-
Luca
Aronne Bianchini
-
- La prima
montagna
-
- Ho un amico a cui non
piace la montagna,
- forse, perché
non l'ha mai vissuta prima,
- è sempre stato
chiuso in un'aula magna,
- solo attraverso delle
foto ha visto la cima.
-
- Quel giorno non gli ho
detto dove eravamo diretti,
- ho percorso lunghe
strade per arrivare,
- il sole era ancora
nascosto dietro i tetti,
- tanta strada per farlo
addormentare.
-
- Il sole è
spuntato da dietro i monti acuti,
- poche curve prima di
arrivare all'inizio del piano,
- per far vedere al mio
amico i monti astuti,
- scoprendo quella valle
vicina al mondo urbano.
-
- Preferiva attaccarsi
al suo telefono che ad un sasso,
- camminare sul duro
asfalto che su un prato profumato,
- voleva essere
riportato indietro senza un altro passo,
- non riusciva a credere
che avessi osato tanto.
-
- Volevo portarlo a
osservare la vita vera,
- fargli vedere che ad
una foto manca la consistenza,
- udire i suoni della
montagna in primavera,
- odorare i fiori che
posseggono ancora la loro essenza.
-
- Far conoscere quel
mondo meno contaminato,
- dove gli animali
vivono liberi nel loro spazio,
- che la vita non segue
un orario predeterminato,
- e la morte non viene
pubblicizzata per dazio.
-
- Camminare in sentieri
non permessi alla moderna cultura,
- angoli di mondo dove
il tempo sempre fermarsi,
- vivere quel ciclo
giornaliero stabilito dalla natura,
- e ritrovarsi, in un
mondo nuovo e diverso, immersi.
-
- Ora ho un amico a cui
piace la montagna.
-
- Torna
all'inizio
-
-
- Guido
Barlocco
-
- La mia
vetta
-
- Vedo
finalmente
- quel lontano manto
nevoso che brilla,
- le immense valli
imprigionate,
- e quel pennacchio di
roccia,
- che sembra tocchi il
cielo.
-
- Nella pace di questa
vetta,
- si ode soltanto il
vento,
- e lei
parla
- Con la neve e nella
bufera,
- urla,
grida...raramente tace.
-
- Mi guardo
intorno,
- e vedo altre vette
più alte e possenti,
- parlano tra
loro,
- una accanto
all'altra,
- imponenti, maestose,
toccano il cielo.
-
- Coi suoi mille
volti,
- ora chiari, ora
scuri,
- si nascondono tra le
nuvole,
- sembra si
muovano
-
- Sì,
perché questa montagna
- è
viva!!
- Ogni vetta ha un cuore
che pulsa,
- ha bocche che
parlano,
- ha sangue che
circola,
- ha un volto che
cambia,
- e un carattere come
ogni uomo:
- non si conosce mai
abbastanza.
-
- Torna
all'inizio
-
-
-
-
- Katia
Bernacci
-
- Montagne
silenti
-
- Difeso ha la nebbia il
passato
- Nascosto la bramosia
di cuori smarriti
- Veli neri dalle
profonde trasparenze
- Anni, in cunicoli
freddi che s'intersecano e
s'inseguono
-
- Nebbia, nell'istante
infausto in cui
- sia pure per un gioco
del destino
- Ella si
perse
- Nel cielo di un blu
lattiginoso
- Cercando nei meandri
di una coscienza che nulla poteva
- Montagne, si stagliano
ai margini del mondo
-
- Ella si perse
davvero,
- mentre osservava il
vuoto baratro che l'attendeva
- In questo era
assorta
- Mentre il vento
giocava tra i rami scheletrici degli
alberi
- Riflettendosi ai piedi
delle vette silenti
-
- Rivoli
argentati
- Di anime bianche
turbinavano tra le rocce posate ad arte da una mano
invisibile
- Le menti invocano
altre menti nel grigio del mattino
- Tutto intorno la
natura, desiderosa di ricevere nuovamente la
vita,
- In trepida attesa di
gemme future
-
- Ed ecco si apprestava
a gettarsi in quello stesso blu
- Dove il suo corpo si
sarebbe stagliato,
- Nel riverbero che
scivola in pieghe di abiti
- Che hanno visto tempi
migliori
-
- E penetrano, i
sogni
- Mentre ella giace a
terra,
- difesa unicamente
dall'infinito e dalle cime innevate alle sue
spalle.
