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LA PIÚ GRANDE
ANTOLOGIA VIRTUALE
DELLA POESIA ITALIANA

Poeti contemporanei affermati, emergenti ed esordienti
Antonella Porciatti
Antonella Porciatti. È nata il 5 giugno 1980 a Siena, ma risiede a Colle Val d'Elsa (Si). Scrive dall'età di dodici anni, raramente anche in prosa. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è iscritta al corso di laurea in Lettere, di cui sta frequentando il secondo anno accademico. Ha partecipato ad alcuni concorsi di poesia, quali il Premio Nazionale di Poesia "Aldo Spallicci", il Premio Internazionale "Angela Starace" e il Premio Firenze-Europa "Mario Conti". Le poesie che ci ha inviato sono tratte dalla sua raccolta inedita "Oltre lo specchio".
 
Angeli
 
Saziamoci di noi!
Sulla sabbia,
al tramonto,
ostentando la nostra rinascita!
 
Assaporiamo
il salmastro sulla pelle riarsa!
Ceselliamo
su indistruttibile scoglio
questi effimeri istanti!
Non sappiamo più i nostri nomi,
soltanto l'azzurro del mare...
 
Alla sera, per le strade,
tu mi cingi la schiena,
e mi additi paradisi nascosti
e invisibili specchi clandestini:
siamo due angeli, due pellegrini
in mezzo alla folla.
 
 
 
Il tuo volto,
intrecciato
agli arabeschi
dello specchio,
effonde un alone
di penetrante mistero.
 
Tu,
con quello sguardo rapito,
ti addentri
nei nostri spiriti assenti;
 
tu
fondi la tua anima
e la lasci aleggiare
negli abissi mortali
che del tuo iride
si fanno guardiani.
 
Ora
le membra
puoi erodere
della fanciullina diabolica,
 
alle vette
del pallido monte
si è innalzato
il tuo spirito,
 
e le teste
piangenti
delle vittime
calpesti
 
con passo
di divina leggiadria
e di anelito
di vendetta immacolata.
 
 
 
Giostre e finestre
al di là dei monti,
parole scontate
tra i fiori sbocciati,
e silenzi avvolgenti
nelle valli sfumate.
 
Giochi di luce
sulle persiane della piccola casa:
i fiumi non si quietano mai.
 
Ti ho incontrata nel giardino dei templi,
tra l'edera dei boschi ti ho scorta,
e mi sei parsa più bianca.
 
 
 
Viandanti
 
Gelsomini.
L'afosa via
invadono,
e la nostra mente carpiscono
 
labile
ignota a se stessa.
 
Dai balconi
si protendono,
e dalle finestre nascoste dal fumo.
 
Il fumo
imprigiona incatena,
solleva le anime erranti,
e dalle imposte
si infiltra
nei salotti spogli e ammuffiti.
 
L'effluvio
dei fiori ancestrali
ci avvolge,
risveglia
la nostra memoria
 
memoria
di giovani amanti all'inferno,
di angeli dalle ali strappate.
 
Il fumo
percorre tutta questa via,
e dei viandanti
accarezza le membra spossate...
 
I viandanti
sono nudi e si amano
e intrecciano le dita sottili
e ritornano al giardino dei templi.
 
Ecco: i lillà
che ci incorniciano i volti radiosi...
i sentieri del bosco...
il sole,
che in diamanti trasmuta
i nostri corpi fiorenti.
 
E rivedi
la stanza dell'oppio,
e le grate dai serpeggianti arabeschi
rivedi,
e la luce spettrale
che rapisce i corpi dai templi.
Senti: per noi
oppio e incenso
si mescolano misticamente;
a noi,
come geni dei desideri,
profondono ascesi e evasione.
 
 
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©2000 Il club degli autori, Antonella Porciatti
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Inserito il 13 dicembre 2000