Autori contemporanei
affermati, emergenti ed esordienti

 

Racconto
di
Angelo Gaudio

UNA FAVOLA MODERNA
 
I pascoli montani della mia località occupano una superficie di 200 chilometri quadrati circa. Nel corso degli anni, le distese erbose restano sempre un bene comune dei pastori. Sulla parete montana, essi hanno anche costruito caseggiati sparsi qua e là.
Sono una pelle di lana su un agnellino, che ha freddo. Egli barcolla nel prato alla ricerca del seno materno. Gli fornisco calore, dopo essermi asciugato al passaggio carezzevole delle labbra di mamma.
Con la nascita inizio un'esistenza tranquilla. L'agnello, che è in me, succhia il latte ad intervalli durante la notte fino a mattina. Durante la giornata bela moltissimo. La moglie del pastore con regolarità, durante la giornata, gli fa succhiare i latte con il biberon. Non si sazia mai!
Avidamente la sera ne prende dalle tette della madre, quando ritorna nella stalla dai pascoli. La pecora, infatti, esce di buon mattino a brucare per i monti. Guidano il branco tre montoni con i campanacci, due cani bianchi e il pastore. Ritorna nel primo pomeriggio, perché ha il figlio da nutrire.
Dopo una ventina di giorni, l'agnello va fuori finalmente con il gregge. Si è irrobustito, divenendo agile e forte. Pascola nei verdi prati con amici. Si scherza sulla distesa erbosa, si corre e ci si rincorre.
Con il divenire adulto ignora la madre. Essa segue una sorte diversa con il predisporsi ad essere nuovamente gravida, mentre lui cerca nel branco le compagne, le stuzzica, le provoca.
Sente un bisogno naturale d'accoppiarsi. Ci prova, ma fallisce. Il pastore vigila e gli tira all'improvviso una bastonata sulla schiena. Continua a mangiare e giocare.
Nella stalla scompaiono gli amici d'infanzia. A vecchi compagni si sostituiscono nuovi più giovani, in un continuo avvicendarsi di nascite e sparizioni nel gregge.
Uomini su auto con carro da trasporto prendono accordi con il pastore. Il pecoraio mette in tasca pezzi di carta e carica sul carro gli agnelli.
"Andranno a pascolare nel paradiso degli agnelli"- penso.
Oggi prende anche me. Sono calmo. Mi mettono a giacere, legato ai piedi, con altri sul carro e mi trasportano fino all'ingresso di un capannone.
"Sono arrivato alla mia nuova stalla".
Mi scaricano in una larga stanza sporca ed umida. Sempre legato, sono vicino ad altri compagni. Li osservo, man mano che li portano via. Non ritornano. Non sento grida o gemiti dalla stanza accanto. Portano via anche me e mi adagiano su un tavolato. Frettolosamente con un coltello affilato mi recidono la gola. Neanche il tempo di gridare, spremere, chiedere aiuto. Si muore immediatamente. Il macellaio appende la carcassa ad una carrucola.
Nessun disastro! E' l'uomo, che compie ogni delitto su animali e cose. Un inserviente con camice bianco, sudicio e insanguinato, separa con il coltello la carne dalla pelle, che getta in un angolo. Apre la carcassa e getta via gli escrementi. La carne andrà ad imbandire ricche tavolate di commensali affamati.
Mi ritrovo a giacere, sporco di sangue, con altre pelli nel macello. Trascurato, temo che la mia esistenza fosse terminata. Capito per caso addosso ad una bella pelle di colore scuro, mentre io sono bianco.
"Che te ne pare? Finiamo al macero?"
"Aspetta. Siamo belli per essere trascurati. Gli uomini devono ancora sfruttarci".
Nella giornata ci caricano su un camion.
"Addio, mia bella!"
"Addio, caro. Sei un compagno indimenticabile".
Mi portano in fabbrica. Conosco, poi, che dalle pelli ovini, come me, si possono ricavare articoli d'abbigliamento come il montone e la nappa nelle versioni per vestiti, per calzature e per altri indumenti, come i guanti.
E' un ciclo di produzione completo. Si utilizza l'intero materiale. La fase iniziale è la concia del grezzo; quella finale è il prodotto pronto per la vendita ai confezionisti. Essi acquistano principalmente per i mercati europei. Personale addetto accuratamente seleziona le pelli, una volta conciate, e le destina, secondo la qualità, ai vari articoli.
