Le antologie
dei concorsi de Il Club degli autori
ii
Antologia del concorso letterario
Città di Melegnano 1999

Indice
Prefazione, Giuseppe Agriesti, Cinzia Ambrosio, Mariù Baso, Paola Bavera, Beck-Peccoz Spanò, Massimiliano Bianchi, Valeria Binda, Antonella Bonelli, Nicola Bontempi, Savina Bonzio, Michele Bussoni, Luca Butticè, Andrea Calzati, Davide Capecchi, Andrea Caputo, Maria Luisa Caroniti, Bruno Cavallari, Stefania Cavasassi, Mihaela Cernitu Biffi, Maria Francesca Cherubini, Roberto Cicero, Giacomo Cirsone, Gianni Colombo, Luciana Cortelazzi, Angelo Costa, Alessandra Crabbia, Roberta Degl'Innocenti, Giovanni Del Gaone, Fabrizio Del Re, Donatella Destro Fontana, Franca Di Matteo, Paola Donadelli , Marisa Elia, Augusta Ferraris, Delia Anna Finocchio, Francesco Fonzani, Alessandra Garulli, Giarola, Juan Josè Maria Gimenez, Elena Guidi Kupfahl, Teresa Latini, Renato Lavoratorini, Silvestro Luisi, Giancarla Marini Polzoni, Katia Marionni, Lia Megna, Ferdinando Menconi, graziella Moi Agus, Gabriella Mosca, Maria Mosca, Meeten Nasr, Piero Nervo, Fernanda Nicolis, Maurizio Paganelli, Cristiano Paganessi, Tiziana Pannunzio, Ersilia Pedrotti, Daniela Pelli, Selena Perco, Valeria Pianella, Danila Piano, Giovanni Francesco Piano, Maurizio Piccirillo, Elisabetta Pieraccioni, Valeria Pietrantonio, Patrizio Pitto Neri, Sonia Quintavalla, Ermano Raso, Alessandro Rizzo, Daria Rodolfi, Annunziata Romeo, Antonio Rossi, Andrea Russi, Vincenzo Saccomandi,Christian Saladin, Luciana Scaglia Grenna, Adriano Scandalitta,, Adriana Scarpa, Ines Scarparolo, Myriam Sebastianelli, Gianluca Testa, Stefano ValeriMaria, Rosaria Vazzana, Mara Vitale Santoni
 

Prefazione
 

Ogni qualvolta si parla di Poesia ci si pone sempre una domanda impossibile: "a chi serve?". Oggi si tende sempre a valutare una cosa utile o inutile, nella misura in cui tale cosa può avere un possibile utente, una qualche possibilità di essere sfruttata ed avere un mercato. Questo concetto non può esser applicato alla Poesia. Scrivere poesie per qualsiasi poeta non è un'operazione commerciale, bensì una esigenza che nasce nel profondo e si manifesta come necessità di fare conoscere agli altri il proprio sentire, doloroso o gioioso che sia. Un sentimento dunque che obbliga il poeta a spogliarsi del proprio abito che lo qualifica davanti agli altri come "professionista", "artigiano" o "contadino", per proporlo come umile individuo che con i suoi versi sintetici lancia messaggi di relazione, richieste di comunicazione, comunicati di dissociazione dalle storture della società, partecipazioni di gioia o di dolore. Non è dunque difficile intuire che la differenza tra un poeta e l'altro no va cercata nella veridicità del sentimento che origina la Poesia, perché questo è comune a tutti, bensì nella proprietà del linguaggio e nella conoscenza delle regole di cui la Poesia si avvale fino dai tempi antichi. Sappiamo bene che oggi non si scrive più in rima né si usa la metrica; però l'uso dei traslati e delle figure stilistiche non può essere dribblato, pena lo scadimento del verso e della stessa composizione poetica. Il lettore di poesie, che è piùò smaliziato di quanto si pensi, è in grado di apprezzare un testo poetico e se alla fine della lettura, pur breve che sia, gli è rimasto in mente anche un solo verso vuol dire che ha recepito qualcosa di originale o di nuovo. Altro punto che serve a qualificare una poesia è che questa deve avere, anche se minima, una sua autonomia strutturale, ossia deve avere alla base un "progetto", in caso contrario si tratterà di una serie di idee sconnesse arrangiate in versi, che è qualcosa di diverso di ciò che si connota come Poesia, che è anche autocontrollo ed autoeducazione del poeta.

