Autori contemporanei
affermati, emergenti ed esordienti
Racconto di

Francesco Porcino

 
L'Eden
 
Ricordo. Ero appena uscito dalla buia e nera galleria che mi stava conducendo nel regno dei morti.
Nella realtà mi stavo svegliando, incominciavo a riprendermi la mia vita, mi apparteneva, era mia, ho tanto lottato con la signora tutta ammantata di nero per riaverla indietro.
La morte, ormai era sicura di sé, pensava di essere lei la padrona assoluta della mia vita. Mai e poi mai pensava che io reagissi con tanta forza di volontà, attaccandomi al tenue filo della vita, un attimo prima che questo mi fosse reciso.
Mi stavo svegliando, dopo quasi un mese e mezzo di totale incoscienza e man mano che ritornavo alla vita notavo, cioè vedevo, la morte che si era impossessata del mio corpo, l'ho vista dentro di me.
Io ero allibito per tutto questo e la paura incominciò ad impadronirsi di me, incominciai ad urlare come un ossesso ma niente fuoriuscì dalla mia gola e questo mi terrorizzò all'inverosimile.
Incominciai ad agitarmi, a scuotermi come un pazzo, la paura era troppa, continuai ad agitarmi finché mi trovai per terra tutto intontito e dolorante: ero caduto dal letto.
Anche se l'impatto col pavimento è stato doloroso mi ha scosso dal torpore che aleggiava in me e mi svegliai: ero uscito dal coma.
Stranamente anche se sveglio continuai ancora a visionare e captare delle voci, sembrava che stessi assistendo alla prima di un film e tutto questo il mio cervello lo registrò violando i miei voleri, insediandosi nella mia testa, ignorando la repulsione che ormai nutrivo per tutte queste estenuanti visioni che io mai e poi mai avrei più voluto percepire: ormai odiavo tutto questo.
Io volevo starmene al di fuori di tutto quello che concerne il mistero e l'occulto, ma con grande rammarico da parte mia tutto continua come prima, anzi peggio.
La mia innata fantasia persiste, continua a vagare nei meandri dei miei pensieri.
Tutto questo certamente non mi aiuta a dimenticare tutto quello che l'ingrato destino mi ha elargito a piene mani. Però qualcosa di positivo in tutto questo io l'ho avvertito, qualcosa dentro di me è cambiato, tante e tante cose che prima mi sembravano assurde adesso le vedo con occhi diversi e penso che poi così assurde non erano come io pensavo.
Solo di una cosa sono sicuro: con tutti i miei malanni e visioni che ha percepito, il mio cervello si è svegliato all'inverosimile, come pure il mio stato emotivo è cambiato molto, in positivo s'intende.
In me è subentrata un'innata sensibilità verso tutti e il mio cuore ormai si è ammorbidito, sembra fatto di burro, pronto a capire ogni piccola emozione.
Vado a ritroso nel tempo per poter mettere a fuoco tutto quello che il mio cervello percepì precedentemente.
Dunque: ricordo: ero appena uscito dalla galleria fredda e scura, ormai ero fuori e soprattutto sveglio per mia fortuna.
Mi trovai su un'altura, questa si trovava appena fuori dalla galleria, c'era un bel sole caldo e con i suoi raggi caldi mi avvolse per tutto il corpo, togliendomi tutto il gelo che avevo accumulato quando ero in balia della nera signora.
Dall'altura continuai a visionare delle cose incredibili, ma per fortuna questa volta quello che stavo vedendo non era casa mia, non mi apparteneva.
Dal punto dove io mi trovavo notai che ai margini dell'altura si estendeva un immenso e verdeggiante giardino. Questo era curato all'inglese, infatti i prati erbosi erano appena stati tagliati con una precisione tale da sembrare un immenso tappeto verde.
Ricordo di aver visionato anche una grandissima distesa di coltivazione di fiori, era una cosa spettacolare vedere tutti quei variopinti colori che ondeggiavano come tante odalische, mosse da un leggero alito di vento.
Mi pare di sentire ancora adesso il loro intenso profumo che sapeva di rugiada, tanto era dolce e penetrante che arrivò fino a me anche se ero lontanissimo.
Questo stupendo profumo mi inebriò a tal punto che mi sentii un po' malfermo sulle gambe..
Tutto questo mi stimolò riproponendomi nuove bellissime visioni.
Infatti, ricominciai a spaziare con la mente, finché i miei sensi visivi si soffermarono a scrutare un bellissimo ed immenso lago, era talmente grande che non sono riuscito a visionarlo tutto.