La produzione in ogni modo è d'alta qualità. Nella ricerca di prodotti nuovi, soddisfa le richieste di commercianti più esigenti, avvalendosi dell'opera di uno staff tecnico qualificato e di uno stilista. Essi predispongono un campionario ogni anno con proposte nuove.
Si apre una collaborazione tra produzione e stilisti esterni. Valutano idee recenti, al fine di conseguire il maggior profitto possibile. E' il contatto manuale a far apprezzare la leggerezza e morbidezza delle pelli. Le ditte maggiormente si preoccupano della qualità. Sono particolarmente attente al problema ecologico. Per questo hanno un grosso impianto di depurazione. I principali mercati di vendita sono in Europa.
"Supero ogni prova. In quale nazione finirò?"
La ditta conciaria opera nel settore tessile da circa 40 anni. La sua specializzazione, in particolare, è la produzione di tessuti in Astracan Ecologica e laneria uomo, donna. Vanta, tra i fornitori, le più importanti ditte Europee. Esse sono in internet a reclamizzare la merce.
"Sono divenuto prodotto di scambio".
Termino in una ditta, che produce da oltre 100 anni il tessuto per cappotti, per giacche e quelli di lana cotta per giacconi. Sono di pura lana.
L'articolo è un'imitazione d'Astrakan. S'incolla il pelo sul tessuto. Reca al prodotto una particolare consistenza. E' adatto per la confezione uomo- donna.
Finisco così incollato su di un tessuto similmente a quando ero attaccato al corpo del montone. Con una grande ed enorme differenza. Ero allora lurido e puzzolente, di color terriccio. Ora sono bello ed elegante. Sono a Napoli in Via Roma nella vetrina del commerciante. Mi ammirano i viandanti. Tra loro ci sarà l'eventuale acquirente. Mi acquisterà, per coprirsi dal freddo. Potrà esibirmi sul proprio corpo.
Sono un grande indumento di fine qualità. Ho vivo desiderio di inserirmi nel bel mondo, anche se sono un oggetto inanimato. Ricerco un padrone, degno di portarmi. Il momento sospirato arriva a mia insaputa.
Un impiegato di banca sulla trentina del Molise mi acquista. Lo accompagno adesso al lavoro. Lo riscaldo durante l'inverno rigido della sua regione. A fine stagione, dopo la lavanderia, sono all'oscuro nell'armadio. Intensifico discorsi con le tarme, che mi tengono compagnia con i topi.
Da una settimana il padrone mi tira fuori per un l'imminente inverno. Ero stufo di rimanere chiuso. Addosso a lui, posso finalmente ammirare il paesaggio. Per mesi lo accompagno al lavoro, senza forti emozioni. La stagione è fredda e piovosa. Le giornate trascorrono in una dolce monotonia.
In questa giornata di novembre, cade lenta la neve. Imbianca le rocce ruvide della montagna, le strade e i tetti delle abitazioni. Si forma un paesaggio invernale. La neve, soffice e pura, si posa pian piano. Le nevicate vanno avanti per due giorni. Esce finalmente il sole. Il cielo si copre di nuovo. Piove adesso a dirotto. La neve si scioglie.
I nervi saltano ovunque. Il padrone, con la pioggia o con il freddo, deve recarsi al lavoro. In banca si resta fino alle sedici. Appeso all'attaccapanni, conosco ormai i compagni. All'inizio era dura.
"Vedi quanto sono bello!"
"Sono più bello io!"
"Fammi il piacere. Vedi che morbido pelo!"
Al rientro a casa l'atmosfera familiare è molto tesa. Il padrone e la moglie litigano sempre.
"Non ti ho preparato niente per cena."
"Non rompere. Provvedi ora. Muoviti! Renditi utile."
"Per quanto tempo ancora dovrò sopportarti?"
"Vattene adesso. Ti devo campare. Ma va a quel paese."
Lo accompagno la sera al bar tra gli amici. Ho incontri casuali con qualche pelliccia di una bella donna. Vi sono stato anche sopra. E' priva d'ogni sentimento. Il mio desiderio, invece, di godere la vita mi rilega in uno sfuggente stato di conflitto.
Litigi, incomprensioni, prese di posizioni in famiglia producono l'effetto desiderato. Sono solo finalmente. Il padrone ha il coraggio di liberarsi dal legame familiare, che lo sta soffocando. Oggi ripeto a me stesso:
"Posso considerarmi fortunato. La moglie lo ha lasciato. La famiglia….la sua famiglia si sgretola. Il padrone deve fuggire da questi luoghi. Deve trovare un'altra sistemazione, affrontare nuove esperienze."