Il Concorso di Poesia "Città di Melegnano" anche quest'anno ha avuto molti partecipanti e la qualità delle liriche è stata mediamente buona. Non mancano le poesie di ricerca sul linguaggio, ma la maggior parte usa gli schemi tradizionali e si ispira alle tematiche ormai consolidate dell'amore, dell'infanzia, dell'amicizia, della natura. Così Adriana Scarpa, vincitrice di questa edizione del Concorso, nel riproporci un'infanzia che viaggia sul filo del ricordo, recupera un passato che diventa il substrato su cui si fonda l'urgenza del presente: "All'improvviso si propaga / un volo di richiami, c'è un balzo / […] un'ala di farfalla comincia a battere / nel mio cuore e la mente / tornata giovane / ancora si riempie di sogni / e canta (Infanzia, dita di piuma)". Oppure il volo onirico di Massimiliano Bianchi che, fuori dal corpo, viaggia chiedendo di essere lasciato preda della notte che, con un bell'ossimoro, vuole "…turbata / dall'eco del silenzio (Aspettando il cuore)". Maria Laura Caroniti prende spunto da un fenomeno astronomico, verificatosi nel corso dell'anno, e in "11/08/1999" parte dal momento dell'eclissi per approdare a considerazioni apocalittiche tipiche di fine millennio e riconsegnarci il mondo tale quale lo hanno lasciato i secoli trascorsi "in fine non resta che un mondo di vecchie speranze". Paola Donadelli opera una compressione spazio-temporale per rendere l'uomo libero e farlo poi perdere "…di fronte alla dimora / intatta dell'amore (Tempo anacrusico)".
Continuano ad esser presenti dunque, e non potrebbe essere diversamente, le più nascoste pulsioni dell'animo umano e la Poesia diventa nello stesso tempo strumento di conoscenza e di liberazione.
 
 
Benedetto Di Pietro
Presidente della Giuria

 

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MARIA LUISA BECK-PECCOZ SPANÒ
 
Tosse d'infanzia
(a mia mamma)
 
Quella luce
fioca e calda,
un lumino
acceso nella notte.
Le mie piccole membra
squassate
da una tosse feroce
e il paradiso
delle tue braccia
e del tuo petto morbido,
profumato,
la sorgente fresca
dei tuoi baci
sulla fronte accesa,
il petalo, sulla pelle,
della tua camicia
di seta calda.
Avrei potuto accettare
di morire
felice, così vicino a te
che sdegnosa
di aiuti estranei
e della tua giovane
stanchezza,
passavi la notte
a consolarmi
della mia tosse d'infanzia,
mamma.
 
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ANTONELLA BONELLI
 
Un amore svanito
 
In questi ultimi tempi
sento che il mio cuore
non gioisce più…
Mi sento persa, vuota;
alcune volte, inutile.
Mi sento strana, diversa
e indecisa sulle mie scelte.
Nel silenzio della notte,
lascio il posto alle lacrime,
per poter dimenticare che
il mio amore per te,
è stato solo una finzione.
 
 
 

 
Dimenticare
 
Volevo dimenticare la vita,
che ci ha visto crescere.
Tra noi c'è solo un coatto distacco.
Attraverso i colori d'una farfalla
dimenticheremo la nostra infanzia
insieme.
 
 
 

 
Il bocciolo
 
Nascere, crescere, vivere:
è imparare ad apprezzare
quel piccolo fiorellino,
che sta sbocciando in te.
Non eliminare il frutto
del tuo agognato amore,
che da innocente bambina
ti ha cambiato in donna.
 