Continuai, anche se solo con la mente, a scrutare l'immenso lago, finché mi soffermai su una parte di esso per assistere ad una meravigliosa sequenza che la natura generosamente mi elargiva.
Sulle sponde del lago vedevo una miriade di bianchissimi cigni; questi saltavano e svolazzavano dappertutto, erano tutti presi dal loro gioco e si muovevano con grande sinuosità, facendomi venire in mente un balletto che avevo visto tanti anni prima con delle vere ballerine, ma questi cigni non avevano nulla da invidiare a nessuno, perché la loro danza era stupenda, sublime, e tutto questo era programmato dalla natura che deve seguire sempre il proprio ciclo, come pure i cigni devono seguire il loro. Infatti la loro danza non era un caso, era iniziata la stagione degli amori.
Continuai a spaziare in lungo e in largo su questo infinito lago, finché i miei occhi si posarono su una piccola insenatura con una bellissima spiaggetta di rena bianca, era talmente bianca che mi sembrò di vedere la spiaggetta tutta ammantata di neve.
Lì c'era un uomo e un ragazzo, presumibilmente padre e figlio.
L'uomo era intento al suo passatempo preferito, la pesca, però con l'occhio vigile seguiva il figlio che era in acqua, stava facendo il bagno; più in là c'era un bellissimo bosco di piante secolari ed altissime si ergevano nell'infinito, sembrava che volessero sfidare il cielo con la loro imponenza.
Sotto una di queste, c'era una donna e due bambine, sicuramente madre e figlie, e certamente moglie e madre dei due che avevo appena visto.
Vedevo la donna tutta indaffarata nella preparazione del pranzo; infatti notai che sotto un albero aveva già disteso la tovaglia e questa era imbandita, poco distante c'era la bambina più grande seduta ed accanto a lei c'era un pianoforte, no sbaglio, era un meraviglioso clavicembalo e la bambina si stava preparando ad eseguire qualcosa.
Io vedevo che aveva della musica davanti a sé però non riuscivo a vedere di cosa si trattasse.
Mi soffermai un attimo, ero curioso di sentire quello che riusciva a far venire fuori da codesto strumento che io ritenevo molto difficile da suonare persino dai musicisti, figuriamoci (pensavo) cosa poteva venire fuori dallo strumento manipolato da una bambina.
Mah! Ben presto dovetti ricredermi perché la bambina iniziò a suonare con divina sublimità. Io sono rimasto esterrefatto nel sentire le perfette note che fuoriuscivano dallo strumento con paradisiaca armonia, le note incantate del minuetto.
Invece la bambina più piccola era un po' più in là ed era intenta ed assorbita dai suoi giochi preferiti.
Improvvisamente vidi questa bambina abbandonare il gioco e mettersi a correre a perdifiato verso sua madre, ma... non è mai riuscita a raggiungerla, il crudele destino già incombeva su di lei.
La piccola nella sua sfrenata corsa non si accorse che dal suolo sterrato fuoriusciva una grossa radice, inciampò in essa e razzolò per terra.
La madre si accorse della caduta ma non si preoccupò più del dovuto, talmente era abituata a queste banali cadute, ma lasciò ugualmente le sue faccende e corse in aiuto della figlia.
Ma, quando giunse sul posto dove l'aveva vista cadere, rimase di stucco ed allibita nello stesso tempo perché la bambina non c'era più, era sparita nel nulla.
Il panico l'invase e la disperazione la percosse, la paura le serpeggiò per tutto il corpo e un rivolo di sudore le scivolò lungo la schiena.
Era talmente spaventata che non riuscì ad urlare, infatti dalla sua gola non fuoriusciva nessun suono.
Ma in qualche modo doveva avvertire il marito di quello che era successo e non potendolo chiamare incominciò a dimenarsi come un'ossessa, gesticolando a più non posso.
Il marito si accorse della moglie che forsennatamente si agitava e s'impaurì: senza nessuna esitazione mollò la canna da pesca nel lago, afferrò il figlio ed incominciò a correre a perdifiato per raggiungere la moglie ed informarsi sul perché di tutta quell'agitazione, cosa era successo.
Appena arrivò la donna, anche se con parecchia confusione, lo mise al corrente della sparizione della figlia e in cuor suo si aspettava una qualsiasi e plausibile risposta da parte del marito, ma questi non poté dare risposta alcuna.
Ma io che avevo visionato il tutto, potevo dare questa risposta.
Tentai in tutti i modi di farmi sentire, però tutto fu inutile: non potevano assolutamente sentirmi, dato che il tutto era solo irrealtà; dal punto in cui mi trovavo avevo visionato come era avvenuta la sparizione della bambina.
