LA PIÚ GRANDE
ANTOLOGIA VIRTUALE
DELLA POESIA ITALIANA

Poeti contemporanei affermati, emergenti ed esordienti
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Alfonso Piccirillo

Alfonso Piccirillo è nato il 16 gennaio 1963 a Pietramontecorvino (FG), dove attualmente vive.
E' poeta ed autore di testi teatrali di cui cura anche la messa in scena come regista e attore con la Compagnia Teatrale La Formica. Inoltre mette in scena, con la stessa Compagnia, anche testi per bambini con il teatro dei burattini.
Ha pubblicato la sua prima raccolta di poesie dal titolo Pietre mute nel 2003 per l'edizione Libroitaliano ed è stata pubblicata quest'anno la commedia Povera, la mia chiesa!, mentre sono in lavorazione per la stampa altri suoi testi teatrali e una nuova raccolta di poesie.
Forte è il suo richiamo alla poesia, dove i versi, filtrati dalla memoria, hanno una forte carica di umanità ed evocano, attraverso dettagli e frammenti di realtà, paesaggi inesplorati dell'anima.
I suoi versi, come rapsodie, sublimano l'amore verso la donna, come quello forte e intenso verso la madre e quello, quasi drammatico, verso Dio, evocato e mai pronunciato, come ricerca di un amore che tutto comprende e ripaga dalle fatiche e miserie della vita.
 
 


Poesie tratte dalla raccolta Pietre mute

 
 
 
Sacro...
 
Sacro è il tuo corpo,
lo medicherò dalle ferite,
dalle offese del tempo,
dall'incuria dell'uomo.
Cospargerò di balsamo
la tua pelle bianca
e reciterò salmi di perdono.
 

 
Madre Terra
 
Sacro è questo suolo
che calpesto nudo;
sono legato alla Madre Terra
e nel suo grembo,
come un indiano,
ritornerò
per nutrire una spiga
d'avena.
 

 
Le colline
 
Le colline hanno preso
il posto di mia madre,
posso correre su di loro
scalzo e cogliere le more
dalle spine
graffiandomi d'amore.


Espiando
 
Io sono sempre in cammino a cercarti
tra mille cadute;
quando sentirò la tua Grazia innervare il mio corpo?
E il tuo respiro nel mio?
Quando sentirò il tuo abbraccio di madre, di padre, di amico,
di amante?
Quando?
Io ho strisciato come serpe dall'acqua al suolo
e al sole consacrato ho atteso muto
per lunghi millenni di vita.
Nel fango hai soffiato la mia vita, ma ancora
non ho le ali per l'aria,
e sulla strada continuo pellegrino
espiando.
 

 
Golgota
 
Quanto tempo ancora ci vorrà
per i monti
per le cime innevate
per piantare le croci
nel cielo terso del dicembre?
 
E' lì, solo, e senza più ricordi
che sarò come l'aria, tagliata
solo dal volo di un'aquila.
 
E le mie braccia
saranno aperte per accoglierti
e sentirò il tuo forte abbraccio
e il tuo forte pianto
 
per me.

 
Ricordo di Natale

a mia madre

 
E non seppi mai quanto
bene mi volessi.
Ricordo però
che a Natale vestivi
un albero
e ad ogni ramo
appendevi sospiri.
 
Ora che non ci sei più
l'albero è su in soffitta
ricoperto di polvere
e i fili tutti spelati.
Quest'anno lo vestirò
e come fili metterò
i ricordi e come luci
i tuoi sorrisi.

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