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ANDREA CALZATI
 
Quattro gocce…
 
Bastano quattro gocce di…
per alleviare le sofferenze,
quattro gocce d'amore
per aiutare chi soffre,
quattro gocce d'acqua
per dissetare la vita,
quattro briciole di pane
per sfamare chi ha fame.
Quattro…
di tante piccole cose,
talmente minuscole
da non essere viste
da chi (povero illuso) crede
di potersi chiamare fuori,
quattro gocce d'amore
per chi chiede aiuto senza gridare,
per chi muore senza ragione,
per chi invoca pietà senza sapere dove…
quattro ore possono bastare
per regalare umanità e speranza…
per te stesso e per gli altri,
quelli che non conosci
(ma non puoi ignorare)
 
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MIHAELA CERNITU BIFFI
 
Del giorno e della nostalgia
 
Il tuo cognome è la mia guardia,
mi difende dalla tormenta;
nel tempo della pace mi cresce il sorriso
come gli abeti;
fra un treno
e un volo di gru
ritrovo le equazioni risolvibili.
 
Tu, mia guardia del giorno e della nostalgia,
fra il cielo e la terra.
 
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MARIA FRANCESCA CHERUBINI
 
Un varco sottile
 
A fatica
apro un varco sottile
tra le avversità
prima che annotti.
Il lento rifluire
dell'anima,
non più mesta latitante,
chiama a esigue
ma nuove speranze.
Di rinvigorite gemme
ancora una volta
si addobba
la rosa sanguigna del cuore.
 
Ma impari lotta
di nuovo s'accende
tra Destino
e umana Volontà di mutarlo.
Ed anche se
lo scontato esito
non cela il volto
(a sguardi che scorger sanno
il ghigno suo beffardo),
la contesa tregua non conosce
fino al momento estremo.
 
Lo spirito non demorde
poiché i soli lembi di vera grandezza
di cui si può fregiare
sogliono nascondersi
unicamente
tra le nobili vesti
della sua impari lotta.
 
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ROBERTO CICERO
 
Una nuova vita
 
Vecchio autunno triste, che torni a fare?
Eran nuovi e verdi i prati del mio cuore
Gli occhi come amanti eran pronti per sognare
Spargon ora copiose lacrime per un uomo che muore
 
Il senso di questo tempo è brutto e stupido
Mi vien quasi voglia di cadere nel peccato
M'accorgo d'un tratto d'esser cupo e avido
La mia anima è nuda come il viver del soldato
 
Né volger si può lo sguardo altrove
Tutto è buio, il cieco almen s'affida alla mano amica
Presto il sordo rumore colpirà… sì, ma dove?
È mio in un sol attimo il fresco bacio dell'amata antica.
 
Un chiarore ora colgo nella mia notte
D'improvviso un bimbo sorride a me per la via
Uomo stolto, gioiosi semi spuntano a frotte
Non temere questa vita, è maschera poesia.
 
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ANGELO COSTA
 
Gabbiano volteggiante
 
Gabbiano volteggiante
sopra il cielo cittadino
sradicato dalla marina
per essere con noi.
Non ti preoccupi
delle nostre idee
delle nostre istituzioni
delle nostre miserie,
ma sei al di sopra di noi.
Veleggi con ali spiegate
a volte silenzioso
a volte vociando,
per insegnarci qualcosa.
La tua presenza rimarca
la nostra assenza
dall'incontaminata civiltà,
che abbiamo voluto annientare
per seguire l'indefinito progresso.
il tuo volo ci basta
per anelare all'azzurro spazio
che sconfina con l'immenso cosmo
della totale dimensione.
Vola gabbiano!
Ascendi!
Trascinato da termiche correnti
distaccato dalla società
libero da vincoli
solo con la natura.
Hai vinto intrepido
le nostre convenzioni
i nostri formalismi
le nostre barriere
per congiungerti con la libertà.
 
