LA PIÚ GRANDE
ANTOLOGIA VIRTUALE
DELLA POESIA ITALIANA

Poeti contemporanei affermati, emergenti ed esordienti
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Alessandro Maffei

Poeta e Scrittore di Lucca.
Ha conseguiti i seguenti premi:
  • 3° al premio "Giuseppe Viviani" 1995 sez. poesia tradiz.
  • 3° al premio naz. "le donne dell'arte" 1995 sez. poesia.
  • 4° al premio "Autunno veneziano" Venezia 1996 sez. poesia.
  • 5° ex-equo premio naz. "città di Viareggio" 1996 sez. poesia.
  • 3° premio naz. "D'Annunzio e la Versilia" 1999 sez. poesia.
  • Diploma di merito premio naz. "Città di Castellana Grotte" 2003 sez. poesia.
  • Segnalazione al premio naz. "Cerchiara di Calabria Perla dello Ionio" 2003 sez. racconto inedito.
  • 4° in menzione d'onore premio internaz. "Augusta Taurinorum" 2004 sez. poesia.
  • 8° class. Sez. narrativa concorso lett. Naz. ed Int. "Parole per amare" I° edizione, 2004.
Inoltre è stato inserito in varie antologie di premi e concorsi degli anni 2003/2004.
 
 

AMORE MIO
 
Chiudere gli occhi sulla tua spalla
Adesso posso!
E' una conferma che cercavo da tempo,
un appoggio che tutti vogliamo.
Lasciarmi condurre ciecamente dall'amore
perché di te mi fido
a riprova di quello che fai per me.
Una lacrima mi cade e scivola giù
sul tuo corpo nudo
e s'asciuga istantaneamente
col calore della nostra passione
che ci unisce oggi, ci unirà domani
e in un dopo a noi sconosciuto
sarà per sempre.

CHE MI RIMANE ?
 
 
Che mi rimane
delle mie serate torbide
passate a mordere un bicchiere
e a sorridere d'una stupidità?
Che mi rimane
dei fuochi sempre accesi
che hanno bruciato i nostri anni
senza darci sazietà?
Preferisco incollare gli occhi
sulle pagine d'un qualunque sogno
ed ubriacarmi di sobrietà.

OLTRE
 
Mi piace il mare d'inverno
essere insieme a nessuno
che con la mia tipa in topless
che sta morendo dal freddo
ed io che m'accingo a scaldarla
fra i flutti sgangherati d'onde
che si spiaccicano
sugli squadrettati scogli;
e noi ci lecchiamo ferite
d'inquieto sapore salato
fino ad esorcizzare il tempaccio
a fare e rifare l'amore.
 