-
- Torna
all'inizio
-
-
- Angelo
Gaetano Bianco
-
- Haiku,
Tanka, Shintaishi
-
- Tenero
cembro,
- or di te
profumano
- ruvide vette. (5-7-5)
Haiku: creste di Valle Spluga.
-
- Dolce Valle immota,
dormi,
- sepolta da neve
recente.
- Solo il falco,
affamato,
- con fischi rabbiosi,
dissente. (9-9-9-9) Shintaishi: Valle del
Drogo.
-
- Cime
severe,
- smaltate di neve:
vi
- abita il
vento.
- Ma un nuovo
"trenino",
- ci porta! Così
vicino...(5-7-5*) - (7-7*) Tanka: da
Campodolcino.
-
- Sulla
marmotta,
- l'ombra
dell'aquila:
- un fischio d'allarme.
Haiku: Val Febbraro.
-
- Un
santuario
- sorge sopra un
masso,
- straordinario:
- miracol di Fede,
la
- Vergine vi pose piede.
Tanka: a Gallivaggio.
-
- Sommarovina:
- un tragico nome,
ma
- vista divina.
Haiku.
-
- Fischia il
falco:
- chi sale sul monte,
si
- sente più solo.
Haiku: Val Loga.
-
- Giovani, maliose,
bionde fate
- o decrepita, bonaria
strega,
- d'Inverno, sbiadiscon
nella "scega":
- per comparir, gradite,
nel novero,
- in fole antiche di Val
d'Avero. Shintaishi: fate e streghe
d'Avero.
-
- Torna
all'inizio
-
-
-
- Carlo
Borghetti
-
- Come una
culla
-
- Correvo, saltavo e mi
sedevo sul rio
- quel rio piccolino che
a valle porta acqua
- a tutta
pianura.
- Una marmotta mi
guardava
- Un'aquila mi volava
sulla testa
- Uno stambecco si
nascondeva
- Ho visto una
croce
- Ho visto una cima
pienissima di neve
- Ho visto il
verde
- Ho visto una stella
alpina
- Sono rimasto solo a
vedere
- Sono rimasto piccolo
sulle mie montagne
- Sono rimasto
sbalordito
- Sono rimasto piccolo
piccolo
- tra le braccia di
Madre terra.
- Ecco la mia
montagna
- una
culla
- un
rifugio
- una
mamma.
-
- Torna
all'inizio
-
-
- Giuseppe
Casamaggi
-
- La cima
degli spiriti
-
-
- Presto, con il
giorno
- aperto alla
vita
- passai la crepa di
ghiaccio
- vicino alle
nuvole.
- Come una
mano
- rattrappita nel
freddo
- s'aprì la
valle,
- ma l'occhio si
perse
- nelle cime
innevate
- dove il vento
strisciava.
- L'aria
pungente
- mi toccava
dentro
- con dita
bambine,
- soave
- come un vecchio
ricordo
- e poi
forte,
- come un
richiamo.
- Non ero
estraneo
- in quel candore
immenso,
- ma io in
lui
- e lui in
me
- e qualcosa di
più segreto
- venne
- e m'invase
prepotente
- come una
slavina
- staccata dalla
montagna,
- quando nel
freddo
- passai il
crepaccio
- sotto
- la volta del
cielo.
-
- Torna
all'inizio
-
-
- Classe
III B IPSSAR
- "Crotto
Caurga"
-
- Dryas
octopetala: il fiore della
solitudine
-
- Portami lassù,
amore, dove spunta
- un fiore magico,
un'Erba Argentata,
- otto petali bianchi di
ghiaccio
- attorno a un cuore
giallo di sole.