Purtroppo nel mondo cose di questo genere si sono già verificate nel passato, esistono tutt'oggi, esisteranno finché esisterà il mondo.
La natura a volte è molto bizzarra e con nostro rammarico noi siamo assoggettati ad essa e al suo ciclo evolutivo.
Nel momento stesso in cui la bambina cadde per terra, la natura era in piena stasi evolutiva, seguiva il suo perenne corso.
La bambina è stata molto sfortunata perché nell'istante stesso della sua caduta c'è stato un allineamento tra due mondi paralleli e la bimba c'è finita dentro ed è sparita in un limbo di spazio temporale tra i due mondi paralleli.
Cose non facili da spiegare per il momento (almeno per me) ma, nel tempo, sono sicuro ci sarà una risposta positiva a tutto questo.
Però adesso che ci penso ricordo di aver sentito parlare di qualcosa di simile successo tanti anni fa.
Ero molto giovane allora, ma ho sempre cercato di tenermi informato di tutto quello che succedeva in questo nostro strano, ma bellissimo globo.
Una volta mi capitò di sentire per radio (allora la televisione non c'era ancora) di certe strane e misteriose sparizioni, che avvenivano con una certa frequenza, di navi ed aerei: questi venivano attratti da una misteriosa forza e fatti sparire nel nulla. Tutto questo avveniva nella zona denominata 'il triangolo delle Bermuda'.
Di tutte le sparizioni avvenute mai più ne ho sentito parlare; come al solito le autorità hanno insabbiato tutto.
Qualcosa di simile io l'ho vista e con angoscia anche vissuta, ma nel mio subconscio, mentre ero in coma.
Ricordo di aver visionato una grossa nave che transitava sul calmo e placido mare proveniente dal sud dei Caraibi.
Questa aveva un equipaggio di una trentina di uomini, a bordo tutto era tranquillo ed ognuno di loro stava svolgendo la propria mansione nella governabilità della nave, quando all'improvviso si sentì un acutissimo grido di allarme provenire dall'alto della coffa dove c'era un marinaio di guardia.
L'equipaggio si allertò cercando di capire il perché di questo allarme.
Tutti si misero a scrutare il mare ma nessuno riuscì a vedere o capire un bel niente. Mentre tutti si domandavano cosa stesse succedendo, uno di loro all'improvviso si mise a correre a perdifiato verso la cabina del comandante per metterlo al corrente del presunto pericolo che incombeva sulla nave e su loro stessi.
Appena avvertito, il capitano afferrò un grosso binocolo e si precipitò in tutta fretta sul ponte di comando mettendosi a scrutare il mare tutt'intorno ma stranamente il cielo era sereno, il mare tranquillissimo e quindi il pericolo dov'era?
Anche lui come l'equipaggio non riuscì a capirci niente.
Intanto i minuti passavano inesorabilmente, i marinai erano sempre più tesi, la paura aleggiava nell'aria, l'atmosfera si appesantiva sempre di più anche perché la gente di mare è sempre riuscita a percepire i mutamenti della natura.
Infatti sentivano nell'aria aleggiare un qualcosa di terribile, d'arcano che incombeva su tutti loro e la paura si intensificò all'inverosimile, perché non riuscivano a capire il pericolo da che parte dovevano aspettarselo, ma un urlo di terrore si sentì provenire dall'alto della coffa dall'uomo di guardia; l'equipaggio alzò gli occhi verso di lui cercando di capire cosa avesse visto di tanto terribile per emettere un urlo così di terrore.
Ma l'uomo di guardia non riuscì a dare nessuna spiegazione, la paura lo ammutolì (momentaneamente) anche perché aveva visto qualcosa di assurdo ed impressionante.
I marinai non riuscivano a capire il perché dello sgomento del compagno e nuovamente si rimisero a scrutare il mare e ben presto anche tutti loro si resero conto del perché l'uomo di guardia era terrorizzato; infatti videro, anche se in lontananza, qualcosa che mai l'occhio umano visionò.
Un'immensa barriera si ergeva davanti a loro.
Era alta non meno di cinque metri e la sua lunghezza si perdeva a vista d'occhio, sembrava di guardare la famigerata muraglia cinese e la nave si avvicinava pericolosamente sempre di più verso di essa.
Il comandante si rese subito conto dell'immane pericolo che incombeva sulla nave e su loro stessi ed incominciò ad urlare per scuotere l'equipaggio ed impartì degli ordini un po' concitati ma precisi.