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GIOVANNI DEL GAONE
 
Un nemico
 
"Ci vuole un nemico, sì, per forza.
Senza un nemico mi sento solo.
Voglio provare com'è la mia scorza
e definire così il mio ruolo.
Se non combatto, di certo m'annoio
ma nella lotta, io prendo il volo.
Datemi presto un nemico. Muoio
dalla voglia di poterlo sfidare.
Sono tenace, duro come cuoio
e nessuno mi potrà superare.
Parente, vicino, un conoscente
se non ce l'ho, me lo posso creare.
Basta un poco, poco più di niente,
un movente per la guerra lo trovo;
ci sarà qualcuno negligente
lo troverò il pelo nell'uovo.
Impiegherò le mie giornate
a criticarlo, e come un rovo
pungente, dirò cose inventate.
Se il mio trionfo non sarà pieno
se le mie mire saran frustrate
spererò che sia la morte, almeno
a levarmi da torno il nemico
a far tornare in me il sereno".
"T'ho udito e una cosa ti dico:
'A farti nemici, non aver fretta
(e questo è un difetto antico)
ma se hai un nemico, dammi retta
non affrettarti a mandarlo via;
lotta, sopporta, subisci, aspetta
un altro più grande è già per via".
 
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OPERA 8° CLASSIFICATA
 
PAOLA DONADELLI
 
Tempo anacrusico
 
E colgo la suggestione della notte,
sospiro emanato da molli bocche
escluse dalla leggiadra e dolce
chiarità del vivere perduto
e poi accolto
nell'abisso del pudore;
sorgente soffio che, permeando,
plasma e sconvolge il buio incantato
dove, ancora una volta, il cuore crea
dell'infinito e dell'amore i nomi.
 
E se, sciogliendosi, diafano piove
in terra il lieve pianto universale,
respirando, tutto si rinviene
anteriore: libertà preesistente
all'onda ossessiva del tempo
e delle voci, nostalgia tenue
sbocciata dalla presenza smarrita
nel profondo, dimensione soffusa
suggerita appena, come un sussurro
 
 
nel fioco albore all'orizzonte.
Ma, dissolvendosi, l'uomo si perde
di fronte alla dimora
intatta dell'amore.
 
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AUGUSTA FERRARIS
 
Monito di speranza
 
Alza il tuo capo,
piccolo uomo,
alzalo.
Volgi il tuo sguardo,
distoglilo dal Nulla,
volgilo.
Falla il tuo falbo animo
se pensa
che il fardello della vita
sia un'insostenibile condanna,
se pensa
che l'esistenza sia solo
un rovo di spine…
Io ti dico,
piccolo uomo,
nel mio essere piccola e fragile
quanto te
che questo che vivi
non è un rovo di spine
ma uno stelo di rosa
che porta in alto,
gemmeo inno dell'Essere,
un tenero bocciolo…
E fosse anche
per un solo giorno
per una sola ora
la sua fioritura
io ti dico
son pronta a camminare
su ciascuna delle sue spine
ad asciugar le lacrime
e rialzar lo sguardo
certa di vederlo schiudersi,
al respiro della sera,
nella rosa più bella.
 
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JUAN JOSÉ MARIA GIMENEZ
 
Logos
 
La luce che rimbalza, come viva,
mi descrive un vibrante
mondo di geometrie e forme,
regolari e selvagge.
 
Di curiosa energia,
si nutre il mio senso, debole
di limpidità e definizione,
e decido la sorte di
quei posti appannati, come
dietro ad un vetro d'inverno, quando
nel fuoco, la vita evolve
se stessa.
 
Guardando visi e profili
salto descrizione di imperfette
regole, incastrata nei crani di
deboli crociati.
Perché l'accenno mi dà l'impulso
per comprendere il mio cammino,
sotto le uniche gambe
che riesco a vedere.
 
E se vedo verde lo chiamo ramo
e se colgo rosso diventa frutto
ma con luminosa volontà il ramo accoglie
il caloroso seme, vibrante,
come fuoco ai miei occhi.
 
 
 

 
Viva
 
Io sono schizzi di suono
che cadendo colorano
la mia vita in levare.
 
