LA PIÚ GRANDE
ANTOLOGIA VIRTUALE
DELLA POESIA ITALIANA

Poeti contemporanei affermati, emergenti ed esordienti
Alberto Nebbiolo
Alberto Nebbiolo è nato il 18 febbraio 1979.
Abita a Voghera. Studia Giurisprudenza all'Università di Pavia e lavora come collaboratore sulla pagina culturale del quotidiano 'La Provincia Pavese' a tiratura provinciale.
Scrive sia in versi che in prosa, e da tre anni anche in dialetto vogherese. Al suo attivo ha oltre 400 premi ottenuti in tutta Italia e alcuni anche all'estero.
È presente in numerose antologie e nelle maggiori riviste letterarie con sue opere, recensioni ed interviste. Ha pubblicato il suo primo volume "Il Colore dell'Immensità" nel gennaio 1994 con la casa editrice milanese Prometheus e nel luglio del 95 il secondo volume dal titolo "Angelo Ribelle" con le edizioni Tracce di Pescara, per il quale è stato anche segnalato nella sezione editi del premio internazionale Montale.
 
Si è classificato 4° nel concorso Sartirana Lomellina 1998 con questa poesia
 
Ciò che nascondo
 
È destino, segnato, che un giorno me n'andrò
dal tetto che m'hai costruito, dalle coperte
che m'hai tessuto. E dilanierò, arrabbiato, coi denti,
l'ovatta di cui m'hai avvolto. Vorrò vedere il mondo.
E tu dovrai saper lasciarmi andare.
Vorrò conoscere, da solo, il mondo, e imparare
a soffrire, da solo. È destino. È umano.
E mi capiterà di pensare che non sono eterno,
che sono nato, e di provarne paura.
Un uomo è nulla di fronte alla magia che una donna
- una fra tante - è capace di creare con le sue carni.
Ma è una madre - unica al mondo - a legare un figlio
in una rete di sentimenti che io stesso, stupito,
non riesco ad esprimere. Quant'è difficile
parlare d'amore. E quella sera guardando le stelle
che brillano all'orizzonte di una terra lontana
- non è solo la latitudine a separare la gente -,
capirò che erano quelle che bambino avevo sopra i nostri occhi.
E allora le parole mi sgorgheranno spontanee dal cuore.
Il canto sfogherà quei muti sentimenti che non avevano nome.
E in quell'ora ti dirò le parole che avevo vergogna di dire
che non sapevo dire perché non le conoscevo.
Ma madre, tu che hai capito i miei desideri e le mie paure
senza parlare, tu che guardandomi negli occhi sai
ciò che nascondo, credi ci sia bisogno di parole per dirti amore?
Ci sono momenti in cui un uomo deve tacere, quello sarà
uno di questi. Tornerò. E senza parlare mi aprirai la porta
di quel tetto, mi coprirai di quelle coperte, e mi sveglierò la mattina
come se non fossi mai partito. E non ti dirò ancora quelle parole
perché il loro nome tornerà sconosciuto.
C'è bisogno di comunicare quando non ci si capisce. E allora
perché dovrei parlare?
 
 
Tetti siracusani
 
Mi marcio col carattere
della meta precisa
nel sabato delle strade
tra una bolla di gente
che si rimbalza
ai capi della via.
 
Annuvolano stelle di tetti siracusani.
In un sogno terrazzato d'amici
Riso e pensiero gattonano a far fusa.
 
Esce ricordo dalle pietre
solforoso in canzone
e cade, estasi matura di limone,
su occhi indiani bassorilievi per il cielo.
 
Scoppia la coperta della vita
le sue coppe d'aria di bucato.
Più forza nel vento basterebbe
A far rondine. Ma qui s'è stesa
sott'un amore a termine.
 
Già l'alba coi capezzoli in aroma
delle sue campane la bocca.
 
Ancora risacca Bergson
tra birra e sigarette.
 
31.5.1998

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©2000 Il club degli autori , Alberto Nebbiolo
 

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Agg. 15 febbraio 2000