Tutti si misero ai posti di manovra per effettuare l'arresto della nave.
Ammainarono le vele, gettarono l'ancora in mare, ma la nave continuò ad avvicinarsi sempre di più alla barriera.
L'equipaggio ormai era nel panico totale, tutti avevano preso coscienza del serio pericolo che correvano.
Inesorabilmente la nave si avvicinava sempre di più alla barriera. Inspiegabilmente questa sembrava attratta da un'enorme elettrocalamita.
La nave continuò ad avanzare, ormai la barriera era vicinissima e l'impatto inevitabile.
Tutto l'equipaggio (comandante compreso) era terrorizzato, questione di attimi e ci sarebbe stato il cozzo con la barriera ma inspiegabilmente questo non avvenne.
La prua della nave iniziò a penetrare nell'immensa barriera come se questa fosse fatta di burro.
A poco a poco, la nave venne inghiottita e sparì nel nulla.
La barriera che ingoiò la nave e l'equipaggio era fatta di antimateria e questa era penetrabile (almeno così io percepii).
Dell'equipaggio e della nave mai si trovò traccia alcuna.
Dopo aver visionato questa incredibile tragedia, la mia mente mi riportò indietro nel tempo e ripresi a rivedere la bambina scomparsa al punto stesso dove l'avevo visionata precedentemente.
Vedevo i genitori che non riuscivano a darsi pace per la triste tragedia.
Con curiosità e molto interesse, anche se ero allibito da tutto questo, visionavo i due mondi paralleli e notai che questi erano molto diversi tra loro; infatti dalla parte dov'erano i genitori della bambina c'erano laghi immensi e verdeggianti prati, lussureggianti boschi, grosse distese di fiori e tante varietà di uccelli ed altre specie di animali, insomma, un vero paradiso in terra.
Infatti quello era l'Eden.
Dalla parte opposta, dove c'era la bambina, vi era un'immensa desolazione, il verde non esisteva, non c'erano laghi e tanto meno fiumi e di animali nemmeno l'ombra.
Non esisteva nessuna forma di vita.
Ricordo che stavo osservando ancora la bambina, la poveretta correva avanti e indietro, era impaurita ma nel suo cuore regnava la volontà di lasciare quell'infernale mondo in cui era rimasta imprigionata e ritornare nella valle dell'Eden dov'erano i suoi amati genitori.
All'improvviso mi accorsi di un qualcosa che mi dette da pensare, notai la bambina che si dimenava e gridava a squarciagola, ogni tanto dava degli strattoni come se volesse liberarsi da qualcosa o da qualcuno.
Io percepii una presenza terribile che mi riportò indietro nel tempo, quando ero io a lottare con la morte per riprendermi la mia vita.
Adesso la nera signora era lì con la bambina, voleva trattenerla con sé in quel mondo infernale e cercava in tutti i modi di sbarrarle il passo, la bimba non riuscì a divincolarsi, se l'avesse fatto poteva riprendersi la sua vita, ma ciò non avvenne.
Non so come, ma nel mio cervello s'insinuò con insistenza una domanda che mai e poi mai mi sarebbe venuta in mente se non fossi stato in una situazione di semi-inconscienza.
Questa bambina non sarà mica la figlia del mio amico?
Incominciai a ritroso nel tempo e scrutai nei meandri dei miei pensieri riportando a galla dei ricordi che ritenevo non molto significativi, almeno per me, forse perché di questa faccenda ne sapevo poco per non dire niente.
Non avevo conosciuto nessun componente di quella famiglia, se non il mio amico, perciò non mi impensierì più del necessario.
Certo quando seppi rimasi molto male e dispiaciuto per il mio amico, non meritava tutto ciò, ma il crudele destino decide per noi.
Mai nessuno è riuscito a cambiare gli eventi.
Credo che se il mio amico avesse saputo che poteva capitargli una cosa simile, avrebbe sicuramente rinunciato ad andare in gita con tutta la sua famiglia ed evitare il terribile incidente d'auto dal quale tutti ne sono usciti male, ma per fortuna col tempo e tante cure, tutti hanno ripreso la propria vita.
Ora tutti stanno bene, tranne la bambina più piccola, lei è stata la più sfortunata: nel cozzo batté la testa, subito notarono che le sue condizioni erano molto gravi.
Immediatamente arrivò l'ambulanza e la portarono in ospedale.
La bimba entrò, quasi subito, in coma.
I genitori non badarono a spese per curarla ma, al momento, tutto fu vano.
La bimba vagava nel nulla.
