LA PIÚ GRANDE
ANTOLOGIA VIRTUALE
DELLA POESIA ITALIANA

Poeti contemporanei affermati, emergenti ed esordienti
Caterina Selvaggi
Caterina Selvaggi è giornalista iscritta all'Albo dal 1991 (oltre duecento pezzi di cultura e politica sull'Avanti 1991-1993 e l'Unità 1994). Ha collaborato con la Rai per sedici anni come autrice e regista di trasmissioni TV e radio (Rai uno, rai due e rai tre, tra cui Linea Rovente con Giuliano Ferrara). Ha pubblicato due libri dal titolo: La crisi del Concetto di Massa e La Megatelevisione, (Bulzoni) adottati dal Dipartimento del Teatro e Spettacolo della Facoltà di Lettere alla Sapienza di Roma. Col suddetto Dipartimento ha avuto sedici anni di collaborazione (seminari e tesi di laurea) oltre all'insegnamento di sociologia delle comunicazioni alla facoltà di sociologia di Roma con i professori L. Tian e M. Morcellini. Ha fatto varie pubblicazioni su riviste specializzate (da esempio Cinema nuovo di Guido Aristarco). È consulente di Stefano Balassone per le relazioni con il mondo dell'Unversità, del giornalismo culturale e istituzioni pubbliche e private (Consiglio di Amministrazione Rai); è inoltre giornalista alle Relazioni esterne della Rai (Direzione Comunicazione, Rai Corporate).

 

Polvere

 

C'è una gran polvere al Parco Nemorense oggi.

Io e Laura siamo al caffè sotto gli alberi più freschi dove c'é meno polvere. Polvere bianca, fatta di lanugine estiva, i semi delle piante svolazzano per la città insieme all'aria irrespirabile, polvere bianca sollevata dai bambini che giocano ferocemente per la loro età, a pallone laggiù, nello spiazzo centrale del parco. La polvere è negli occhi di Laura e nella mia gola. Prendo il broncodilatatore spray che ho sempre con me nella borsa.

Cos'è?

È un broncodilatatore, quando respiro male.

Si ricorda anche lei che a scuola avevo già un po' d'asma, leggera però.

Il giorno degli esami di quinta ero stata male.

È buona Laura, con la ruga profonda intorno alla bocca, che ora le pende appena da un lato, segno di età e di dolori, molti. Ma è sempre lei, la Laura dell'Estate delle farfalle, la sua prima raccolta di poesie dopo una meravigliosa estate d'amore. "Quante parole non dette" è l'inizio che mi piace di più "su riva nuda erosa all'infinito", il suo verseggiare assorto e trepido sa tanto di Novecento alla grande, e intanto mi batte il cuore per qualcosa che non so, bello e brutto insieme.

Sarà questa polvere.

Sarà che dopo venti anni che non ci si vedeva, il ritrovarsi così in un caffè di un luglio biancastro di caldo, col cremino in mano come due ragazzini, non sa di niente ma è sempre tanto, tanto, rispetto al tempo che non ci siamo viste, parlate, che non abbiamo cercato insieme il senso dei giorni, e il futuro. Il fumo di una sigaretta che Laura si concede mi fa tossire. Eppure sono felice. Si può essere felici e stare male, è nella letteratura di tutti i tempi. È che qualcosa mi manca, proprio mi manca, capisco che non siamo come "prima", che prima passeggiare mezzo pomeriggio ci dava gioia, e speranza, per una festa del sabato, per la telefonata di un ragazzo, per il commento dei compagni di classe, per le chiacchiere stesse.

Oggi ci dà consolazione.

La polvere e la lanugine si deposita su di me, capelli, vestiti, dovremmo scrollarcela di dosso e sentirci libere, e nuove, come tanti anni fa. Ma non si riesce. Forse non è possibile e non è giusto, ora siamo qui, ora siamo queste. Mi guardo e vedo un'altra al posto che era il mio. Scendiamo per Via Lago di Lesina e arriviamo alla scalinata? Va bene, ma lei sa che si giocava a rubabandiera sulla scalinata a 13 anni. Alla fine sbagliamo strada, chissà com'è, siamo già a Viale Libia, i lavori della metropolitana spaccano la strada in due con le loro transenne arancione. Facciamo il "giro lungo" per arrivare sotto casa sua. È finito il pomeriggio, la polvere si mescola allo sporco dei muri di città. Sono triste per aver parlato tanto, riso forte, rifatto il rossetto, gesticolato da donna matura, conversato di lavoro, di carriere interrotte, di vecchi amori, di mariti, di casa, di vecchi, di figli, di soldi come una qualunque, ma sono allegra per non aver pianto. Di gioia, o di non so che altro, difficile non farlo guardando gli occhi cari e un po' amari di Laura, che sbattono le palpebre nel sorriso, come fa sempre lei, solo appena un po' arrossata dalla polvere d'estate.

 
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Ins. 13-10-2005