- Portami, amore, ai
margini dei nevai
- dove timide ninfe dei
boschi
- si mutarono in candidi
boccioli.
- Non ho paura della tua
solitudine
- sui picchi innevati
delle Alpi,
- temo che una Driade
rubi il tuo cuore,
- che un camedrio stanco
di esser solo
- catturi e geli il tuo
alito di uomo!
-
-
-
-
-
- Pian dei
Cavalli
-
- C'eran chiazze di
stelle alpine
- là sul
selvaggio Pian dei Cavalli
- dove antichi fuochi si
accendevano
- forse per arcani riti
iniziatici.
- C'era un silenzio
assurdo tra i prati
- e misteriosi buchi nel
terreno.
- Le marmotte
fischiavano al vento
- e stralunate pernici
sbandavano
- come ombre sorprese
alla luce.
- Ma soprattutto c'era
magìa
- una speciale ansia di
vita
- una palpabile voglia
di capire
- una voluttuosa carica
sensuale.
-
- Torna
all'inizio
-
-
-
- Paolo
De Santis
-
- Il
crepuscolo degli Dei
-
- Urla vittoriosa la
roccia
- e lento il sangue
scivola via
- dalle mani degli
Dei
- sulle sue grigie
lenzuola.
- Penetra nelle carni
del cielo
- e infeltrisce la
bianca lana
- che protegge le rocce
dal gelo.
- Arrossa di gioia e
fatica
- la nuda montagna,
diventa
- opalescente ai miei
occhi,
- violentata dal
tempo,
- stuprata dai suoi
canini
- nella dolcezza del
vento affilati.
-
- E in questa tua
vendetta
- osservo il crepuscolo
degli Dei.
-
- Rinfrancata dalla
pioggia,
- scivola dai tuoi
fianchi
- una pura e silente
acqua
- simile al pianto di un
uomo tradito.
- E nel possedermi,
sovrana,
- mi culli con le tue
profonde e
- suadenti
vertigini.
- E solo inchinarmi
posso
- dinanzi al tuo
cospetto.
-
- In te rivedo la mia
forza.
-
- Torna
all'inizio
-
-
- Vittorino
Greggio
-
- Passione
di montagna
-
- Grossolane le sue
scarpe,
- arrossate le sue
guance,
- la bella montanara
sull'altipian vagheggia.
-
- Scendendo le valli tra
fiori e silenzi,
- il din don delle
mucche,
- fa eco tra i
monti.
-
- Di flora e di bosco il
profumo montano,
- e fumi nell'aria di
baite gli odori;
- svegliar l'appetito
d'amor di polenta.
-
- Coperte di bianco le
cime dei monti,
- d'immenso bagliore, i
loro tramonti,
- e con sguardo profondo
d'amore e passione,
- la bella contempla, la
muta Montagna.
-
- Sia verde e rocciosa o
bianco il suo manto,
- d'amor di Montagna;
morire si può.
-
- Torna
all'inizio
-
-
- Maria
Lasi
-
- Dolomiti
-
- Imponenti dirupi
che
- dominate
valli,
- l'aquila
nidifica
- sulle cime
bianche,
- la neve lassù
rimane pura,
- giocano a
nascondervi
- nubi informi e
scure.
- Nel suo mistero il
sole
- vi
riscopre,
- vi avvolge nel suo
manto
- di
calore
- raggi indiscreti
s'infiltrano negli angoli più
scuri?
- Lassù
l'arcobaleno
- ha più
colore.
- Il vento soffia e
intona
- nenie
strane,
- son storie
tristi
- o canti
allegria
- di secoli
remòti o
- di futuri
incerti.
- Vecchi dirupi nati
con
- il
mondo,
- lassù le stelle
fanno
- il
girotondo,
- la luna si
nasconde
- e poi
riappare.
- A voi vola
stasera
- il mio
pensiero,
- l'amore per la
Pace
- e la
natura.
- A voi che siete
eterne
- ed io andrò
via,
- vola lassù
quest'umile
- poesia.