CARO IL MIO DIRETTORE
 
Accidenti, direttore, dovevi trattenerti così a lungo con quella sgualdrina da quattro soldi che si comporta in quella maniera solo per mantenersi il lavoro? È troppo facile pentirsi ora. Non hai chiamato neanche tua moglie, ma ti rendi conto? Starà in pena! No? Anche se è da quando hai assunto quel pezzo di gnocca che fai quasi sempre tardi per questo e quello, ogni scusa è buona, ma ti ci vuole la tua pervertita fantasia per raccontarle. Credi che ci creda? Credi che sia scema fino in fondo? Non starà sempre a cercarti sul cellulare; non puoi dargliela a bere che hai sempre la batteria scarica! Non puoi dargliela a bere che lì non c'è campo! Non puoi dargliela a bere che per via di una riunione importante lo devi tenere spento! Non puoi continuare così! Lei avrà fatto amicizia con quel bigotto del tuo vicino che è stato lasciato da quella troia di sua moglie che una volta per poco non te la fai anche tu. Chiacchera, chiacchera, lo sai, le parole poi prendono forma e sostanza, e poi? Si, toccati la capa! Senti che ti spuntano? Lo senti? No, non si possono sentire quelle a tatto, purtroppo; bisogna intuirle sul comportamento altrui. Poi, tu che cosa hai combinato stasera con quella? Bella he? Ci credo io, ha vent'anni meno di te! Che vuoi... pelle liscia e morbida come quella che aveva tua moglie in altre ere glaciali... hai voluto sposare una più vecchia di te? Credevi che la sua bella presenza e la sua pura sostanza fossero eterne? Almeno non ti sentire in colpa, quel che è fatto è fatto ormai. Chiedi il divorzio e mettiti con le ragazzine. Può essere una soluzione, no? Accidenti! Possibile che non ci sia mai posto vicino? Devo fare sempre tre chilometri a piedi. Certo, direttore; non vuoi che sappiano che macchina hai, per paura delle rivalse. Pretendi troppo, caro il mio direttore.
Ma chi me l'ha fatto fare? Attaccato al Dio denaro che contempli da quando hai preso il primo stipendio. Se non era per tuo padre che conosceva quel tizio che conosceva quell'altro... ora se ti comporti da stronzo con i tuoi subordinati non è colpa di nessuno se un giorno o l'altro troverai la carrozzeria con inciso un quadro futurista alla Pollok, o se addirittura troverai al posto delle ruote dei ceppi buoni solo per farci nascere funghi. Sono agitato, troppo agitato. Dalla tensione nervosa mi si acuisce l'olfatto e sento quest'odore di città che sa di stantio. Non me n'ero mai accorto prima d'ora. Stantio misto all'inquinamento degli scarichi di marmitte che si appiccica a questi antichi muri. Tutto ti penetra nelle narici da non respirare, ma dobbiamo farlo, malgrado ciò. Così finiamo per abituarsi a questa mondezza e, più che altro, a farne parte! Questo è il peggio! Siamo diventati mondezza anche noi! Come andrei volentieri scalzo! Le mie mocassino mi stordiscono! Come rimbombano su questi muri che, con il piombo degli scappamenti, sono diventati metallici! Chi è questo ora? Caro direttore, non ti girare così di scatto. Vedi che poi ti fa quel sorrisetto a piglianculo! Vai, vai! Si, ma non glielo dici mica, perché hai una strizza che muori. Beh, questa volta è andata bene, quel tizio è stato innocuo e ha svoltato l'angolo come se niente fosse, mentre tu hai paura anche delle ombre. Ed ora dimmi, quanto costa a te, caro il mio direttore, svoltare quell'angolo? Non c'è denaro che possa placare la tua emozione che ti terrorizza. Per arrivare alla macchina devi svoltare quell'angolo perché è lì dietro che si trova, in quel parcheggio buio. Ti fermi? Ah!ah!ah!... mi fai quasi ridere! Non ci pensare. Come si dice? Canta che ti passa!
Mi viene in mente quella canzone estiva che fa il contrasto che ci vuole a quest' inverno rigido come un iceberg, si perché la punta dell' iceberg è il freddo che provi sulla tua pelle che si ribella facendo rizzare i peli, ma l'altra enormità dell'iceberg è il freddo che hai nelle tue viscere; e non c'è stufa che tenga, non c'è fuoco che riscaldi le tue segrete stanze. La canzone! Canta che ti passa! "uuun'estate al mare e e, voooglia di affogare e e" come fa ad un certo punto che mi piace tanto? "...sotto gli ombrelloni oni oni." Si, che fa rima con quelli che mi girano in questo momento. Anche quest'allegra canzoncina mi riporta, inevitabilmente, al mio stato mentale depresso. Sono alla frutta! Non ne posso più! Devo smetterla di trastullarmi quella commessa dei miei stivali. E se dopo mi denuncia per sevizie? L'ho colta parlottare con sospetto, perché sennò non sta zitta quando arrivo io, con la sua collega Giada che non dev'essere così preziosa come le conferisce il suo nome. Mi fa i sorrisetti, ma credo che siano tanto falsi. Si potrebbero mettere d'accordo e farmela passare cara in un aula di tribunale. Dopo son bello e fritto. Bando ai cincischianti pensieri, non vedo ombre scaturire dalla luce del lampione, la strada è libera. Svoltiamo l'angolo! Buio! Non si vede niente, mi sembra tutto calmo, meno male. Andiamo dalla moglie a litigare un po'.
- Fermo o ti taglio la gola! - Sembrava tutto troppo bello, caro il mio direttore. E ora?
- Dammi tutti i soldi che hai! -
- Ne ho pochi addosso. -
- Non mi prendere in giro o t'insanguino questa bella cravattina! -
Peccato che non riesco a vederlo in faccia. Mi tiene con una forza mastodontica il braccio intorno al collo. Se conoscevo qualche movimento di karatè lo neutralizzavo in quattro e quattr'otto, ma di movimenti conosco solo
quelli della mia banca, li faccio spesso per vedere se i conti quadrano. Che gli dico a questo delinquente ora?
- Ok, stai calmo. Ti posso fare un assegno. -
- Si, e domani lo blocchi. Dammi la tua carta di credito e le chiavi della tua macchina, piuttosto! -
Che scocciatura! Mi doveva capitare proprio quella situazione che temevo di più! Speriamo che non mi uccida!
- Ok, ma lasciami andare vivo...ti prego. -
- Hai paura di morire? - Direttore, ti sta strangolando!
- Si, ma non mi stringere. Non posso parlare. -
- Certo, con tutti i tesori che avete accumulato avete paura di lasciarli. Io non ho niente e non ho paura di morire, piuttosto ho paura di vivere! -
Senti questo, direttore, che ladro filosofo. Non me l'aspettavo. E se per una volta nella mia vita fossi generoso? E se gli dessi tutto quel che vuole senza denunciarlo? Tanto la macchina la ricompro, la carta di credito domattina la blocco e la rifaccio; non ho problemi. Basta che non mi uccida!
- Allora! Sto perdendo la pazienza. Dammi le chiavi! -
- Senti, ti do tutto quello che ho. - Direttore, sei davvero generoso stasera, la paura fa spavento?
- Bene, allora sgancia! - Direttore, ha lasciato la presa. Potresti anche scappare, no?
- Ecco le chiavi, ecco le mie carte, prendi tutto il portafogli, prendi anche questa valigetta. Vuoi anche il mio cappotto? Ecco, prendi il mio cappotto, tanto io non ho freddo con tutto questo grasso che mi porto addosso. -
Caro il mio direttore, il vostro ladro lo vedo alquanto sconcertato.
- Che sta dicendo? Voglio solo un po' di soldi e la sua auto. -
- No, caro. Adesso ti prendi tutto. Ti regalo la mia vita, perché non la sopporto più! Mi basta di non morire e poi vado anche sull'Himalaia, non importa. Ho bisogno di un po' di pace. Non posso più convivere con queste paure! -
Che verve, caro direttore. È riuscito, finalmente, a sciogliere completamente il suo iceberg. Complimenti!
- Ma lei è impazzito! - Caro direttore, il ragazzo non sapeva mica con chi aveva a che fare.
- Si, sono impazzito! Ma almeno non ho più paura, né di vivere, né di morire, caro lei! - Lo vedo un po' sconvolto il ladruncolo. Sarà il caso di filare? Caro direttore, la saluto. Io vado per di là, verso orizzonti ignoti, e lei rimanga in questa città, insieme a questi idioti.
 
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Agg. 03-08-2004