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Angela Pietrosanto

Angela Pietrosanto, residente in San Giorgio a Cremano (Na). Da due anni ha iniziato a partecipare a premi letterari. Dei tre premi ai quali ha aderito, è risultata: 2° classificata per romanzo o racconto inedito; 2° classificata per racconto inedito; segnalazione della giuria nella I edizione del Premio "Angela Starace", sezione narrativa.
 
Racconto
IN UN SORRISO, LA VITA
Gli occhi erano fissi su un foglio bianco, ma la mano rigida stringeva la penna che sembrava non avere inchiostro per una traccia scura.
Lara lo sollevava, lo rivoltava, quasi a sperare che altri avessero potuto macchiarlo con quelle parole che non le riusciva di pronunciare. Ad altri si può dire tutto a cuor leggero. Alla propria figlia no. [...]
"Mia adorata Roberta,
ho scelto questa forma per parlarti, perché i tuoi occhi sognanti non debbano interrompere il mio pensiero e condurlo ad una comoda ma falsa scorciatoia.
Il nostro motto è sempre stato: "La verità prima di tutto, costi quel che costi".[...] Prima di conoscere tuo padre avevo fatto dono del mio cuore a Dio, ma Egli prima d'avermi per Sé ha letto in fondo alla mia anima e mi ha fatto conoscere l'amore che tutto coinvolge, perché non fossi privata di un'esperienza altamente umana. Egli sapeva che per Sé mi avrebbe avuta per l'eternità. Il sentimento che lega due amanti, quando è puro, ha in sé qualcosa di divino e non può usurarsi agli attacchi del tempo. Io e tuo padre potremmo vivere accanto per l'eternità e sarebbe come il primo giorno. Ma siamo umani, anche se a volte ce ne siamo dimenticati. Siamo coscienti che su questa terra tutto ha un inizio e una fine, si nasce e giorno dopo giorno ci si incammina verso la morte. Che parola terribile! Sì, terribile anche quando si ha un credo religioso, perché forte è la paura dell'ignoto ed ancor più forte è l'amore per la vita, anche quando fingiamo di disprezzarla [...]
Erano insieme lei e Alberto al momento della condanna. Non piansero, si presero le mani per frenare le vibrazioni dei loro corpi.
A letto, nella pietosa complicità della notte, giacquero in un serrato amplesso, sì che potevano scambiarsi i battiti dei loro cuori.
Così abbracciati si illudevano di fermare il tempo ed esorcizzare le forze del male.
Ma un ritaglio di luce, intrufolatosi nella stanza attraverso la persiana, li fece sobbalzare, e si guardarono sgomenti. Mai l'alba, per loro, era stata motivo di angoscia.
Toccava a lei essere più forte.
Nel donargli ancora il suo corpo, volle che lui ne possedesse anche lo spirito. E fu tutta un fremito d'ali per condurlo nel paradiso degli amanti, dove lui avrebbe potuto ritrovarla con la forza immortale dell'amore.
Volle, come una fata, farlo prigioniero di un incantesimo affinché lui smarrisse la strada di casa e vagasse in uno spazio irreale, dove i sensi, sopiti, escludono i ricordi che fanno male.
Volle trascinarlo in un vortice di felicità perché avesse una rendita da spendere quando i loro corpi non si sarebbero più toccati.
Allontanò da lui la disperazione, perché potesse continuare a cercare nelle piccole cose il sorriso di lei.
Volle pulsargli nelle vene perché lui sentisse che non ci sarebbe mai stata separazione tra loro. Egli l'avrebbe portata dentro di sé e con lei e per lei avrebbe continuato il suo viaggio fino al tramonto. [...]
"Bambina mia, è giunto qualcosa più grande di noi a separarci fisicamente. Aiutami a dirti la verità, a pronunciare una di quelle parole, il cui suono devasta la nostra mente, ma è un modo come un altro che l'inesorabile sceglie per portarci con sé.
Ho il cancro, figlia mia, e non potrò rimanere a lungo con voi.
Non guardarmi come se fossi colpevole, colpevole di aver tradito la tua fiducia, rompendo il patto di eterna amicizia.
Ah se mi sono ribellata! [...] Ho paura. E' bastata una parola ad espellermi da un mondo pieno di luci [...] Ho lottato per giorni e notti prima d'acquietarmi ed accettare di dialogare con la morte, la grande nemica che spinge tutti gli esseri viventi alla fuga. Adesso non la odio nemmeno più. A qualcuno doveva pur toccare il compito di traghettarci sull'altra sponda. Ho ritrovato me stessa e la fede mi sorregge più forte che mai.
Sono sicura, bambina mia, che continueremo a parlarci, che troverò la strada per giungere a te e sostenerti nei momenti difficili. Parola di mamma. [...]
Roberta aveva gli occhi inondati di lacrime, mentre stringeva al cuore la lettera che la madre le aveva lasciato quale testamento d'amore.
Sedeva a quello stesso scrittoio dove Lara pochi mesi prima, col cuore straziato, cercava le parole più adatte per consolare la sua bambina. [...] Ma Roberta voleva ricordare lucidamente e, come faceva quando era con lei, volse gli occhi al cielo, a cercare. E lei venne, perché Lara era speciale e non poteva lasciare a lungo la sua bambina nel tormento.
Con soffio leggero le alitò sul viso per asciugarle le lacrime, perché i suoi occhi belli potessero ammirare le meraviglie del creato. Rubò al cielo il raggio più luminoso per giungere al cuore della sua bambina e riscaldarlo, perché non dovesse sentire il freddo della notte. E sulle tranquille, misteriose acque le fece giungere la sua voce.
-Io sono viva. Come aria impalpabile sono ovunque si posa il tuo sguardo e sono dentro di te che generai e che ora mi porta nel suo grembo come reliquia preziosa. Cercami con gli occhi dell'anima, perché ora posso giungere là dove la mia fisicità mi impediva di penetrare. [...] Se la paura rende insonni le tue notti, se il dubbio arresta i tuoi passi, se il dolore pone fine alla speranza, metti una mano sul cuore ed io verrò. E se come usignolo canterai la tua primavera, io verrò ad esaltarne i colori per te.
Il nulla non esiste. Siamo tante gocce d'acqua e l'una si mescola all'altra a formare l'immenso oceano senza età, erede d'ogni memoria...
 
 
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ins.24 maggio 2001