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ELENA GUIDI KUPFAHL
 
Amaro addio
 
Guarda!
Questo è ciò che è rimasto di te!
Un annuncio sbiadito, già nascosto da altri.
Perché? perché tutto ciò?
Eri così bella!
La vita ti sorrideva
negli occhi di tua figlia
E tu
come uno straccio consunto
l'hai miseramente buttata.
Senza un saluto a chi t'amava
senza una parola
a chi da te dipendeva.
Perché?
I dissidi potevano appianarsi,
ma tu…
hai preferito gettare la spugna,
senza lottare, senza sperare,
abbandonando una bimba,
sperduta ora nel mondo;
nel modo più terribile l'hai lasciata
e di mille sensi di colpa l'hai sobbarcata!
Egoista!
Eri così bella… ed ora?
Ora di te non resta
che un nome…
presto sbiadito
e dimenticato…
e tu, giovane donna
non godrai più
dello sguardo felice
della vita radiosa
ma lascerai solo
un amaro ricordo di te!
 
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TERESA LATINI
 
 
Il tuo adagiarti in
Quel deserto di nullità fatto
Di parole e favole di nulla
Trattengono la vita tua.
Il tuo piacer di crogiolarti tra
Ippocastani e panchine osservando
Giochi bambini punendo la tua libertà:
Non scelta da te, che non conosci cos'è.
Non vivi per te, non cerchi il perché:
Convinta di sapere non vuoi vedere,
Non alzi gli occhi tuoi belli, riflessi di colori
Per ammirar tue aurore.
Non m'importa di me:
È dietro di me che ti nascondi
Per non aprire le tue ali.
Eppur ti amo con cuore pieno
Con anima in pena ma…
Non posso parlarti:
Sono le mie parole come semi sterili…
E, fuggo da te, tu lo fai da me…
Oh! Si potessero aprire i cuori
Come scatole, come portagioie
Attingerei le mie mani; Cercherei
Le tue pene, cercherei le tue mani
Le appoggerei al mio cuore
Non con parole, ma… Con materno amore
Le curerei con devozione;
Liberando il tuo io
Pieno di vita e di gioventù,
Armoniosi anni che mai vivrai più.
Eppur non vuoi;
Sprechi così tra sciocche fantasie
Incredibili utopie tesori di vita tua
Irripetibile tempo concessoti solo
Nel soffio dell'eterno!
 
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RENATO LAVORATORINI
 
La ragione
 
Volgersi innanzi, alla futura vita
con l'ingordigia tumultuosa
della giovinezza;
combattere
l'inerte crepuscolo ignoto
che, muto, ci circonda.
 
Frammenti lucenti, lapilli
aggiungere ogni sera
al fioco lume della conoscenza,
lontano da sacelli e sacrari.
 
Lasciati salmodianti pulpiti,
aggredire i sigilli più arcani,
i segreti tremendi dell'universo.
 
Scoprire la celata armonia
della natura, distillare
le regole del gioco.
 
 
 

 
Sera di febbraio
 
Celesteazzurra sera
piovosa di febbraio
ti intravedo
tremula, sbiadita,
da appannati vetri
riflessa e circonfusa,
uggia uniforme,
scandita in un declino
goccia per goccia
a cancellare troppo acuti
colori e suoni e luci,
ricondotti infine
a trasparire,
opachi e fiochi,
effusi in barbagli
da acquerello.
 
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GABRIELLA MOSCA
 
Lungomare
 
Raffiche di sole
pedalando tra frange vigorose
di palme gaudenti.
 
Lievi sulla pelle
palpiti d'ombra
da fresche corolle sgargianti.
 
Festoni azzurri
di cielo e di mare
negli occhi colmi.
 
Una sosta…
Tripudio di luce
a stento rattenuto.
 
 

 
Castelli di sabbia
 
Presa dall'infinita vastità
seguo l'invito
del fresco nastro della battigia…
Ma l'incanto
di un castello di sabbia
mi rapisce,
fantasma regale
sorto a esibire
la creativa magia
dell'effimero.
 
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ERSILIA PEDROTTI

 
Gusto
 
C'era mare grosso
e la salsedine
posava su di noi
il suo gusto amaro,
noi dietro gli scogli
a darci baci
e strofinarci
come gatti innamorati
non sentivamo
che il nostro desiderio.
 