-
-
- Torna
all'inizio
-
-
- Armando
Librino
-
- Alpigiano
solitario
-
- Te vidi: il più
bel fior della montagna.
- Anima desti ai prati
smeraldini
- nella mia valle, alle
rocce solenni,
- alle lame lucenti dei
ruscelli,
- ai perlacei riflessi
dei perenni
- ghiacciai
nell'infinito a noi vicini,
- al calmo volteggiar
dei grandi uccelli,
- d'intorno, a tutto
ciò che luce bagna.
-
- Ti vidi ai pié
del maestoso pino
- sognante con un libro
aperto in mano;
- vicino venni a te per
ammirarti;
- tu gli occhi alzasti e
m'invitasti accanto;
- mi dicesti: - Sei tu
il mio principino?
- - E tu la mia regina
d'un lontano
- sogno sempre rincorso
per amarti!
- E da quel dì,
per noi tutto fu incanto.
-
- Trascorremmo felici
due stagioni.
- Un vecchio boscaiolo,
alla cascata,
- ci salutò: -
Salve, sposini buoni.
- Tu ne fosti commossa e
poi turbata:
- chiesi perché.
Dicesti tu piangendo:
- - Non saremo mai
sposi; non sapevi?
- Il cuore mi si strinse
comprendendo
- che alla favola bella
fin ponevi.
-
- Son passati tant'anni,
la natura
- pota tue tracce in
ogni piccol calle,
- che allor tutto mi fu
dolce promessa;
- ed erra insieme a me
la tua figura
- sedicenne, che vidi in
questa valle.
- Ora che vecchio son di
vita stressa,
- io vedo in giro il ben
che non perdura
- e te, nel cuore mio,
sempre la stessa.
-
- Torna
all'inizio
-
-
- Domenico
Livoti
-
- Le parole
che vuoi tu
-
- Dove troverò le
parole che vuoi tu,
- quando s'incrociano
gli spasimi dell'amore
- e si toccano i due
cuori in un singulto!
- Le coglierò sul
ghiacciaio del Tambò
- quando rimbalzano i
raggi del sole.
- Le chiederò
alle nivee stelle alpine
- dell'inquietante Pian
dei Cavalli.
- Le mendicherò
ai tremuli arcobaleni
- delle magiche cascate
della Valle.
- Le cercherò sui
colori di cielo
- degli incredibili
laghetti alpini.
- Le ruberò ai
tramonti rosati
- che trionfano sopra il
Pizzo Stella.
- Le scaverò nei
candidi nevai
- che ricoprono le
selvagge erte montane.
- Le annuserò tra
le resine dei boschi,
- le ascolterò da
una cima inebriante.
- Le pretenderò
dai picchi conquistati,
- le attingerò
dagli abissi inesplorati.
- Ritornerò da te
dagli alti monti
- con l'animo
traboccante di parole,
- le affiderò al
tuo cuore d'amante
- perché tu possa
sceglierle a piacere
- quando gli animi
restano muti
- troppo sconvolti da un
momento di passione.
-
-
-
-
-
- Pizzo
Stella
-
- Andar su in
cima
- è un piacere
solitario!
-
- Inadeguate sono le
parole,
- più vicino
all'assoluto
- è il
silenzio!
-
- Galleggio in una bolla
di stupore
- e il tempo è
un'invenzione degli dei
- per proibirmi di
scalare
- il
cielo!
-
- Torna
all'inizio
-
-
-
- Stefano
Mallardi
-
- La mia
montagna
-
- Questa pianura
è la mia vita,
- e in questa terra
rossa
- ho le radici, come
questi ulivi
- che non
abbandonerò mai.
- All'ombra di quel
ciliegio
- trascorro le ore
più calde
- dei lunghi giorni
estivi;
- e quando i miei occhi
vagano
- oltre l'orizzonte, e
sognano,
- in quell'azzurro
lontano
- appare la mia
montagna.
- Solo allora non sono
più qui:
- sono su quella cima
bianca,
- ebbro di
libertà;
- e nelle mie
braccia,
- nelle mani che elevo
al cielo
- ho tutta la mia
gioia,
- tutta la mia
felicità.
