più non vai avanti:
Ti assilla con rime
Con frasi e parole
Con false emozioni
E poi d'improvviso
Ripiomba al presente
Per farti notare
Che hai scritto... un bel niente.
 

 
 
LA MORTE DELLA MAMMA
 
Quando la fine sentivi vicina
Volevi scambiare i nostri ruoli
Racchiocciolarti tutta tra i lenzuoli
Perché tra le mie braccia t'accogliessi
Contro il mio seno piano ti stringessi
Per coccolarti come una bambina.

 
SILENZIO
 
Silenzio
Silenzio forzato
Neppure una domanda
Su quello che hai passato
Non poter parlare
Non poter comunicare
Non poter condividere
Vicende tue e altrui
Un figlio chiuso a riccio
Gli altri indifferenti
Non vogliono sapere
Non sono interessati
E quanto ai fatti loro
Sono soltanto loro
Non vogliono curiosi
Non vogliono ingerenze
Non vogliono rispondere
A possibili domande
Per questo non ne fanno
E' imposta discrezione
E' lecito soltanto
Come con gente estranea
Un semplice saluto
Qualche parola sul tempo che fa.
Si condivide solo
Quella televisione
Con tutte le sue immagini
Senza nessun commento
Perché se no si perde
Qualche informazione
Ormai resta interdetta
Ogni comunicazione.
Hai solo un foglio bianco
Su cui poter sfogare
Quello che senti dentro.
 
 

 
SETTANT'ANNI
 
Settant'anni
Sono tanti
Ogni giorno
Più pesanti.
Restan poche velleità
Tra maggior difficoltà.
Desideri inappagati
E crescenti nostalgie.
Per te poco hai da sperare
Solo ai figli puoi guardare
E auspicare pei nipoti
Cose che tu non vedrai.
Forse solo da Lassù...
Quando tu non sarai più.
Loro credon di sapere
Quel che ancora puoi volere:
Ma purtroppo non lo sanno
Perché sol lo capiranno
Quando pure a loro volta
Settant'anni
Compiranno.
 

 
SONO RIMASTA SOLA
 
Sono rimasta sola.
Sento
Il silenzio
Sopra di me
Soltanto
Soffi di vento
Sibilare
Sotto gli infissi.
Tace il telefono.
Non trilla
Il campanello.
Smarrita vago
Per le stanze vuote
Rubando ricordi
Scambiando sguardi
Con vecchie foto.
Sento passare
Un pesante automezzo:
Tintinnano i vetri
Della libreria.
Osservo i libri
Dai dorsi colorati,
Unici amici
A farmi compagnia.

MAGGIO
 
Maggio, odoroso maggio
Debbo affrontarti con coraggio.
I tuoi profumi
Riportano alla mente
Memorie a fiumi
E il vuoto del presente
Tormenta il cuore
Che solo amore
Volea donare e avere.
Tanti ricordi tristi che cerco di fuggire
Ammirando incantata i tuoi colori;
Tanti ricordi lieti
Che generano nuova nostalgia:
Il matrimonio, le corse dei bambini;
E dopo ancora la separazione.
L'odore intenso
Del gelsomino selvaggio
Fiorito nel giardino
Mi rammenta di nuovo quel mattino
Che ci trovammo in chiesa
Per giurarci eterno amore.
E le fievoli luci intermittenti
Delle piccole lucciole
Rammentano la danza a noi dintorno
Mentre a sera inoltrata in mezzo ai prati
Ci scambiavamo baci
Promettendoci di stare
Sempre insieme.
Resta ora nel cuore
Soltanto un lucciolio
Di teneri ricordi.

 
SONO...
 
Sono una stella alpina
Che timida spunta tra impervie rocce.
Sono brocca stracolma
Che l'acqua spande tutt'attorno.
Sono vulcano spento
Che emette all'improvviso
Lapilli incandescenti.
Sono il mare
Di una profonda baia
Che già non reca traccia
Dell'ultima tempesta.
Sono una lucertola
Che va cercando il sole
Per riscaldarsi il cuore.
Son premurosa rondine
Che imbecca i rondinotti
E l'incoraggia al volo.
Sono una spiaggia
Che sotto una pioggia estiva
Viene da tutti quanti
Abbandonata.
Sono una quercia
Malandata
Che ha perso le sue foglie
E piange i nidi vuoti.
Sono un tizzone ardente
Sommerso dalla cenere
Che sotto sotto
Arde ancora
E si spegne lentamente.

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Ins. 31-08-2006