Ottiene il trasferimento per Firenze. Sono in macchina sul sedile anteriore, adagiato. Il viaggio è tranquillo. Nello scendere dalla macchina, m'indossa. Prende alloggio alla pensione "Stella". All'ingresso è sistemata una grand'armatura di ferro accanto ad una pianta acquatica. Il caminetto è acceso. Un sofà e due poltroncine in vilpel sono a disposizione dei clienti.
In ufficio, conosco immediatamente gli altri indumenti. Nel suo ufficio il padrone ha un tavolo, sul qual è sistemato un computer. Una sedia girevole è dietro la scrivania. Nello scaffale si conservano cartelle. Nel corridoio vi è l'attaccapanni.
Allontano le difficoltà e mi avvicino immediatamente al mondo nuovo. Osservo le pellicce, che adornano il corpo di donne libere.
"Dammi una sigaretta."- chiede la collega bionda al padrone.
"Non fumo."
"Beato te! Imparerai in mezzo a noi. Fumo troppo. Già un pacchetto da stamane."
Osservo donne impegnate in ufficio più degli uomini. Quante belle pellicce! Quante belle donne! Esito di profittare immediatamente. Mi guardo in giro.
Durante la serata in città, lontano dalle mie montagne, m'isolo. Prendo coscienza interamente della situazione. Studio i movimenti. C'è in me tanta volontà di conoscere quanto d'essere conosciuto. M'infastidiscono i legami duraturi.
La prima sera si rimane a casa. In quale modo occorre comprendere la città? Si riposa con la biancheria. L'indomani è un altro giorno. Dopo l'ufficio, il padrone mangia in un ristorante una bistecca alla fiorentina, in barba alla mucca pazza. Il locale è affollato di belle donne ed uomini eleganti. Gli uomini discutono animatamente di calcio. Alcune donne, in disparte, pettegolano e altre si annoiano. All'ingresso la cassiera osserva. Un mondo nuovo attrae me e il mio padrone.
Vorrei conoscere la pelliccia di visone, capitata per caso appesa accanto a me.
"Diamine, quanto è bella!"
Aspetto per curiosare. Ne ho il tempo. Se non lo facessi ora e perdessi quest'occasione, rischio di ignorarla per sempre. Aspetto di cogliere l'attimo fuggente, per avere in futuro di lei un dolce ricordo.
"Da dove vieni".
"Non sono affari, che ti riguardano".
"Mi sembra d'averti già vista".
La pelliccia mi lancia uno sguardo di disgusto.
"Io, No. Finiscila d'importunarmi."
"Questa non la rivedrò più".
A fine cena, con la pena nel cuore, esco dal locale. Si passeggia per una città accogliente. Me n'accorgo, e ne faccio esperienza nella notte, quando le luci s'accendono sugli amanti frettolosi, sulle discoteche rumorose, sulle coppie libertine. Il padrone sente necessità di compagnia. Dopo essere andato in giro per una città, ancora sconosciuta, ritorna in pensione.
Pensa agli amici al bar del paese. Respinge quel mondo.
La sera successiva si ferma nella medesima osteria. Rivedo la pelliccia.
"Ciao".
"Sei qui anche stasera?"
"Ho piacere di rincontrarti".
"A me, no".
"Sei cattiva. Sei troppo bella".
"Tu, per niente".
Una bella signora si accosta. La indossa.
"Addio, mia bella".
In quel preciso istante, il padrone mi riprende. I due parlano tra loro e poi s'incamminano fino alla macchina. Salgono e ci lasciano sui sedili posteriori. Sono sopra la pelliccia. Incuranti di noi, sfrecciano per la città.
"Siamo insieme".
In una stanza d'albergo, sono ancora accanto alla pelliccia. Si arrende finalmente. Un corpo caldo, che accondiscende, ti offre la sensazione di un amore eterno. Senza quel corpo, dopo poco tempo, il calore svanisce con il freddo della notte per noi indumenti, destinati solamente a riscaldare ed ad apparire belli. Gli amanti nudi si scaldano nell'amplesso. Mi convinco che le vesti non hanno affetti. Sono gli uomini ad amare, vivere e soffrire. Essi solamente sono capaci di sentimenti d'amore e d'odio.
L'amore è il calore di un corpo accanto al tuo, con la mancanza di qualsivoglia promessa o legame.
L'odio è l'impaccio tra due esseri, quando nasce l'antipatia.
 

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Ins. 23-05-2005