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Anna Reitano

3° classificata alla sezione narrativa del concorso

Marguerite Yourcenar 1996

col racconto:

 

Tangente al cerchio

 

Chiameremo la linea retta A Anna. È alta e dritta, e sempre tesa in direzione di qualcosa. A volte lungo il suo percorso viene attraversata (in punti che indicheremo con C1 e C2É e chiameremo coincidenze) da diramazioni che lei indugia a considerare o anche a percorrere, che quasi la spezzano ma non la curvano mai.

La linea Anna a scuola ha studiato inglese perché allora il francese non era più di moda. Non sappiamo se, in un altro momento storico, avrebbe scelto francese o se, scegliendo francese, avrebbe ugualmente incontrato il cerchio B. Ma supponiamo che tutto quello che potrebbe deviare o ha periodicamente deviato la sua traiettoria sia uguale a zero, e che la linea A sia il percorso più breve che la porta al punto di incontro col cerchio B.

Chiameremo il cerchio B Brian. Brian è pesante ma seducente, e in qualche modo armonioso nella sua mancanza di spigoli. Sta attento a non allontanarsi mai dal suo centro e in quasi trent'anni non uno dei suoi punti si è spinto al di là della circonferenza. Come lui stesso ama ripetere, non ha intenzione di farsi cogliere a sorpresa da nessun evento della vita. Il raggio I indica il suo istinto di sopravvivenza, che è costante.

La linea Anna &endash; laurea in tasca e aria anglosassone in viso &endash; atterra a Londra in una estate come tante: non la prima, non l'ultima; non la migliore, né la peggiore. Solo che oggi ha voglia di perdersi con consapevolezza nei circuiti blu rosa verdi della metropolitana, di seguire l'improvvisa mappa mentale che indirizza con sicurezza i suoi passi verso un punto scartandone altri, come se ne annusasse la rilevanza o la mancanza di significato.

Sull'asse del tempo, il punto di incontro D fra la linea retta A e il cerchio B è un giorno abbastanza lungo da contenere una vita e abbastanza breve da potersi o doversi considerare uno e uno solo.

Sull'asse dello spazio, il punto D è il pub Darts all'angolo fra la Commercial St. e la Whitechapel, dove a mezzogiorno gli uomini giocano a freccette o a biliardo, e le donne che non siano lei o la banconista sembrano occuparsi di tutto il resto, almeno a giudicare dalla rapidità con cui entrano ed escono dal campo visivo della finestra del pub.

Il cerchio Brian va regolarmente al Darts: gioca a biliardo con studiata pigrizia e di solito vince. Qualche volta manda occhiate ingiallite di birra alla componente femminile di coppie di avventori occasionali, divertendosi a causare disagio.

La linea A ha invece deciso di fermarsi lì per nessun motivo dettato da logiche esterne quali le prime gocce di pioggia o il desiderio di una birra. Ha semplicemente deciso di fermarsi, una volta nella vita. Le è parso che una meta fosse uguale all'altra, tutte parimenti ricche o prive di significato. Un'improvvisa mancanza di fretta la impiglia a quel sedile di velluto verde e al tavolino coi sottobicchieri in cartone pressato. Guarda gli uomini che giocano attorno al tavolo da biliardo come cacciatori attorno alla preda. Che poi non è la boccia ma il cacciatore al proprio fianco, al quale però dedicano solo occhiate apparentemente casuali.

In attesa del proprio turno, il cerchio Brian cerca di distogliere l'attenzione dal tavolo su cui il polacco che lo aveva sfidato con sguardo fermo annaspa ora con mano imprecisa. Gli sembra di ferirlo con la sua attenzione e a lui non piace vincere contro qualcuno, se non contro se stesso e questa bloody life. È in quest'attimo di incertezza che incontra la linea Anna. Si toccano.

Non è che basti essere in uno stesso luogo nello stesso momento perché due traiettorie si intersechino. Perché fra le mille rette che ci sfrecciano accanto, fra i mille cerchi che ci ruotano attorno, quello e non un altro tocca un punto del nostro percorso e del nostro essere?

Se ci si tocca nella ricerca di qualcosa che a noi manca, allora possiamo supporre che il cerchio Brian viene toccato dal modo in cui la linea Anna va diritto al cuore delle cose, e la linea Anna dal modo in cui il cerchio Brian contiene tutto e accetta tutto, senza dividere il piano in due metà.

Se ci si tocca invece per qualcosa che abbiamo da qualche parte in noi, un punto fra i mille che ci compongono e che un giorno sussulta nel trovarne uno proprio identico a sé, allora il cerchio Brian e la linea Anna si intersecano perché in un punto dei loro percorsi &endash; finora diversi quanto è possibile immaginarli diversi &endash; hanno sentito il desiderio di abbandonarsi a un cambiamento, e di affidarlo a chi, per sintonia o per rara possibilità statistica, proprio in quell'attimo ha usato una parola, un'immagine in cui hanno riconosciuto l'eco e la forma di una emozione comune.

Se la linea Anna si fosse curvata e appoggiata al cerchio Brian fino a ruotare con esso, o se il cerchio Brian si fosse aperto e fatto trasportare dalla linea Anna, non parleremmo di loro oggi. Ma la definizione non prevede eccezioni senza che queste snaturino l'essenza delle linee e delle superfici.

E infatti la linea retta Anna e il cerchio Brian, dopo aver parlato e riso e dilatato il punto di intersecazione ai limiti del geometricamente accettabile, non hanno saputo fermarsi e riconsiderare il proprio percorso. O meglio forse lo hanno fatto, ma quando la possibilità che ci fosse un nuovo punto D era tornata a essere il reciproco di un numero virtualmente illimitato.

Anna riprende dritta la linea della metropolitana. È disorientata: le sembra d'un tratto che tutto si muova a una velocità vertiginosa. Sente la necessità di collegare sulla mappa i punti toccati, sperando di cogliere a posteriori un disegno in cui improvvisamente, come nei giochi della settimana enigmistica, tutti i frammenti di rette assumono un significato. Ma niente è mai così esplicito, così univoco.

Brian gira insofferente in tondo attorno al tavolo da biliardo, come se per la prima volta la sua circonferenza gli stesse stretta e un punto volesse scappare a inseguire qualcosa intravisto. Sbuffa impaziente, impreca. Poi curva la schiena e riprende un gioco di cui non ricorda più il senso.

 

«Ho capito, » dice l'alunno Bartoccelli. «Anna, Brian, il pub Darts non esistono. Quello di cui in realtà stiamo parlando è una tangente al cerchio».

Poso il gesso e guardo i frammenti di vita sulla lavagna. Anna, Brian, il pub Darts non esistono; il cerchio, il punto, la tangente sono la realtà.

Con un colpo di spugna spezzo la linea Anna a due passi dal cuore e apro il cerchio Brian impedendogli di tornare un giorno al punto D. Poi poso la spugna e mi arrendo.



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