Passato il tempo
a noi concesso
me ne tornavo a casa
con te ancora presente
e senza farci caso
mi rosicchiavo un'unghia,
che gusto di salato,
quanto sapore,
così leccando il dorso
della mano e
il bordo della giacca
ho risentito
il buono dei tuoi baci,
s'è fatto mare grosso
nel mio cuore.
 
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MAURIZIO PICCIRILLO
 
Scende la sera
 
Fresca scende la sera
mentre miro questi scogli solitari.
Vago è il pensiero di te
che ti dimeni nelle tenebre del passato.
Malinconica scende la sera
mentre la guazza accarezza il freddo corpo.
Triste è lo spirito per la tua partenza improvvisa.
Amica scende la sera
dolce compagna dea della speranza,
è la medicina dei miei dolori.
 
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VALERIA PIETRANTONIO
 
Davide e Golia
 
Par vedermi nuda
tra tanto silenzio di more selvagge
di boschi fitti verde cupo e muschio
così che non sento i miei passi,
di viaggiatrice novella Diana,
tra rami spezzati, canti di uccelli ignoti
lassù fra le alte fronde appollaiati.
Ed io qui chi sono?
Piccolo essere in cammino fra regali nature,
come inesperto bandito
nella foresta di Sherwood mi immagino vagare.
Nessuno mi vede, nascosta il bosco mi trattiene,
sono fuggita dai palazzi dalle strade polverose e inutili
e qui rapita voglio rimanere.
Ma poi paura m'assale di tanto buio
di tanta perfetta solitudine,
della mia scandalosa nudità m'accorgo
e allor di cittadina torno
ad indossare i panni scoloriti e spenti,
ma quel silenzio non oso cacciare via
perché tesoro dentro di me rimanga
a cullare la mente mia irrequieta e stanca
 
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ANTONIO ROSSI
 
Di rose e di viole…
 
Raggiungere l'alba nuotando come raggi di sole
in un pullulare di pistilli cosparsi di rane,
governare una barca dall'ancora di stoffa
in un mare di elemosine dipinte di ricchezza.
 
Fare lunghe camminate nel bosco dei ciliegi
in un palpitare aspro di cuori arcobaleno,
calpestare neve impregnata di confetti
in un grande spazio denso di rose e di viole.
 
Di rose e di viole… Di vento senza canto,
di canto senza vento, di un frate in un convento,
di un tempo furibondo, di un orso vagabondo,
di un treno misterioso di pallide fontane.
 
Di rose e di viole… Di anime servili,
di dolci primavere, di notti di rugiada,
di un sogno scivoloso, di un lupo sdolcinato,
di un vago camminare di gatti senza fiato.
 
Raggiungere nuotando come lune di seta
la cima di un castello di zucchero filato,
andare alla ricerca di una colomba d'oro
nel nido di una dolce poiana innamorata.
 
Dormire sopra il dorso di un pelo di cavallo
in un cratere buio spruzzato di corallo,
accorrere al richiamo di un angelo distratto
nel vecchio pozzo colmo di rose e di viole.
 
Di rose e di viole… Di vento senza canto,
di canto senza vento, di un falco verniciato,
di un forno di Mauthausen, di un fumo sporco e lento,
di un occhio di cemento di un carnevale spento.
 
Di rose e di viole… Di vento senza canto.
 
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LUCIANA SCAGLIA SCRENNA
 
Miriade di fantasmi… giganteschi
 
Sei un mio pensiero costante,
non sono capace di scacciare i tanti affanni
che aleggiano nella mia mente,
vorrei liberarmi,
ma non lo voglio intensamente,
penso sempre,
la mia testa
in qualsiasi momento
ripercorre
come in un lungo viaggio senza fermate,
le tante emozioni, sensazioni e i brividi di ansia.
Non c'è alcuna via d'uscita per il cuore,
desideroso solamente,
di immergere i folti capelli in una fonte d'acqua
pura, limpida, fredda, trasparente
per cancellare l'impotenza,
di fronte all'impossibile.
 
 
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