Autori contemporanei
affermati, emergenti ed esordienti

Antonino Maio
Con questo racconto ha vinto il quarto premio all'edizione 2004 del Premio Fonopoli parole in movimento.

Grandi mani
Guardavo la statua; rispondeva pienamente alla sua eccellente fama: concepita con materia di alta qualità, di proporzioni perfette, solida, tecnica cromatica di alto valore, corporeità impeccabile. L'ossequio delle forme era stato compiuto nella maniera più accurata. L'espressione, per certi versi misteriosa, esaltava un'armonia che racchiudeva in sé una sorta di celestialità rasserenante. Il suo sguardo eloquente scrutava ben al di là della realtà circostante, sembrava che racchiudesse la consapevolezza del tempo, il pulsare della vita.
Sprizzava dignità da ogni poro, ed io l'ammiravo con una curiosità lancinante; avvertivo un'esigenza istintiva di interrogarla. Ma cosa mai potevo chiedere a quella statua?
 
Tornai in quel luogo più volte, l'arcano di quel "corpo" mi attraeva al punto da farmi sentire inquieto; sembrava che emanasse sensazioni di rapimento contemplativo. E tutte le volte, quella sensazione mi sovrastava, mi sconvolgeva in misura esponenziale.
 
Una mattina ignoti teppisti l'abbatterono a picconate; il gesto vandalico di chi trova sfogo alle proprie rimozioni facendo danno ovunque capiti, contro qualunque cosa, anche contro l'anima che il maestro aveva voluto racchiudere in quell'opera: la sua arte-anima, ovvero, l'anima che trova la sua sublimazione nell'espressione artistica.
Corsi a vedere.
Rimasi allibito.
Un cumulo di cocci: quella scultura non sembrava demolita, ma mortificata nel suo spirito; pezzi inermi dall'anima smessa.
 
Aveva perso tutto, da quei detriti sprigionava il nulla in cui l'avevano prostrata, il suo ergersi si era estinto, era svanito...
 
Pensai istantaneamente alle sensazioni dei giorni andati, alla profonda ammirazione...
Ciò nondimeno, osservando quei cocci con più attenzione, ebbi la convinzione che ancora trattenessero l'antico spirito che, pur mortificato, come dicevo, faceva cogliere la sua immortalità. Quei cocci, nonostante tutto, non ritraevano la distruzione totale, l'annientamento, come si evinceva di primo acchito; qualcosa restava incorrotta pur tra la polvere, trascendendo il disfacimento che altri avevano tentato di attuare in maniera irreversibile.
 
Un individuo dal viso altero, aperto, si fece avanti.
Era coperto da un mantello dal colore indefinibile. Sui trent'anni, sguardo penetrante, esaltato da profondi occhi bruni, espressione ineffabile, incedeva con portamento deciso. Guardavo ammirato quella figura che imprevedibilmente si era presentata in quello spiazzo.
Si diresse verso il punto ove era prima la statua; guardò quei pezzi. Assunse un atteggiamento di profonda, intima sofferenza. Sembrò che avesse annullato qualsiasi contatto con l'ambiente circostante, parve proiettarsi in una dimensione indefinita, che precludeva a chiunque qualsiasi coinvolgimento alla sua apparizione.
 
La gente radunata intorno, non riuscì a capire da dove fosse venuto. Presa da un istintivo senso di rispetto frammisto a curiosità, si scostò rapidamente, facendo cerchio intorno a lui.
Questi, liberatosi del mantello, rimase coperto da indumenti semplicissimi, i quali lasciavano intravedere con evidente nitidezza, un corpo scultoreo perfetto.
Fissò ancora con profonda intensità quei resti, quindi, genuflesso, assunse un atteggiamento di intensa partecipazione nell'osservare quanto restava di quell'opera prima così magnifica.
Prese alcuni pezzi. Le sue grandi mani incominciarono a metterli insieme, con tenerezza, con religiosità, l'uno insieme all'altro, pazientemente.
Non potei fare a meno di cogliere in quei gesti, che si susseguivano nel silenzio più profondo, una sofferta testimonianza di umanità indescrivibile, io la tradussi nell'intimo come la manifestazione mai colta del più ineguagliabile amore.
Quell'intensa atmosfera, trasfigurò lo spazio creando sensazioni che non trovano descrizione esauriente nelle parole. Ognuno faceva esperienza di un fatto straordinario, al di sopra di ogni immediata possibilità di comprensione, di... umana comprensione.
Nessuno ritenne di proferire parola, o di fare il più impercettibile movimento; regnava la consapevolezza di non perdere quell'imprevista presenza che si preannunciava irripetibile.
Trascorse un certo tempo.
Quelle mani lavorarono bene sino alla fine: la statua era tornata nuovamente integra, perfetta, ma aveva qualcosa che la rendeva ancora più unica. Il viso, in particolare, aveva assunto una luce nuova, effondeva un'espressione inusuale che gli conferiva in quel momento resosi quasi trascendentale, un'esteriorità diversa da quella precedente, più enigmatica.
L'uomo si scostò e disse con un timbro di voce soave che colmò di stupore tutti, fino al più distante dei presenti:
<<Ecco, è nuova!>>
Riprese il mantello, si girò. Quindi, dopo avere posato lo sguardo su tutti i presenti, intenso ma amorevole, che sottintendeva un paterno saluto, si allontanò lasciando in tutti l'alone di un indefinibile stato d'animo.
 
Tutti si mossero mormorando meraviglia e sbigottimento.
Lentamente svanirono nel buio delle strade guadagnando le loro case, chi nella solitudine, chi proponendosi di riuscire ad esprimere ai propri cari quanto aveva avuto il privilegio di assistere: un evento assolutamente imprevisto ed inspiegabile. Ognuno, certamente, portò seco i propri dubbi, i propri interrogativi, le proprie perplessità.
 
Rimasi immobile, solo. Scrutai in silenzio quella figura scolpita dal volto rinnovato che esprimeva un'interiorità nuova: nel silenzio della mia solitudine. Desideravo carpire il segreto di quell'immagine appena realizzata, il mistero che l'aveva riportata ad esistere, risorta a vita nuova.
 
Non riuscii a darmi una risposta, quel giorno.
 
Tornai molte altre volte in quel luogo. Giorno dopo giorno provavo un'incontrollabile attrazione verso quella statua.
 
Passarono gli anni, cercai una spiegazione sull'arrivo di quella eccezionale figura che si era presentata creando un evento che superava ogni immaginazione. Una spirale di pensieri mi portò verso proiezioni di carattere escatologico, facendomi cogliere sensazioni che non riconducevano ad esperienze di vita ordinaria.
 
Ancora oggi porto il mio pensiero a quegli occhi; vorrei scrutarli ancora intensamente, con insistenza. Contenevano in tutta la loro dolcezza l'arcana origine della vita.
Ritorno con impulsiva attrazione ad essere sovrastato come nei primi giorni... Però ora avverto un'acuta consapevolezza: non resterà irraggiungibile il momento in cui capirò.
Riportando il pensiero a quel viso, mi sento rassicurato da una serena certezza: la mia anima saprà, capirà; la sua essenza elettiva mi rassicura, certo che capirà:
un giorno...!

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Premio Fonopoli parole in movimento 2004

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 Ins. 14-02-2005