Dopo aver messo a fuoco questi ricordi ricominciai, telepaticamente, a percepire una voce.
Questa mi suggeriva il modo per aiutare la bambina nella sua paurosa lotta con la signora tutta ammantata di nero.
Lei voleva, con la forza, trattenerla con sé nel misterioso mondo in cui la bimba era finita.
Questa voce l'ho sentita insinuarsi nel mio cervello e con violenza impadronirsene, inculcandogli consigli ben precisi sul da farsi.
Mi venne consigliato di andare a trovare la bambina, prenderla per le mani e tirarla verso di me e pronunciare queste parole chiamandola per nome: «salta, non aver paura, salta il fosso, coraggio, non restare ferma, non esitare, salta. Qui c'è il papà che ti prende, salta il fosso, non aver paura».
Questo mio incitamento doveva servire a darle coraggio.
Occorreva scuoterla in qualche modo dal torpore in cui si lasciava andare senza reagire. Per la verità mi sono soffermato un attimo prima di parlare di tutto ciò con qualcuno, forse perché io sono sempre stato scettico nel credere a certe cose, che a mio giudizio sono poco credibili, però dentro di me qualcosa mi rodeva, dovevo fare qualcosa per aiutare la bambina.
Un bel giorno decisi di doverne parlare con il suo papà.
Ricordo di aver captato il nome della bambina mentre ero ancora in coma. Era di una donna francese ben conosciuta.
Un giorno sono andato nel magazzino di questo signore che fa il grossista di pelletterie ed è nostro fornitore. Sono andato con mio figlio che doveva comprare della merce, ho avuto così l'opportunità di dirgli quello che avevo visto e sentito, mentre ero ancora in semi-incoscienza.
Mi ascoltò con molto interesse e mi invitò a far visita alla bimba, che era ancora in ospedale. Inoltre mi confermò che la bimba aveva realmente il nome di una famosa signora francese.
Andai a trovare la bambina.
Appena la vidi rimasi scosso. Era distesa in quel lettino, inebetita e con lo sguardo fisso al soffitto. Vedendola in quello stato, pensai che la fortuna non era stata benevola con lei.
Mi invase un'immensa tristezza e, anche se non l'avevo mai vista prima, avvertii un grosso groppo in gola e un brivido in tutto il corpo.
Nessuno si accorse di niente. So nascondere bene le mie emozioni quando occorre.
Ero un po' titubante su quello che dovevo fare e anche spaventato, anzi più che spaventato, mi vergognavo ma dovevo andare avanti.
Mi feci coraggio. Presi le manine della bambina e con dolcezza la tirai verso di me, scandendo con calma le parole necessarie.
Mentre procedevo, mi accorsi che la bambina reagiva in qualche modo, perché notai il suo sguardo, che non era più fisso al soffitto, ma, per un istante, incrociò il mio.
Percepii la paura che serpeggiava in lei, infatti lanciò due acutissime grida: «No. No!!!».
Detto dai genitori, dal giorno dell'incidente non aveva più pronunciato nessun suono. Anche quel giorno, dopo le urla disperate, ci fu il silenzio.
Prima di andare via, chiesi ai genitori se potevo tornare, per ripetere il tutto. Forse avremmo risentito quell'inspiegabile 'No' urlato, cosa che a parer mio non era poco.
Poi occorreva insistere con i consigli da me percepiti e che ormai si erano insinuati nel mio cervello.
Le cose da fare erano poche e a costo zero.
Bastava incidere un semplice nastro con la melodia che avevo sentito nel momento in cui avvenne la sparizione della bimba ed era la sorella che suonava questa bellissima e soave musica, che altro non era che il minuetto.
Oltre alla musica, si doveva incidere la voce del padre che doveva ripetere, chiamandola per nome «salta, non aver paura, salta il fosso, non aver paura, salta, qui c'è papà che ti aspetta» e farglielo ascoltare tutto il giorno e tutta la notte, ventiquattr'ore su ventiquattro.
Probabilmente così facendo la situazione poteva sbloccarsi. Ma non venne fatto nulla e non per colpa mia.
Fosse stata mia figlia avrei tentato qualsiasi cosa. Peggio di così non poteva andare. La bambina continua a vagare nel nulla.
E voi? Cosa ne pensate di tutto questo?
Potrebbe, dico potrebbe, esserci stato un qualcosa di positivo?
Ma un detto dice che le vie del Signore sono infinite e quelle della vita e della morte lo sono altrettanto.
Mai lasciare nulla al caso e di intentato, no?!
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Poesie di Francesco Porcino
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Agg.31 marzo 2000