-
- Torna
all'inizio
-
-
- Laura
Modina
-
- La grotta
di Cristian
-
- È caduto un
giglio
- è caduto su un
prato
- di neve e di roccia in
un manto ghiacciato
- è caduto un
fiore giovane e bello
- sulla roccia dura ora
è sepoltura.
- Tra la neve soffice
s'è adagiato
- come un sonno
profondo
- nessuno l'ha
disturbato
- voleva salire, voleva
entrare,
- voleva
arrivare
- e non sapeva che per
volere ciò
- nel burrone profondo
il suo corpo trovò
- lui era lontano da
lì
- tra stelle d'argento
- e della luna i fili
d'orati s'impadronì.
- Nella grotta
più bella - sua - dorata
- felice lui danza, ora
beato
- nel canto
dell'amore,
- la vita la sente
così.
- "Montagna dorata ora
non sono con te,
- mi hai tu conquistato
- e sono il tuo
Re".
-
-
-
-
-
- Montagna
-
- Incendio beato tra i
rami sul prato
- di un tramonto il
bagliore m'inonda
- il
cuore.
- Il cammino è
sicuro la metà è
vicina
- l'aria mi
sfiora
- la brezza mi tende il
dolce sogno
- di donna
ancora
- immerso
nell'amore;
- alla tua natura o
valle...a me cara,
- dove umidi piedi
nell'erba molle
- di passo sereno,
l'amore mi colpì.
-
- Torna
all'inizio
-
-
- Alessandro
Montaguti
-
- Tramonto
a Vallespluga
-
- È
sera,
- il sole lentamente
scema all'orizzonte
- ed il cielo,
magicamente
- come se osservassimo
il vetrino di un caleidoscopio
- cambia configurazione
e colore ad ogni istante.
- Le vette più
alte, s'insinuano in un coacervo di colori in
movimento:
- prima rosso, poi rosa,
viola, arancio, azzurro
- creando figure
fantastiche
- divine o
diaboliche
- secondo
l'interpretazione che ciascuno di noi con la
fantasia
- interpreta, o
più verosimilmente, vuole che
sia.
- Poi ancora, colori che
si sovrappongono
- nascondendone
altri,
- riflessi dorati, prima
forti abbaglianti, poi tenui più pallidi,
che il sole
- chissà dove,
riflettendo sull'oceano ancora ci fa
dono.
- Un gioco di luci ed
ombre che rallegrano a volte
- incutono
rispetto/timore altre.
- Il nostro "io" in
quest'immagine surreale prende
coraggio
- e piano piano ci
libera dai rospi, purificando
l'animo.
- Lontano anni luce
dalla televisione, dal cellulare, dal traffico e
dallo smog,
- in intimo contatto con
l'infinito riscopriamo d'esser
uomini.
- Il sibilo del vento
soffocando ogni rumore
- riporta un'atmosfera
austera in tutta la valle,
- cambiano in un batter
d'occhio gli scenari:
- l'atmosfera celeste,
da surreale a stellare,
- i sentieri con le sue
ombre lunghe e ricche di voci
- diventano sempre
più spettrali.
- La montagna vede tutto
e silenziosamente,
- si addormenta
aspettando il domani.
-
- Torna
all'inizio
-
-
-
-
- Carlo
Pedretti
-
- Alta
montagna
-
- La rondine
azzurra
- Del
pensiero
- Rasenta il mondo
fisso
- Della
dimenticanza.
-
- Ogni
lacrima,
- Essenza di
parole,
- È senza
storia:
- Sconfina in altro
mondo
- La
memoria.
-
- Un grido a
fondo
- Nell'eco
immota.
-
- Torna
all'inizio
-
-
-
- Flavio
Piccoli
-
- Montagna
d'amore
-
- Quanta rugiada hai
pianto, Montagna,
- per quell'Uno che non
fece ritorno,
- scivolandoti,
- tra le tue verdi
braccia a fronde?
- Quanto ridi,
Montagna,
- nell'osservar il gioco
dei tuoi scoiattoli,
- puri e
semplici,
- che corron su alberi,
di mille secoli appena?
- Quale calore offri,
Montagna,
- nei tuoi rifugi,
- agli arditi dei tuoi
fedeli?
- quale Vetta semplice
diventi, Montagna,
- alcova di teneri,
dolci Amanti,
- nell'eco della loro
passione!
- Quale sentiero
diventi, Montagna,
- quando illumini a
torcia
- i tanti tuoi
fiori,
- per creare sicure
tracce?!
- Quanto inebri,
Montagna,
- oltre l'ossigeno che
non sappiamo respirare!
- Quanto diventi
pensiero, Montagna,
- per le madri dei
giovani boy-scout
- che nulla di te
conoscono
- come diventi roccia
dura nei loro pensieri!
- Come sei tasto di
velluto,
- per chi si sa
aggrappare fino alla tua
cima...Montagna.
- Quella più
alta, l'Uomo di te vuole.
- Curioso è il
volto suo.
- Forse qualche Angelo
d'Oro, pensa,
- lassù
giocherà con me.
- E poi mi
abbraccerà,
- tirandomi fiocchi di
lucente neve.
-
- Torna
all'inizio
-
-
-
- Enio
Sartori
-
- Sulla riva del
mare
- sull'argine del
fiume
- sulla soglia del
monte
- si fa il
cammino
- frontiera o
meta.
-
- Rallenta il
passo
- che forse è
lieve declivio
- annuncio di
monti
- piane che
schiudono
- porte d'aria e di
vento.
-
- Là, il limite
del bosco si fa più scuro.
- Poi è corpo
poderoso, nervo e muscolo
- remoto e profondo
luogo
- di sedimenti
osceni
- Là, anima e
sogno ribollono
- in echi di arcaici
sacrifici
- e stupri
rovinosi,
- sangue e
sepolcro.
-
- Sulla soglia il
bastone bussa
- alla montagna che
risuona.
- Ondeggia la cima in
esitante dondolio
- del passo sulla
soglia.
-
- Poi è il monte
che guarda,
- signore della
soglia,
- confine
dell'anima,
- sigillo che la
bocca
- suggella.
-
- Torna
all'inizio
-
-
-
- Elena
Sideri
-
- Montagna
incantata
-
- Le nuvole
scesero
- ed abbracciarono la
montagna.
- Curiose si
insinuarono
- fino alla terra
umida
- tra alberi di un verde
cupo.
- Accarezzarono arbusti,
funghi e felci.
- Lentamente si fecero
strada
- lungo torrenti
chiassosi,
- salirono per sentieri
ripidi,
- danzarono intorno a
tronchi
- di altissimi
abeti.
- Corsero rapide a
coprir le valli.
- Spinsero l'uomo a far
ritorno al paese
- e tutto avvolsero nel
silenzio.
-
- Torna
all'inizio
-
-
-
- Maria
Antonietta Sozio
-
- Monti
perduti
-
- Ho
perso
- tra il verde degli
alberi
- e le case
diroccate
- i silenzi di
neve,
- l'abbraccio
rassicurante dei monti.
-
- Di
passaggio
- viandante
dimenticato
- gli alberi non
tenderanno
- i rami
annosi
- né gli
uccelli
- persi nei loro
voli
- mi
seguiranno
- per
salutarmi
- quando passerò
l'ultima volta.
-
- Torna
all'inizio
-
-
-
- Aldo
Zanghieri
-
- Spluga
-
- Improvviso sentii un
breve
- canto del
cuculo
- mentre salivo i boschi
dello Spluga
- non era l'arrogante
ottusa
- musica di legno di
molle di metallo
- che a volte udii nelle
case degli uomini.
- Era un canto
lontano
- di
foglie
- soffiò leggero
e astratto
- scivolò nei
muscoli dolenti
- mentre salivo i boschi
dello Spluga
- li sciolse un poco
come balsamo d'aria.
-
- Torna
all'inizio
-
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